lunedì 24 agosto 2015

Società / Politica - La crisi europea e la problematica degli Stati centro-europei

24 agosto '15 - lunedì                  24th August / Monday                     visione post - 10

(da la Repubblica - 08 /08 /'15  - LettereCommenti&Idee / di Christian Salmon)

IL LEVIATANO CHE MINACCIA L'EUROPA
La crisi greca ci costringe, ancora una volta, a rispondere a una domanda:     "Qual è
la nostra idea di Europa?". Nel 1986 Milan Kundera aveva risposto così: "E' europeo 
chi ha nostalgia dell'Europa". Oggi come allora sembra che l'Europa possa essere solo
un sentimento passato.  Oggi come allora: Kundera pensava all'Est, noi pensiamo alla
Grecia. Nell'autunno 1956, quando l'Armata rossa entrò a Budapest, pochi minuti prima 
che il suo ufficio  fosse sventrato  dal fuoco  dell'artiglieria, il direttore  dell'agenzia  di
stampa ungherese inviò al mondo intero un telex disperato, che si chiudeva con le parole:
"Qui si muore per l'Ungheria e per l'Europa.".  Quest'episodio dell'insurrezione magiara
 mi è tornato in mente il 3 luglio scorso ad Atene, tre giorni prima del referendum greco,
nell'ufficio del direttore dell'emittente radiofonica Sto Kokkino. Ovviamente la sede della 
radio non era accrechiata da carri armati (le banche hanno sostituito i blindati in quest'oc-
cupazione di nuovo genere); ma nel 2015 il suo direttore, Kostas Arvanitis, parlava lo stes-
so linguaggio  del suo collega  di Budapest nel 1956. Non menzionò il debito e neppure la
 Troika, ma parlò dell'Europa, quella dei Lumi.  E della Francia, "che è stata sempre al 
nostro fianco quando lottavamo contro la dittatura". Si sentiva tradito.   "Qui ad Atene
abbiamo le statue dei filosofi dell'Illuninismo, perchè è a loro che dobbiamo l'idea di uno 
Stato greco indipendente. Oggi ci sentiamo abbandonati dall'Europa. Peggio ancora l'Eu-
ropa ci è diventata nemica. Sta conducendo contro di noi una guerra finanziaria che non
dice il suo nome. Con l'obiettivo di cancellarci dalla carta geografica europea.  Oggi  la
canzone di Gavroche risuona amaramente alle nostre orecchie". Ne mormora le parole 
in greco:  "Sono cascato a terra, la colpa è di Voltaire, il naso nel rigagnolo, la colpa è
di Rousseau...".
Tornato a Parigi, mi sono rammentato di aver letto l'episodio del direttore dell'agenzia
di stampa ungherese  in un articolo di Milan Kundera, pubblicato nel 1983 dalla rivista
Débat.  In quello scritto, intitolato  "Un Occident Kidnappé, ou la tragédie de l'Europe 
Centrale" (Un Occidente sotto sequestro, o la tragedia dell'Europa centrale), Kundera
insorgeva contro la divisione artificiale che aveva tagliato in due l'Europa deportando 
all'Est il mosaico delle piccole nazioni centro-europee, situate geograficamente al centro,
culturalmente in Occidente e politicamente ad Est - col risultato di proiettarle fuori dalla
loro propria storia. Una piccola nazione - scriveva Kundera - è una realtà la cui esisten-
za può essere messa in discussione in qualsiasi momento, che può scomparire, e chi mai
lo sa. Ciò che queste piccole nazioni avevano in comune non era nè una lingua, nè un pa-
trimonio culturale, ma l'esperienza della loro debolezza, di fronte ai grandi imperi che le
circondano.  Non un'identità comune, ma esperienze consimili  di un'esistenza fragile  e
problematica. Esperienze che si riflettono nella pittura, nella musica, nei romanzi centro-
europei. Di fatto, le piccole nazioni  confrontate  con i grandi imperi  sono costrette  più 
delle altre a porsi il problema della loro esperienza collettiva. Perciò la questione della
sovranità dello Stato, del rapporto con l'Altro, della lingua, della storia - tutte le grandi
questioni filosofiche del XX° secolo esaminate dalla psicanalisi, dalla linguistica, dai ro-
manzi di Musil, di Broch o di Kafka trovano qui il loro terreno d'elezione. 
Nel prisma centroeuropeo, l'Europa appariva così non come un impero continentale in
via di consolidamento e di unificazione, e neppure come una struttura federale chiama-
ta ad assorbire  progressivamente  gli Stati  che la compongono, ma   come  una  zona 
sismica ove si scontrano due modi di "fare Europa":

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venerdì 7 agosto 2015

Ultime notizie - dall' italia e dal Mondo / Latest news

7 agosto '15 - venerdì                    7th August / Friday                          visione post - 5

IN  VATICANO

Il Papa: "Respingere i migranti è atto di guerra" / Salvini: "No, è un dovere"
Scontro aperto Papa - Lega di Salvini. 
Al Movimento eucaristico giovanile ricevuto in udienza: i conflitti tra culture
si risolvono soltanto rispettando l'identità dell'altro.
Respingere migranti in mare è "un conflitto non risolto,, è guerra, si chiama violenza, si
chiama uccidere". Rispondendo alle domande di alcun i ragazzi del movimento eucari-
stico giovanile ricevuto stamane in udienza, papa Francesco oggi si è riferito "a quei
fratelli nostri rohjingya ", la popolazione musulmana in fuga dal Myamnar nell'Oceano
Indiano, respinta da diversi Paesi dell'area. Ma è chiaro che il pensiero è volato subito
ai migranti del Mediterraneo, scossos da una tragedia dopo l'altra.      Ed è arrivata a 
stretto giro sui social la replica del leader della Lega Nord, Matteo Salvini: "Respingere
i clandestini è un crimine? No, è un dovere".

USA  -  Lavoro/ economia
L'America crea 21,5 mila posti di lavoro  /  Il dollaro sale / Più vicino il rialzo dei tassi

GRECIA  -  Rifugiati
Ora è la Grecia la porta per entrare in Europa /  Migranti record: caos totale su tre isole / Tsipras:
"Non ce la facciamo da soli"

ROMA -  Renzi e direzione Pd

Renzi: a settembre masterplan per il rilancio del Sud / Rottamare il piagnisteo

RUSSIA -  Putin shock
Putin ordina la distruzione di 100 tonnellate di cibo sotto embargo I I cittadini protestano
L'embargo sui prodotti d'importazione è scattato un anno fa. Coldiretti: danni per 
240 milioni al mde in Italy agroalimentare.

Lucianone



mercoledì 5 agosto 2015

Sport / calcio - Tutto sul nuovo Bologna

5 agosto '15 - mercoledì           5th August / Wednesday                   visione post - 5

Il mercato del Bologna
Il colombiano Quintero è il nuovo acquisto del Bologna;  è stato preso in prestito 
dal Porto. Spunta Pinilla, Zuculini invece non piace più. 
...Al Bologna manca comunque ancora la coppia gol da sistemare davanti al fantasista
(Quintero). I vecchi obiettivi, intanto, scoloriscono: Defrel, pur non ancora tramontato, 
sembra sempre più lontano da Casteldebole; Sau, invece, non si muove più da Cagliari,
come ha dichiarato lui stesso. Borriello, svincolato, è un nome  che piace  molto  in so-
cietà: l'idea consiste nell'offrirgli un contratto tarato sul rilancio personale, consegnan-
do così un messaggio ad altri che han chiesto tempo. Uno di loro è Okaka, che indugia
ancora sul triennale da 750.000 netti che langue da due settimane.
Frattanto da Napoli riecheggiano ancora offerte per Oikonomou. Di Vaio le ha rispedite
al mittente, una sorta di polizza sulla permanenza del greco.  Non, passando ai mediani,
sull'infortunato Zuculini e su Djokovic, che non rientrano nei piani di Rossi. Cui continua 
a piacere Nocerino. E da Bergamo in serata due ipotesi, Livaja e Pinilla. 

Lucianone

lunedì 3 agosto 2015

POLITICA - società / USA: la riscossa di Obama

3 agosto '15 - lunedì            3rd August / Monday                             visione post - 7

(da 'la Repubblica' - 31 /07 /'15 - LettereCommenti&Idee / Moisés Naim)
Se le rivoluzioni del 1989 hanno cambiato il mondo, quelle del 2015 cambieranno gli
Stati Uniti. Il 1989 fu l'anno della caduta dei muri, del tracollo delle dittature comuni-
ste, della perdita di prestigio di idee politiche ed economiche errate. Nella prima me-
tà del 2015 sono avvenuti negli Stati Uniti cambiamenti rivoluziunari nei rapporti in-
ternazionali, in politica sociale e nelle regole che definiscono cos'è una famiglia.  E
questi sviluppi negli Usa non mancheranno  di ripercuotersi  anche al di là  dei loro
confini.
Barak Obama giunse al potere se anni e mezzo fa. Milioni di persone si entusiasmarono
per questo  giovane senatore  con un nome, un aspetto  e  una storia che  secondo molti 
esperti avrebbero costituito ostacoli insormontabili alla conquista  della presidenza Usa.
Ma gli esperti si sbagliavano. Obama vinse le elezioni.  Quattro anni dopo fu rieletto, an-
corchè come presidente avesse raffreddato gli entusiasmi. Il suo arrivo alla Casa Bianca
non aveva prodotto i risultati sperati. L'uomo si era trasformato in un leader cauto, distan-
te, incapace di piegare i suoi  avversari  interni ed esterni.  Non solo i dirigenti del partito 
repubblicano  ma anche i capi  di governo dell'Iran, della Cina, della Russia e del Medio 
Oriente sembravano più efficaci e potenti del Presidente degli Stati Uniti.
Di fatto, al suo arrivo alla Casa Bianca, Obama si trovò alle prese con un elenco di emer-
genze da affrontare immediatamente, tra cui  la maggior catastrofe economica  da  oltre 
mezzo secolo, due guerre  che gli Usa stavano perdendo, un indice sempre crescente  di disuguaglianze economiche, e infine un rinnovato  e  ambizioso attivismo internazionale
di Mosca e Pechino. A tutto questo si aggiungeva  la prostrazione  degli alleati europei,
colpiti dalla crisi.  Il prestigio e l'influenza internazionale  degli Stati Uniti  toccavano  il 
punto più basso dai tempi della guerra del Vietnam. - Secondo i suoi critici, il problema
era Obama - il suo passato, ka sua ideologia, la sua inesperienza, la sua personalità.
Molti osservatori vedevano  il suo passaggio alla Casa Bianca come un'occasione man-
cata, ricordando che negli Stati Uniti i presidenti riescono a imporre grandi cambiamenti
solo nella prima parte del loro mandato - anche perchè le elezioni legislative di medio ter-
mine danno in genere la maggioranza alle opposizioni.   E' accaduto anche stavolta. Con 
le due Camere del Congresso in mano ai suoi rivali, tutto faceva pensare  che in pratica
la presidenza di Obama  fosse giunta  al suo termine; e dunque  non c'era  da aspettarsi
granchè nell'ultimo scorsio del suo mandato
Ma non è andata così. Anche stavolta gli esperti hanno fatto male i loro conti. ,Nel 2015
Obama è riuscito a portare avanti iniziative di grande respiro, che sembravano impossi-
bili solo qualche mese prima. - C'è stato l'accordo con l'Iran, che avrà conseguenze eco-
nomiche e geopolitiche enormi. E la normalizzazione dei rapporti con Cuba - la fine di ol-
tre mezzo secolo di ostilità col regime dei Castro. 
Sorprendendo molti osservatori, Obama è inoltre riuscito a ottenere l'ppoggio del Senato 
per negoziare la partecipazione del suo Paese all'Accordo di partenariato e libero scam-
bio transpacifico (o Tpp, che sta per Trans Pacific Partnership Agreement) con altri  11
Paesi della regione Asia - Pacifico. Potenzialmente, il Tpp potrebbe trasformare i rappor-
ti economici in questa parte del mondo, oltre a creare un importante contrappeso alla Ci-
na.  -  Tutto questo sta avvenendo in un contesto di recupero e di crescita dell'economia,
statunitense: disoccupazione  ridotta al 5,3%  e  in ulteriore calo, ripresa dell'industria, 
mentre il Paese si è trasformato nella principale potenza energetica mondiale, superando
lìarabia Saudita e la Russia.   Certo, manca ancora un recupero dei salari medi, e le disu-
guaglianze  rimangono  a livelli inaccettabili; ma anche su questi temi spinosi  Obama ha
adottato misure che potrebbero invertire la tendenza. La sua riforma sanitaria ad esem-
pio avrà senza dubbio un impatto economico e sociale positivo e importante.
Infine, l'estate 2015 è iniziata nel segno di una decisione che cambierà la vita di milioni di
persone finora emarginate. Nel giugno scorso, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha lega-
lizzato i matrimoni  tra persone  dello stesso sesso, un'iniziativa  appoggiata  dalla  Casa 
Bianca. Obama si merita una vacanza.

Lucianone

domenica 2 agosto 2015

Società / solidarietà - Intervista ai filantropi del Mediterraneo

2 agosto '15 - domenica                 2nd August / Sunday                     visione post - 5

Da due anni Regina e Christopher Catambrone solcano il Mediterraneo
con una nave comprata apposta per soccorrere gli immigrati.
"Siamo originari del Sud Italia: l'emigrazione  e le sue tragedie fanno
parte della nostra storia".

(da 'la Repubblica'  - 18 maggio 2015 -  di Emanuele Lauria /  Palermo)
Sulla home page dell'organizzazione hanno messo un contatore: il numero che compare,
da ieri, è 4.441. Sono le vite salvate sinora da Moas, l'organizzazione fondata da una cop-
pia italo-americana di facoltosi imprenditori che dal 2014 si occupa di cercare e soccorre-
re i migranti  in difficoltà  nel Mediterraneo.  Chris e Regina Catambrone sono  gli unici
"privati" a dare assistenza in un mare sempre più segnato da tragici naufragi.   Per uno
scherzo del destino  la loro missione, sabato, ha consegnato  l'ultimo carico  di disperati
(405) a Messina, sull'altra riva di quello Stretto dove la storia dei Catambrone cominciò-
Ed è una storia di eccezionale solidarietà che la signora Regina, per la prima volta, rac-
conta dall'inizio.
REGGIO CALABRIA, qualche anno addietro
"E' lì che conobbi Chris. Lui aveva deciso  di ritrovare  le sue radici, dopo essere stato
costretto ad abbandonare  New Orleans  a causa dell'uragano Katrina. Venne a vivere
a Reggio, vicino a casa mia, e non lontano dalla provincia di Catanzaro che il suo bisnon-
no aveva lasciato per l'America nel secolo scotso. Il problema dell'emigrazione , per noi 
meridionali, è sentito perchè fa parte della nostra storia".
COSA vi ha spinto a occuparvi di quest'altro , più tragico, fenomeno migratorio?
"Nell'estate del 2013 eravamo in vacanza nel Mediterraneo. Lasciammo Lampedusa con
una barca a motore presa in affitto, proprio alla vigilia della storica visita di papa France-
sco. Sulla rotta verso Tunisi, la rotta delle stragi, vidi a pelo d'acqua una giacca beige, pro-
babilmente appartenuta a qualche poveretto morto in mare. Quell'immagine cambiò tutto.
Decidemmo di fare qualcosa, di dare un contributo per affrontare questa tragedia. Aveva-
mo dei soldi da parte, invece di acquistare una casa decidemma di comprare una nave. 
Una nave che finora ha salvato 4.400 persone. Una spesa ben ripagata".
QUANTO vi è costata sinora questa missione?
"Otto milioni di dollari l'anno scorso. Nle 2014 abbiamo finanziato l'operazione con le no-
stre risorse, non ci sembrava giusto chiedere un aiuto solo sulla base di un'idea. A ottobre, 
chiusa la prima campagna con un bilancio di 3 mila persone soccorse, abbiamo aperto una
sottoscrizione. Che finora ha fruttato circa 100 mila euro, oltre ai 180 mila euro donati da
un imprenditore tedesco. Ahimè, siamo lontani dal target  prefissato  per questa seconda
parte  dell'attività appena cominciata, che dovrebbe concludersi a ottobre (tre milioni cir-
ca, ndr.) Temiamo di non farcela".
C'E' CHI SUL WEB , commenta la vostra iniziativa chiedendovi polemicamente di ospi-
tarli a casa, i naufragki raccolti in mare.
"Cosa significa casa mia? Casa mia, come la casa di questa gente che fugge per necessi-
tà, è il mondo. Non c'è un'umanità di serie A e di serie B. Io non sapevo cosa fosse l'orro-
re prima di quest'esperienza. Ho visto persone stipate come sardine  nella stanza dei mo-
tori, senza aria, in mezzo ai loro stessi bisogni. Le foto non volevamo neppure pubblicarle,
se l'abbiamo fatto è anche per svegliare le coscienze".
QUAL E' ILO VOSTRO RAPPORTO con le forze ufficiali in azione nel Mediterraneo?
"Non c'è alcuna carta scritta. Noi ci siamo proposti e, in raccordo con le autorità, interve-
niamo su richiesta per fornire una sorta di pronto soccorso: facciamo uno screening sani-
tario dei migranti salvati, diamo loro da mangiare, li vestiamo. Poi, teoricamente, dovrem-
mo trasbordarli su altre navi.

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venerdì 31 luglio 2015

Cultura / IL LIBRO per non dimenticare: "L'uccello dipinto"

31 luglio '15 - venerdìì                 31st July / Friday                            visione post - 23

50 anni fa con "L'uccello dipinto" Jerzy Kosinski raccontava
l'odissea del 'bambino che volò via dall'inferno' nella Polonia
occupata dai nazisti..

(da 'la Repubblica' - 31 maggio 2015 - di Irene Bignardi)
Il bambino che volò via dall'inferno
Immaginate un mondo che assomigli agli inferni di Hieronymus Bosch per l'affollamento di 
strane creature, animali, case, villaggi  e  per l'atmosfera punitiva  da incubo medievale. Immaginatelo fuso con Chagall, con la magia di certe sue situazioni, la cultura ebraica, i personaggi   che volano  sui tetti  assieme ai violini, la povertà poetica  dei villaggi.     E 
immaginate  infine  su questo sfondo  (la Polonia rurale durante la Seconda guerra mon-
diale, piena di crudeltà contadine e di pregiudizi, di generosità mascherate e di paure, di
nazisti  e  di poveracci perseguitati, di villaggi distrutti e di fame) un bambino "diverso",
l'io narrante di L'uccello dipinto, occhi scuri e pelle olivastra in un mondo di occhi chiari,
e la sua odissea attraverso un mondo pieno di brutalità, di avidità, di sessualità trucida e
crudele, dove i rapporti umani svariano dall'incesto allo stupro, e l'ospitalità dal ricatto al 
puro sfruttamento. 
LA STORIA/ Trama  -  Il bambino è stato messo dai genitori, costretti in quanto ebrei a
nascondersi dai nazisti, nelle mani di  una vecchia signora, in un remoto villaggio, con la 
speranza di ritrovarlo quando il peggio sarà passato. Ma il peggio è lì. Ebrei e zingari sono deportati, la sua protettrice muore, i contadini sono avidi e pronti a consegnarlo in ogni mo-
mento. Lo brutalizzano, lo cacciano letteralmente nella merda (dei maiali), lo costringono 
a condividere esperienze terribili.  Ma il ragazzino sopravvive, fino a ritrovare  i  genitori. 
E l'uccello del titolo? E' l'uccello  che  un cacciatore cattura, dipinge con i più strani colori, 
e spedisce a raggiungere uno stormo di suoi simili - che non lo riconosce, lo attacca, lo uc-
cide. Perchè è diverso come è diverso il nostro piccolo protagonista.
Quando uscì, nel 1965, L'uccello dipinto suscitò, nel mondo della Guerra fredda, reazioni
diverse ed estreme. Una parte dell'intellighenzia ebraica - Elie Wiesel Cynthia Ozick, tra
gli altri - magnificò Jerzy Kosinski, polacco di Lodz, ebreo, emigrato negli Stati Uniti nel
1957, come narratore di una delle più toccanti esperienze della condizione ebraica. Ma fu
dall'Est europeo, dalla stessa Polonia patria dell'autore, che partirono i primi attacchi e le
prime accuse. La più inquietante: che si trattasse di propaganda finanziata dagli Stati Uni-
ti per convincere gli ultimi ebrei, sulla base  degli orrori  raccontati dal libro, a lasciare la
Polooia. Ci furono processi, trasmissioni tv  che mettevano  i superstiti  dell'Olocausto  a
confronto  con le storie  di Kosinski, incontri con falsi testimoni, accuse di aver rubato le
esperienze altrui. Una storia complicata e terribile che il lettore potrà leggere nell'introdu-
zione scritta da Kosinski stesso per il libro. Mentre Kosinski, intanto, insegnava (a Prince-
ton), scriveva, cercava di dipanare il gomitolo delle accuse.
Fu a seguire la pubblicazione nel 1970 di quel capolavoro dell'assurdo politico che è Oltre
il giardino, con l'invenzione di un grandioso personaggio come Chance il giardiniere, fu do-
po il successo del film che dal libro trasse Hal Ashby nel 1979  -  con la sua  feroce satira 
del sistema democratico, la lucida previsione del potere dei media. il gioco di intelligenza
tra l'apparire e l'essere - che nel 1982 si scatenò nuovamente, attizzata dal Village Voice,
una campagna denigratoria che accusava Kosinski di plagio, di essersi inventato  un pas-
sato inesistente, di essere  un falsario  che si faceva scrivere  i libri da un ghostwriter,  e
vendeva come proprie le esperienze altrui e come reali delle invenzioni.
Kosinski, al centro di questa tempesta mediatica di accuse, di denigrazioni, di insinuazioni,
difeso dal New York Times ma attaccato dai media polacchi  e  da molta stampa Usa, non
sentì la voglia o la forza degli argomenti  per reagire.  Scrisse e riscrisse per anni lo stesso
sfortunato romanzo, The Hermit.  Ma la sua salute  era  seriamente minata.  E il 3 maggio 
1991, dopo che il libro fu finalmente pubblicato, si tolse la vita, ormai troppo difficile e cari-
ca di incertezze e di dubbi. Lasciando un biglietto che diceva: "Vado a dormire un pò più a
lungo del solito. Chiamatela pure eternità".

Lucianone

CIBO / Expo 2015 - Appello di Slow Food per l'appuntamento Terra Madre Giovani

31 luglio '15 - venerdì              21st July / Friday

(da 'la Repubblica' - 8 luglio 2015)
Sono già 200  i posti messi  a disposizione  in una settimana  dalle famiglie milanesi  con
nomi eccellenti da Dario Fo a Adriano Celentano. Il capoluogo lombardo sta rispondendo
all'appello di Slow Food che è alla ricerca di sostegno logistico per l'appuntamento Terra
Madre Giovani - We feed the Planet, in programma a Milano dal 3 al 6 ottobre in occasio-
ne dell'Expo 2015. Il movimento fondato da Carlo Petrini ha chiesto alle famiglie di Mila-
no di ospitare un giovane contadino che parteciperà all'evento. Ci saranno anche pescatori, cuochi e casari under 40 provenienti da tutto il mondo, pronti a confrontarsi per individure
le soluzioni per nutrire al meglio il pianeta. 
Slow Food ha anche lanciato una raccolta fondi per pagare  i viaggi ai partecipanti.

Lucianone

giovedì 30 luglio 2015

L'opinione del Giovedì - A ruota libera sulla Positività (2)

30 luglio '15 - giovedì            30th July / Thursday

Storie / cultura - Friuli Venezia Giulia: dove gli Italiani leggono di più

30 luglio '15 - giovedì                30th July / Thursday                     visione post - 10

La conferma che la regione veneto-friulana è quella dove si legge di più
viene dall'Istat: qui un abitante su due finisce almeno un volume all'anno
nell'Italia allergica agli scaffali. I motivi? Ferstival, librerie e "quella tra-
dizione del racconto orale". Così da Udine a Pordenone, la passione per 
la lettura porta a Pertegada, dove i romanzi li trovi al mercato e in tutte 
le classi (fin dalle elementari).

(da la Repubblica - 06 /07 /'15 - Tommaso Cerno  /  Udine)
Nel paese d'Italia dove si legge di più
C'è un nonno in Carnia, bianco di barba come nel romanzo di Heidi di Johanna Spyri,
abbarbicato tra le montagne del Friuli così vicino all'Austria che se tira un orecchio,
dice, "sento parlare tedesco". Ogni mese fa un regalo ai nipotini: un libro. Ha comin-
ciato già prima che sapessero leggere, perchè ci vivessero in mezzo, racconta nono
Giovanni, come si pronuncia quassù, "io che non ho potuto studiare e mi sono sentito
sempre un ignorante". Ora di piccoli eredi ne ha addirittura cinque, fa i conti, che mol-
tiplicato dodici mesi fa 60 libri all'anno, 700 e fischia dal primo nato, Antonio, fino al-
l'ultimo pochi giorni fa. 
Strano nel Paese dove non legge nessuno. Strano che ci sia un paesino dove invece 
leggono tutti. Eppure, nell'Italia dove sfoglaire un libro ormai è peggio che andare a
votare, dove le librerie si inventano happy hour e aperitivi con autore, sconti e tesse-
re premio, dove i festival letterari sono ormai più celebri per le polemiche  che per i 
libri  che incoronano - ultimo caso lo Strega - la moda di leggere riparta dal Nordest, 
da quel Friuli alla cui gente piace ripetere "fasin di bessoi", "facciamo da soli", labo-
riosi e autonomi, diversi dai vizi italici. - Ebbene un dato almeno corrisponde al detto:
non in fabbrica, ma proprio in librerie e biblioteche; basta scorrere i dati Istat di poche 
settimane fa: il 53,6 per cento dei , che significa qualcosa più di 600 mila persone, com
pra, comincia e adirittura finisce almeno un libro all'anno. E si dirà che è poco. Ma ri-
spetto al resto d'Italia, che è da cappello con le orecchie d'asino, mezzo milione di per-
sone su poco più di un milione in tutto si dichiarano"lettori più o meno abituali". Letto-
ri voraci, visto che la statistica mostra come da queste parti 38 su cento, già a partire 
dalla prima elementare, abbiano in casa una biblioteca personale. E nemmeno piccola. 

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