26 novembre 2012 - lunedì 26th November / Monday visione post - 7
Letter A
Abandoned / 1. abbandonato, desolato
this area is abandoned / questo territorio è in condizioni di abbandono
2. dissoluto, di facili costumi
an abandoned woman / una donna perduta
Abbandonato / 1. abandoned, forsaken, deserted
una donna abbandonata / a deserted (forsaken) woman
2. neglected / come trascurato
giardino abbandonato / a neglected garden
to abase / 1. umiliare, avvilire
(pr. obeis) he abased himself before the king / si umiliò al cospetto del re
False friend / NON SIGNIFICA: abbassare
abasement / degradazione, umiliazione
abbassare / 1. to bring down (ridurre)
to bring down prices / abbassare i prezzi
2. to lower (spostare più in basso)
to lower a picture / abbassare un quadro
3. to decrease, to diminish, to go down, to fall
(diminuire di intensità)
the temperature is going down
la febbre si abbassa
the pressure is falling
la pressione si abbassa
abbassamento / Secondo le accezioni del verbo è
reduction / decrease / lowering
drawdown (di livello di acque) / fall (di pressione)
to abate / 1. diminuire, ridurre
they're planning to abate air pollution
stanno progettando di diminuire l'inquinamento atmosferico
2. dedurre, sottrarre, defalcare
the debt was abated / il debito fu defalcato
3. diminuire, calare (di intensità), scemare
the fever is abating / la febbre sta calando
finally the storm abated / alla fine la tempesta si placò
False friend / NON SIGNIFICA: abbattere
Continua...to be continued...
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lunedì 26 novembre 2012
Curiosità - Pensionati giramondo / L'isola fantasma di Sandy Island
26 novembre 2012 - lunedì 26th November / Monday
visioni post - 16
Martedì
Il treno dei pensionati giramondo
Bilancio mensile in California: 7.750 dollari. A Parigi, giugno 2012:
6.550 dollari. A Firenze in luglio e agosto: 6.050 dollari. Settembre a
Londra: 6.800. Ottobre e novembre a Buenos Aires: 4.400 dollari men-
sili. Questo è il costo della vita di una coppia di americani, Lynne e Tim
Martin. Lei ha 70 anni, lui 66. Rappresentano uma nuova versione del
vecchio detto: "Vendo tutto e mi ritiro". - Un'interpretazione globale,
che segna una strada ai pensionati baby boomer del futuro. Ovviamen-
te si tratta di due americani benestanti, visto che con le loro due pen-
sioni, più il rendimento dei risparmi, possono permettersi di spendere
circa 5mila euro al mese. Non sono una piccola minoranza, però.
Il loro diario di vita, pubblicato sul 'Wall Street Journal', descrive un
vagabondaggio planetario. Hanno venduto la casa in California,
e passano uno o più mesi nelle "cittò dei loro sogni". Analizzando in
dettaglio le spese di vita quotidiana, dimostrano di riuscire a vivere
in Italia, Francia e Argentina spendendo meno che negli Stati Uniti.
E facendo tutto quello che non erano riusciti a fare quando avevano
un lavoro. Il 'Wall Street Journal" definisce questa scelta "La pen-
sione in giro per il mondo' e prevede che diventerà un trend di massa.
(di Federico Rampini - da la Repubblica di 23 ottobre 2012)
Venerdì
L'isola fantasma
ha sempre affascinato gli uomini: da Tule, segnalata fin dal quarto
secolo avanti Cristo e mai identificata con certezza, all'isola dei
Demoni, apparsa nelle carte del Cinquecento. Si potrebbe immagi-
nare che oggi le nostre rappresentazioni cartografiche siano esatte,
ma non è così: Google Maps situa nel mar dei Coralli un'isoletta
lunga e stretta, Sandy Island, ma una spedizione di ricercatori au-
straliani è andata a cercarla e non l'ha trovata. Al suo posto c'è uno
specchio d'acqua profondo più di 1.400 metri.
"E' molto strano e non capiamo come questo luogo che non esiste
abbia potuto ritrovarsi in parecchie carte geografiche diverse", ha
dichiarato la professoressa Maria Seton. - L'isoletta sarebbe a
pochi chilometri dal possedimento francese della Nuova Caledonia,
ma non è menzionata nelle carte ufficiali transalpine, dice la Bbc.
Un errore umano, afferma qualcuno, ma il mistero è più fitto: su
Bing Maps, Sandy Island risulta esattamente dall'altra parte del-
l'Australia, mentre Wikipedia la segnala come un banco di sabbia
in un arcipelago britannico del Pacifico.
Più che un'isola fantasma, insomma, un'isola con il dono dell'ubiquità.
(di Giampiero Martinotti - da la Repubblica di 23 nov. '12)
Lucianone
visioni post - 16
Martedì
Il treno dei pensionati giramondo
Bilancio mensile in California: 7.750 dollari. A Parigi, giugno 2012:
6.550 dollari. A Firenze in luglio e agosto: 6.050 dollari. Settembre a
Londra: 6.800. Ottobre e novembre a Buenos Aires: 4.400 dollari men-
sili. Questo è il costo della vita di una coppia di americani, Lynne e Tim
Martin. Lei ha 70 anni, lui 66. Rappresentano uma nuova versione del
vecchio detto: "Vendo tutto e mi ritiro". - Un'interpretazione globale,
che segna una strada ai pensionati baby boomer del futuro. Ovviamen-
te si tratta di due americani benestanti, visto che con le loro due pen-
sioni, più il rendimento dei risparmi, possono permettersi di spendere
circa 5mila euro al mese. Non sono una piccola minoranza, però.
Il loro diario di vita, pubblicato sul 'Wall Street Journal', descrive un
vagabondaggio planetario. Hanno venduto la casa in California,
e passano uno o più mesi nelle "cittò dei loro sogni". Analizzando in
dettaglio le spese di vita quotidiana, dimostrano di riuscire a vivere
in Italia, Francia e Argentina spendendo meno che negli Stati Uniti.
E facendo tutto quello che non erano riusciti a fare quando avevano
un lavoro. Il 'Wall Street Journal" definisce questa scelta "La pen-
sione in giro per il mondo' e prevede che diventerà un trend di massa.
(di Federico Rampini - da la Repubblica di 23 ottobre 2012)
Venerdì
L'isola fantasma
ha sempre affascinato gli uomini: da Tule, segnalata fin dal quarto
secolo avanti Cristo e mai identificata con certezza, all'isola dei
Demoni, apparsa nelle carte del Cinquecento. Si potrebbe immagi-
nare che oggi le nostre rappresentazioni cartografiche siano esatte,
ma non è così: Google Maps situa nel mar dei Coralli un'isoletta
lunga e stretta, Sandy Island, ma una spedizione di ricercatori au-
straliani è andata a cercarla e non l'ha trovata. Al suo posto c'è uno
specchio d'acqua profondo più di 1.400 metri.
"E' molto strano e non capiamo come questo luogo che non esiste
abbia potuto ritrovarsi in parecchie carte geografiche diverse", ha
dichiarato la professoressa Maria Seton. - L'isoletta sarebbe a
pochi chilometri dal possedimento francese della Nuova Caledonia,
ma non è menzionata nelle carte ufficiali transalpine, dice la Bbc.
Un errore umano, afferma qualcuno, ma il mistero è più fitto: su
Bing Maps, Sandy Island risulta esattamente dall'altra parte del-
l'Australia, mentre Wikipedia la segnala come un banco di sabbia
in un arcipelago britannico del Pacifico.
Più che un'isola fantasma, insomma, un'isola con il dono dell'ubiquità.
(di Giampiero Martinotti - da la Repubblica di 23 nov. '12)
Lucianone
sabato 24 novembre 2012
Sport - calcio / Serie B - 16^ giornata 2012-13
24 novembre 2012 - sabato 24th November / Saturday visualizzazioni - 39.794
visioni post - 11
Sassuolo primo in solitario
visioni post - 11
Sassuolo primo in solitario
Verona, sospesa per nebbia
16ª giornata di Serie B: la squadra di Di Francesco fa fuori la Reggina per 3-1 e si lascia alle spalle il Livorno. Al 37' della ripresa stop nella gara tra gli uomini di Mandorlini, sotto di un gol sull'1-2, e Cittadella
Nella 16ª giornata di B, si accende la lotta al vertice. Dopo la vittoria del Livorno a Novara nell'anticipo di ieri, il Sassuolo travolge 3-1 la Reggina e torna capolista in solitario. Partita sospesa tra Verona e Cittadella, con i veneti sotto sull'1-2. Il Livorno, perciò, resta al momento al secondo posto. Completa il turno Bari-Modena, posticipo di domani alle 12.30.
- Boakye, grande protagonista della gara del Sassuolo con la Reggina,
- in contrasto con Adejo.
ASCOLI-VICENZA 0-0 — Finisce 0-0 fra Ascoli e Vicenza. Un pareggio che soddisfa i vicentini, non certamente i bianconeri in superiorità numerica fin dal 21’ del primo tempo per l’espulsione di Martinelli. Ascoli bruttino, ma sfortunato nel finale quando ha colpito due pali. Nell’Ascoli Silva schiera Conocchioli a destra e Giallombardo a sinistra. Ancora out Soncin. Vicenza alle prese con le squalifiche di Plasmati e Giacomelli e l’infortunio di Gentili. Ritmo blando nel primo quarto d’ora ravvivato da uno scambio in velocità Fossati-Feczesin-Fossati sul cui cross sotto porta Zaza è in ritardo (13’). Risponde il Vicenza al 17’ con un destro dalla distanza di Padalino parato da Guarna. Episodio importante al 21’. Zaza punta Martinelli che al limite dell’area lo butta giù. Consulto radio fra arbitro e guardalinee che giudicano l’intervento come fallo da ultimo uomo e chiara occasione da gol: rosso per il giocatore del Vicenza che resta in dieci. Protestano i vicentini. Breda al 40’ cambia inserendo Pisano per Giandonato. Zaza ammonito, sarà squalificato. Palla gol al 47’ per il Vicenza. Cross da destra di Semioli, Padalino colpisce di tasta chiamando Guarna alla parata in angolo. Si va al riposo sullo 0-0. Ripresa che si apre con Scalise che nell’Ascoli prende il posto di Conocchioli. Al 13’ Dramè, appena subentrato a Ricci, crossa da fondo campo, portiere superato, palla che passa a pochi centimetri dalla porta ed esce dalla parte opposta senza che nessun bianconero riesca a intervenire. Nel finale Ascoli sfortunato. Al 43’ Fossati tira dal limite, palla leggermente deviata, palo esterno e calcio d’angolo. Dalla bandierina batte Loviso testa di Peccarisi palo interno e Pinsoglio si ritrova il pallone sulle mani. Finisce 0-0 col pubblico di casa che fischia deluso.
(Giuseppe Ercoli - da La Gazzetta dello Sport.it)
CITTADELLA-VERONA 2-1 — La nebbia ha la meglio su Cittadella-Verona. Scesa all’improvviso sul Tombolato dopo il vantaggio della squadra di Foscarini, ha dapprima costretto l’arbitro Palazzino a fermare l’incontro al 37’ della ripresa, quindi dopo dieci minuti di sospensione senza miglioramenti della visibilità, il direttore di gara ha mandato tutti negli spogliatoi. I restanti 8 minuti saranno recuperati a data da destinarsi. Una novità per parte rispetto alle formazioni annunciate alla vigilia: nel Cittadella Cancio è preferito a De Vito, nel Verona in campo Grossi per Rivas. Inizio favorevole ai padroni di casa, con Maah molto attivo nei primi minuti: al 6’ la conclusione è rimpallata in area da un difensore, quindi è Cacciatore a deviare in angolo il pericoloso cross dell’attaccante francese. Pericoloso il Verona al 12’ con Grossi che serve Laner al limite dell’area, destro fuori di poco, è il preludio al vantaggio della squadra di Mandorlini, che arriva al 29’: cross di Gomez, testa di Laner che supera Cordaz. Il Cittadella fatica ad entrare in area, il Verona è ben disposto in campo e non lascia spazi alla squadra padovana, che si fa vedere in azione di rimessa al 41’, Maah appoggia in area per Di Roberto, sinistro violento respinto con i pugni da Rafael. Il Cittadella pareggia al 2’ della ripresa, cross di Di Roberto, Maah in area prova il colpo di tacco rimpallato, tenta quindi Giannetti che svirgola il pallone ma ne esce un assist per Schiavon che da due passi infila Rafael. Galvanizzato dal gol, Schiavon ci prova anche dalla distanza, il diagonale sfiora in palo alla sinistra di Rafael. Le squadre adesso sono allungate sul rettangolo di gioco, e ne trae giovamento il Cittadella che passa in vantaggio in contropiede al 29’: Biraghi appoggia per Maah in area, diagonale di sinistro nell’angolino. L’attaccante francese torna al gol dopo quasi un anno di astinenza. (Simone Prai)
- Gara sospesa per nebbia tra Cittadella e Verona. (LaPresse)
CROTONE-PADOVA 0-1 — Terzo successo esterno del Padova che adesso bracca da vicino le tre fuggitive grazie ad un gol di Farias nel primo tempo. Drago e Pea schierano praticamente le stesse formazioni del turno precedente con una sola differenza, l’ingresso di Mazzotta al posto di Migliore infortunato. L’inizio è favorevole al Crotone con Caetano che al 7’ e al 9’ impegna Anania che para con qualche apprensione. Il Padova non sta a guardare e si fa pericoloso specie sulla destra dove Legati spesso scappa. Al 19’ Cutolo salta Vinetot e dal fondo mette in mezzo per Galli che di sinistro timbra il palo. Galli esce al 24’ per infortunio e Pea inserisce Raimondi e tre minuti dopo il Padova passa con Farias che dai 20 metri coglie impreparato Caglioni e lo infila nel palo alla sua destra. Il Crotone gioca ma non punge e dopo due minuti di recupero Di Bello manda tutti al riposo. Si torna dal riposo col Padova che arretra notevolmente il baricentro consentendo a Raimondi di operare in contropiede ma Pea perde Zè Eduardo al 20’ per doppio giallo un minuto dopo aver inserito Granoche per Cutolo. Il Padova si arrocca ma il Crotone non trova spazio nella impenetrabile difesa veneta. Alla fine Drago inserirà anche Ciano e Pettinari ma i padovani riescono a tenere il vantaggio e proprio nel finale prima Pettinari, poi Torromino e infine Ciano non trovano lo spazio per pareggiare la gara.
(Luigi Saporito)
GROSSETO-BRESCIA 2-2 — Un primo tempo pirotecnico, con quattro gol in ventuno minuti, decide le sorti di Grosseto-Brescia. Il 2-2 dello Zecchini fa scontenti tutti: i locali, che hanno fatto vedere qualcosa in più degli avversari, rimangono ultimi, pur rosicchiando un punto al Novara, mentre gli ospiti si allontanano dal vertice. Il Brescia va due volte in vantaggio, ma la squadra messa in campo dalla nuova coppia Magrini-Consonni riesce, con determinazione e cuore, a rimetterla in piedi. Nella ripresa, poi, le squadre hanno un'occasione a testa per vincere la gara: il tentativo di Scaglia viene respinto al 4' da un super intervento di Lanni, mentre al 43' la punizione di Quadrini va a sbattere la traversa. La gara, aperta con lo striscione "Brescia abbraccia la Maremma", in segno di solidarietà per le popolazioni alluvionate di Albinia, si è animata dopo appena 30' con un calcio di rigore concesso da Tommasi per un contatto tra Olivi e Corvia. Un episodio che non ha fatto che aumentare la rabbia dei toscani, che si sono riversati subito nella metà campo delle rondinelle ed hanno raccolto i frutti al 13' con il nono gol stagionale di Nando Sforzini, che gira di testa un cross di Ronaldo. Passano cinque minuti e i ragazzi di Calori trovano il 2-1: Bouy prende in controtempo la difesa e pesca Scaglia sull'estrema sinistra: gran sinistro e Lanni, colpevole di non essere uscito, battuto. Al 21' arriva però quello che sarà il gol del pareggio definitivo. Ronaldo dalla destra pennella un assist per Olivi, lasciato colpevolmente solo nell'area piccola, che si testa supera Arcari. Nella ripresa cala il ritmo e le emozioni e il Grosseto piange per quella punizione, che avrebbe potuto cambiare il volto di questa disgraziata stagione.
(Maurizio Caldarelli)
JUVE STABIA-EMPOLI 1-2 — Una Juve Stabia sotto tono, troppo distratta dal pensiero della prossima trasferta di Coppa Italia Tim in casa della Fiorentina, si arrende ad un Empoli in salute che capovolge nel finale il risultato grazie al duo Tavano-Saponara. Dopo un inizio a ritmi non troppo esaltanti è un'invenzione di Caserta all'11' a sbloccare il risultato per i gialloblù locali, al secondo pari casalingo dopo quello con il Vicenza. Il capitano stabiese porta in vantaggio i suoi con un gran tiro al volo di destro dal limite dell'area che non lascia scampo a Bassi. Veemente la reazione dell'Empoli che si getta immediatamente nella metà campo ospite alla ricerca di un pari che, complice il pressapochismo della difesa locale, sfiorerà in ben due occasioni nell'arco di due minuti. Al 16' è Tavano ad alzare sulla traversa un assist di Maccarone. E, un giro di lancette più tardi, è Murolo a salvare nei pressi della linea su un tocco di un ispirato Saponara. L'Empoli continua a spingere collezionando una serie di pericolosi angoli consecutivi andando di nuovo ad un passo dal pari con Maccarone (34'), il cui colpo di testa è deviato da Nocchi, e Tavano (35'), che sparacchia su Nocchi da ottima posizione. Non cambia il copione nel secondo tempo con i toscani a spingere incessantemente e la Juve Stabia a rinculare all'indietro tanto da sostituire un centrocampista, Genevier, con un difensore, Gorzegno, e passare dal 4-3-3 ad un più coperto 4-4-2. Al 18' Tavano conferma di non essere in giornata di grazia sprecando una ghiottissima opportunità su assist del solito Saponara. Ma il bomber empolese si riscatta non fallendo il bersaglio al 35' quando, dopo un tiro di Saponara non trattenuto da Nocchi, è lesto a spingere in fondo al sacco la palla dell'1-1 anticipando un disattento Maury. E per l'Empoli c'è anche il tempo di mettere le mani sull'intera posta in palio con Saponara, abile a beffare in uscita Nocchi su assist di Maccarone all'ultimo minuto dei tempio regolamentari. (Gianpaolo Esposito)
- La linguaccia di Ciccio Tavano per il momentaneo 1-1 dell'Empoli. (LaPresse)
SASSUOLO-REGGINA 3-1 — Risponde al Livorno, il Sassuolo, e consolida il suo primato in coda alla dodicesima vittoria stagionale imponendo alla Reggina la legge del Braglia, dove la capolista ha ottenuto 22 dei suoi 38 punti. Finisce 3-1, ma la Reggina resta in partita solo un tempo, dando strada sul 3 a 1 ad un Sassuolo che non chiude in goleada solo perché Pavoletti, Troiano, Berardi, Troianiello e Boakye sbagliano mira, e buon per il Sassuolo che il ghanese e l’attaccante napoletano, con la collaborazione di Missiroli, avevano già messo in ghiaccio la partita. Sono loro tre, infatti, a mettere le ali ad un Sassuolo che fatica più del dovuto ad entrare in partita, ma quando se ne impadronisce azzera le velleità della Reggina, che era riuscita a ricucire, con Ceravolo, il vantaggio neroverde arrivato con Boakye al 18’. Lo scatto decisivo dei padroni di casa arriva alla mezzora con il terzo gol stagionale di Troianiello e la Reggina finisce sul colpo di testa di Lucioni che al 34’ timbra la traversa. In avvio di ripresa, infatti, è Boakye a triplicare, chiudendo di fatto una gara che da lì in avanti vede maramaldeggiare un Sassuolo che tuttavia sbaglia a ripetizione, sotto gli occhi increduli di Di Francesco, confinato in un box della tribuna centrale.
(Stefano Fogliani)
TERNANA-LANCIANO 2-2 — La Ternana manca ancora l'appuntamento con la vittoria. Contro il Lanciano è passata a condurre per due volte e in altrettante circostanze ha trovato il modo di regalare il gol del pareggio agli avversari. Ha rotto l'equilibrio Litteri al 39' del primo tempo infilando in rete di testa un bel cross dalla destra di Dianda. Sembrava fatta ma due minuti dopo Brosco e Carcuro hanno confezionato l'errore che al limite dell'area ha concesso il pallone al Lanciano. Tocco filtrante e Di Cecco bravo ad infilare in rete. Nella ripresa ancora Ternana a fare la partita con decisione e Lanciano a difendersi con un certo ordine. Ternana pericolosa con Carcuro e Botta ma al 19' Ambrosi s'è dovuto superare per ribattere un colpo di testa di Amenta. Al 25' però la squadra di casa torna in vantaggio. Litteri supera in velocità Aquilanti che entrato in area interviene malamente buttandolo a terra. Rigore che Vitale trasforma con un sinistro angolato. Sembra fatta per la Ternana ma al 43' Dumitru perde banalmente un pallone sulla trequarti. Mammarella crossa al limite dell'area, Ambrosi esce a vuoto e dal limite Falcone infila l'angolo con un destro al volo.
(Massimo Laureti)
VARESE-PRO VERCELLI 2-0 — Il Varese si rimette in moto dopo lo stop di Livorno, batte l’emergenza (mancavano cinque uomini chiave) e liquida la Pro Vercelli, che subisce la quarta sconfitta consecutiva. La gara stava particolarmente a cuore ai padroni di casa, che ci tenevano a omaggiare la memoria di Peo Maroso: il presidente onorario dei biancorossi morto a settembre a cui è stata appena intitolata la curva nord del Franco Ossola, dove il patron Antonio Rosati, con un passato da dirigente della Pro Vercelli, ha scelto di seguire la partita. Prima del fischio d’inizio, la squadra sfila insieme ai bambini della scuola calcio con lo striscione "Ciao nonno Peo" e poi, quando l’arbitro Roca dà il via alla partita, tutto il pubblico di casa si alza in piedi inneggiando a Maroso. Non c’è neppure il tempo per risedersi perché, dopo una cinquantina di secondi, il Varese si procura subito un rigore. Valentini si tuffa in uscita sui piedi di Martinetti, contrastato alle spalle anche da Cosenza: l’attaccante cade e l’arbitro indica il dischetto dopo aver espulso il difensore della Pro Vercelli, fra le proteste dei compagni. Ebagua sciupa il penalty, sganciando un sinistro impreciso che diventa facile preda di Valentini, mentre Tripoli non sa ribadire in rete calciando fuori. È solo il terzo minuto e il Varese accusa il contraccolpo dell’errore. I lombardi, pur in superiorità numerica, faticano davanti all’attenta retroguardia piemontese che cade solo al 43’ quando Nadarevic scaglia in porta un prezioso sinistro al volo da 25 metri, imprendibile per Valentini, fuori posizione. La ripresa si apre con le accese proteste della Pro Vercelli che al 7’ reclama il rigore per un contato fra Fiamozzi e Iemmello, avvenuto però al limite. I padroni di casa chiudono i conti al 20’: il solito Nadarevic lancia da sinistra Ebagua che segna il settimo gol personale spingendo la palla in rete di petto. La Pro Vercelli non riesce neppure a ridurre le distanze e spreca il punto della bandiera al 43’ quando Immello non sfrutta un cross da destra di Di Piazza che buca l’imbambolata difesa di casa.
(Filippo Brusa)
(Filippo Brusa)
CESENA-SPEZIA 1-1 — Finisce pari la sfida tra Cesena e Spezia, posticipo delle 18 della 16ª giornata di Serie B. Al Manuzzi termina 1-1, un punto che serve ai romagnoli di Bisoli per allontanarsi dalla zona calda, meno allo Spezia cui occorreva una vittoria per rilanciarsi in chiave playoff. Agli ospiti bastano cinque minuti per portarsi in vantaggio. A sbloccare il risultato, al 5', è il solito Sansovini, bravo ad insaccare sul traversone basso dalla destra di Madonna. La squadra di Serena tiene in mano il gioco, i romagnoli si affidano alla ripartenze e verso il finale di tempo provano ad abbozzare una reazione. Nella ripresa lo Spezia si avvicina al raddoppio con Porcari e Sansovini, ma i padroni di casa trovano il pareggio alla mezz'ora. A riportare i conti in equilibrio è Succi, servito splendidamente da Ceccarelli in area. Lo Spezia prova a riportarsi nuovamente in vantaggio, ma il risultato non cambia più. In virtù di questo risultato, il Cesena sale a 15 punti, mentre i liguri raggiungono quota 20.
Continua... to be continued...
Continua... to be continued...
giovedì 22 novembre 2012
Sport - calcio / Champions League: Juve e Milan avanti tutta!
22 novembre 2012 - giovedì 22nd November / Thursday visualizzazioni - 39.684
Juve, Juve, Juve / Milan, Milan, Milan
3 - 0 a Torino 1 - 3 a Bruxelles
Le nostre due squadre di punta della Champions si fanno finalmente
onore negli incontri che contano per la qualificazione.
JUVE!
Fantastico match della squadra bianconera: i campioni d'Europa del
Chelsea messi sotto per 3 - 0. Il tris meraviglia Quagliarella, Vidal e
Giovinco spazza via la squadra di Di Matteo. Ormai gli ottavi sono a
un passo e Gigi Buffon dice, polemico: "E' un messaggio, basta coi
dubbi su di noi".
Juve, Juve, Juve / Milan, Milan, Milan
3 - 0 a Torino 1 - 3 a Bruxelles
Le nostre due squadre di punta della Champions si fanno finalmente
onore negli incontri che contano per la qualificazione.
JUVE!
Fantastico match della squadra bianconera: i campioni d'Europa del
Chelsea messi sotto per 3 - 0. Il tris meraviglia Quagliarella, Vidal e
Giovinco spazza via la squadra di Di Matteo. Ormai gli ottavi sono a
un passo e Gigi Buffon dice, polemico: "E' un messaggio, basta coi
dubbi su di noi".
mercoledì 21 novembre 2012
Ultime notizie - In Italia e nel mondo / Latest news
21 novembre 2012 - mercoledì 21 st November / Wednesday visioni post - 5
Medio Oriente
Attentato a bus (vd -ft). 6 morti nei raid (foto) Video Missile colpisce, donna salva per poco
Medio Oriente
Accordo su tregua Israele-Hamas
Attentato a bus (vd -ft). 6 morti nei raid (foto) Video Missile colpisce, donna salva per poco
Liveblog. Fonti israeliane, palestinesi ed egiziane comunicano il cessate il fuoco. 23 feriti in attacco a Tel Aviv. Oltre 140 vittime palestinesi nella Striscia. Rinviata partita Europa League. Hacker contro profilo Shalom / SPECIALE
Politica & Società / Italia
Produttività, al via l'incontro decisivo
Politica & Società / Italia
Produttività, al via l'incontro decisivo
Monti: "Spero che firmi anche la Cgil"
Ma la Camusso: questa è la strada sbagliata
A Palazzo Chigi il vertice tra il premier, i ministri economici e le parti sociali. Il professore: "E' il summit conclusivo su un tema fondamentale: la speranza è che tutti aderiscano". L'Istat: Italia ferma da 20 annimartedì 20 novembre 2012
Società - ITALIA / Analisi: dopo le manifestazioni e gli scontri del 14 novembre '12
20 novembre 2012 - martedì 20 November / Tuesday visioni del post - 10
Parlando di manifestazioni di piazza
(vedi l'ultimo sciopero europeo
del 14 novembre scorso)
è necessario fare riferimento a due concetti fondamentali, che dovrebbero essere ancora
le basi delle attuali società occidentali: democrazia e libertà, l'una non escludendo l'altra,
il chè pare essere chiaro-lampante, ma purtroppo non sempre è vero e accade.
Andando a vedere, in giornali e siti internettiani, le varie analisi su quella manifestazione
di studenti e non solo, ne ho trovata una molto appropriata ma anche molto approfondita:
è l'analisi del direttore di 'la Repubblica', Ezio Mauro, pubblicata due giorni dopo quella manifestazione (venerdi 16 novembre), e dal titolo emblematico: 'Un deficit di libertà'.
Eccolo, riportato per intero. (Lucianone)
(da la Repubblica - 16/11/'12 - di Ezio Mauro)
Un deficit di libertà
Soltanto chi non vuol vedere ciò che ha sotto gli occhi può ridurre ad una questione di ordine
pubblico la mobilitazione contro l'austerità, per il lavoro e il welfare che ha riempito mercoledì
le piazze d'Europa. - Sulla violenza abbiamo imparato ad essere netti e precisi: chi va in strada
per rivendicare i suoi diritti non ha nulla a che spartire con chi cerca lo scontro fisico con la polizia o compie atti vandalici, presenze che vanno dunque denunciate, isolate e contrastate sen-za nessuna forma di ambiguità. Nel farlo, la polizia ha il dovere di ricordarsi di essere al
servizio di uno Stato democratico e dunque mentre garantisce la sicurezza dei cittadini - tutti, anche i manifestanti - deve evitare l'abuso di potere e l'esercizio di una violenza di Stato che purtroppo abbiamo già visto altre volte andare vergognosamente in scena nelle nostre città.
E che abbiamo documentato anche ieri, portando il governo a prenderne atto.
Ma detto questo c'è tutto il resto, di cui non si parla. La coesione sociale di questo Paese ha del
miracoloso di fronte al processo di esclusione di un pezzo di società dal sistema occidentale di
garanzie in cui eravamo cresciuti per decenni.- La crisi che stiamo tutti vivendo ha accentuato fortemente la disuguaglianza sociale, che è diventata una cifra dell'epoca, esplosiva.
In un Paese irrisolto e malato come l'Italia questa disuguaglianza è diventata sproporzione.
E tuttavia il capitale sociale ha tenuto un insieme di relazioni, interdipendenze, fiducia e speranza, connessioni, che ha consentito al "sistema" di essere tale anche sotto l'urto della
crisi.
Aggiungiamo la frammentazione dei soggetti sociali e delle loro
culture di riferimento, l'egemonia culturale di un neoliberismo
storpiato all'italiana in una falsa ideologia che consentiva ogni
dismisura e scusava qualsiasi privilegio, giustificando e applau-
dendo qualunque abuso.
Quegli studenti e quegli operai che sono andati in piazza, disor-
ganizzati e divisi in mille rivoli, rappresentano l'irruzione in sce-
na di ciò che è stato escluso, nel senso vero e proprio del termine,
tagliato fuori. Un ceto, una fascia di popolazione, una generazio-
ne possono essere compressi fino all'irrilevanza sociale, dunque
politica, cioè fino all'invisibilità. E' quanto sta accadendo nelle
nostre società, sotto i nostri sguardi che non vedono. E tutto ciò,
com'è naturale, avviene attorno alla questione capitale di una
società democratica, che è la questione del lavoro.
La perdita del lavoro (e nello stesso modo il lavoro che non c'è)
è infatti qualcosa di più della perdita del reddito e della sicurez-
za economica. E' lo smarrimento dei legami sociali, dell'inter-
dipendenza dei ruoli, del riconoscimento reciproco attraverso
le funzioni e le obbligazioni volontarie che nascono dalle scelte
individuali e dalle necessità collettive. Ma è anche il venir me-
no dei diritti, fino al diritto democratico supremo: il diritto del-
la cittadinanza. Molto semplicemente, senza libertà materiale
non c'è libertà politica: il lavoro è partecipazione, emancipa-
zione, costruzione di sè e della propria libertà in relazione con
gli altri e con le libertà altrui. E' la trama in cui la realizzazio-
ne della nostra vita entra pubblicamente in rapporto con le vite
degli altri, in quel disegno che abbiamo chiamato società, cioè
lo stare insieme liberamente accettato in una composizione di
diritti e di doveri che tende al cosiddetto bene comune, o qual-
cosa di simile. - Se si rompe il nucleo di valori comunemente
riconosciuto nella civiltà occidentale del lavoro, salta tutto
questo. Per gli individui, va in crisi il rapporto stesso con la
democrazia, perchè quando io non sono più in grado di far
fronte ai doveri fondamentali davanti alla mia famiglia e ai
miei figli, alle loro necessità primarie, alle legittime aspira-
zioni (cioè alla libertà), la democrazia può diventare per me
un guscio vuoto, un insieme di formule che non trova senso
pratico e traduzione concreta nella vita di tutti i giorni.
Peggio, la democrazia diventa un sistema che si predica per
tutti e si declina per alcuni, il regime degli "inclusi", dei
protetti e dei garantiti, che tagia fuori il resto.
La grande novità della fase che viviamo sta proprio qui. Le
disuguaglianze sono state molto forti nei decenni che abbia-
mo alle spalle, in alcuni casi sono state odiose. Ma il sistema
politico.economico in sui siamo cresciuti e il suo orizzonte
culturale tendevano fortemente all'inclusione. I 60 anni del
dopoguerra hanno esteso in tutta l'Europa una sorta di eco-
nomia sociale di mercato che ha liberato la forza e le poten-
zialità del capitalismo regolandolo con il welfare state: pri-
ma forma strutturale di redistribuzione in basso del reddito
e sistema di garanzia per i più deboli, evitando che diventas-
sero esclusi. Qualcosa di ben lontano , com'è evidente, dalla
"democrazia compassionevole" e anche dalla "Big society"
che sostituiscono la benevolenza individuale e dei gruppi so-
ciali all'organizzazione dello Stato sociale, la carità ai diritti.
Com'è chiaro, la beneficenza non ha bisogno della democra-
zia: ma in democrazia , la solidarietà sociale ha bisosgno di
qualcosa di più della beneficenza.
Siamo al nucleo fondamentale della questione: i diritti.
Vedendo che sotto la spinta mai neutrale della crisi i soggetti
più deboli e più esposti della nostra società sono stati più vol-
te costretti a scegliere tra lavoro e diritti, abbiamo dovuto
prendere atto di una questione a cui non eravamo preparati:
i diritti nati dal lavoro sono dei diritti "nani", cioè subordi-
nati e condizionati, che possono venire revocati se la crisi lo
impone, dunque sono delle variabili dipendenti e non auto-
nome. Eppure fanno parte di quel contesto democratico ge-
nerale di cui tutti usufruiamo qualunque sia il nostro ruolo,
perchè è la civiltà materiale italiana nel suo progredire. E
tuttavia poichè sono frutto del negoziato (e dunque neces-
sariamente del rapporto di forza) e soprattutto perchè co-
stano, in quanto rispondono a delle spettanze, sono com-
primibili come non accadrebbe mai ad altri diritti. Dimo-
strando così che il lavoro può tornare ad essere semplice
prestazione, cioè merce, quando perde ogni valenza gene-
rale , simbolica, culturale, infine e soprattutto politica.
Questo accade perchè il neoliberismo, dopo aver genera-
to la crisi (vedi l'origine nelle politiche della Tatcher e
di Reagan), è riuscito paradossalmente a trasformarsi
nel suo presunto antidoto, cioè nell'unica legge di so-
pravvivenza delle democrazie esauste dell'Occidente, di-
ventando nei fatti la religione superstite, una moderna
ideologia. Non c'è oggi un confronto culturale in atto,
nei nostri Paesi. - E non c'è una cultura capace di
coniugare capitale, lavoro, responsabilità fuori dal pa-
radigma che ha fallito, ma donina ancora il campo.
Le destre non hanno elaborato cultura, declinando il
modello dominante in un 'laissez faire' smodato nel
campo privato, politico, istituzionale. La sinistra
scambia la modernità con il senso comune altrui, in
cui nuota controcorrente, da gregaria. L'establishment
lucra quel che può dalle rendite di posizione della fase,
incapace di guardare oltre. La tecnocrazia, impegnata
in una necessaria azione di risanamento e in una nuo-
va forma politica di rispetto delle istituzioni, soffre
tuttavia di una specie di "integralismo accademico"
che la porta a privilegiare i paradigmi scolastici ri-
spetto alla realtà, salvo prendere atto periodicamen-
te che il governo di un Paese moderno per fortuna
non è un convegno di Cernobbio.
A questo bisogna aggiungere la divaricazione crescente tra il vincolo
europeo e la sua legittimazione democratica. Strumenti decisivi e
cruciali della costruzione europea come la Bce (che dobbiamo rin-
graziare nella guerra allo spread) si sono trasformati davanti a noi
in veri e propri soggetti della governance comunitaria, senza essere
mai stati eletti. Leadership di fatto come quella di Angela Merkel,
contano più delle istituzioni dell'Unione, trojke e istituti che non
rispondono ai cittadini commissariano i governi, agenzie di rating
pesano più delle pubbliche opinioni. E' evidente che ci sarò biso-
gno di più Europa, per uscire dalla crisi: ma ci sarò soprattutto
bisogno di una governance democratica , con una rispondenza vi-
sibile e riscontrabile tra autorità, potestà, cittadinanza, rappresen-
tanza. - Per il momento, questo deficit di legittimazione produce
un deficit di politica, e tutto diventa meccanica: anche il rigore
non temperato dall'equità, dalla valutazione del consenso, dal
principio di giustizia sociale, è un paradigma obbligato e obbli-
gatorio, non una politica.
La mancanza di politica si avverte drammaticamente anche dall'altra
parte del mondo in cui viviamo. Gli esclusi, i senza lavoro, i ragazzi
senza prospettive, non hanno oggi una cultura politica che sappia
parlare a loro e per loro. Chi rappresenta il lavoro, quando c'è e de-
ve difendere i suoi diritti, quando non c'è e diventa un deficit di libertà?
Oggi non c'è rappresentanza. Con il rischio, come avvertono in molti
guardando alla Grecia, che la destra prenda in mano temi tipicamente
di sinistra e li agiti nella sua strumentalità antieuropea, in una rinasci-
ta modernissima e ambigua di una protesta nazional-sociale sotto altre
forme.
Ma se questo è il cuore del problema, non abbiamo finito. Perchè l'al-
leanza capitale-lavoro-welfare è stata un'identità naturale delle demo-
crazie rappresentative dell'Occidente, per tutti questi decenni. Se salta,
salta anche il tavolo di compensazione dei conflitti che ci ha tutelati
tutti, cioè quel vincolo d'interdipendenza che ha legato e tenuto insie-
me i vincenti e i perdenti del boom, delle crisi cicliche, , di internet,
della globalizzazione, quel nesso di destino comune che ha scusato e
reso fin qui tollerabili le disuguaglianze.
Continua...to be continued...
Parlando di manifestazioni di piazza
(vedi l'ultimo sciopero europeo
del 14 novembre scorso)
è necessario fare riferimento a due concetti fondamentali, che dovrebbero essere ancora
le basi delle attuali società occidentali: democrazia e libertà, l'una non escludendo l'altra,
il chè pare essere chiaro-lampante, ma purtroppo non sempre è vero e accade.
Andando a vedere, in giornali e siti internettiani, le varie analisi su quella manifestazione
di studenti e non solo, ne ho trovata una molto appropriata ma anche molto approfondita:
è l'analisi del direttore di 'la Repubblica', Ezio Mauro, pubblicata due giorni dopo quella manifestazione (venerdi 16 novembre), e dal titolo emblematico: 'Un deficit di libertà'.
Eccolo, riportato per intero. (Lucianone)
(da la Repubblica - 16/11/'12 - di Ezio Mauro)
Un deficit di libertà
Soltanto chi non vuol vedere ciò che ha sotto gli occhi può ridurre ad una questione di ordine
pubblico la mobilitazione contro l'austerità, per il lavoro e il welfare che ha riempito mercoledì
le piazze d'Europa. - Sulla violenza abbiamo imparato ad essere netti e precisi: chi va in strada
per rivendicare i suoi diritti non ha nulla a che spartire con chi cerca lo scontro fisico con la polizia o compie atti vandalici, presenze che vanno dunque denunciate, isolate e contrastate sen-za nessuna forma di ambiguità. Nel farlo, la polizia ha il dovere di ricordarsi di essere al
servizio di uno Stato democratico e dunque mentre garantisce la sicurezza dei cittadini - tutti, anche i manifestanti - deve evitare l'abuso di potere e l'esercizio di una violenza di Stato che purtroppo abbiamo già visto altre volte andare vergognosamente in scena nelle nostre città.
E che abbiamo documentato anche ieri, portando il governo a prenderne atto.
Ma detto questo c'è tutto il resto, di cui non si parla. La coesione sociale di questo Paese ha del
miracoloso di fronte al processo di esclusione di un pezzo di società dal sistema occidentale di
garanzie in cui eravamo cresciuti per decenni.- La crisi che stiamo tutti vivendo ha accentuato fortemente la disuguaglianza sociale, che è diventata una cifra dell'epoca, esplosiva.
In un Paese irrisolto e malato come l'Italia questa disuguaglianza è diventata sproporzione.
E tuttavia il capitale sociale ha tenuto un insieme di relazioni, interdipendenze, fiducia e speranza, connessioni, che ha consentito al "sistema" di essere tale anche sotto l'urto della
crisi.
Aggiungiamo la frammentazione dei soggetti sociali e delle loro
culture di riferimento, l'egemonia culturale di un neoliberismo
storpiato all'italiana in una falsa ideologia che consentiva ogni
dismisura e scusava qualsiasi privilegio, giustificando e applau-
dendo qualunque abuso.
Quegli studenti e quegli operai che sono andati in piazza, disor-
ganizzati e divisi in mille rivoli, rappresentano l'irruzione in sce-
na di ciò che è stato escluso, nel senso vero e proprio del termine,
tagliato fuori. Un ceto, una fascia di popolazione, una generazio-
ne possono essere compressi fino all'irrilevanza sociale, dunque
politica, cioè fino all'invisibilità. E' quanto sta accadendo nelle
nostre società, sotto i nostri sguardi che non vedono. E tutto ciò,
com'è naturale, avviene attorno alla questione capitale di una
società democratica, che è la questione del lavoro.
La perdita del lavoro (e nello stesso modo il lavoro che non c'è)
è infatti qualcosa di più della perdita del reddito e della sicurez-
za economica. E' lo smarrimento dei legami sociali, dell'inter-
dipendenza dei ruoli, del riconoscimento reciproco attraverso
le funzioni e le obbligazioni volontarie che nascono dalle scelte
individuali e dalle necessità collettive. Ma è anche il venir me-
no dei diritti, fino al diritto democratico supremo: il diritto del-
la cittadinanza. Molto semplicemente, senza libertà materiale
non c'è libertà politica: il lavoro è partecipazione, emancipa-
zione, costruzione di sè e della propria libertà in relazione con
gli altri e con le libertà altrui. E' la trama in cui la realizzazio-
ne della nostra vita entra pubblicamente in rapporto con le vite
degli altri, in quel disegno che abbiamo chiamato società, cioè
lo stare insieme liberamente accettato in una composizione di
diritti e di doveri che tende al cosiddetto bene comune, o qual-
cosa di simile. - Se si rompe il nucleo di valori comunemente
riconosciuto nella civiltà occidentale del lavoro, salta tutto
questo. Per gli individui, va in crisi il rapporto stesso con la
democrazia, perchè quando io non sono più in grado di far
fronte ai doveri fondamentali davanti alla mia famiglia e ai
miei figli, alle loro necessità primarie, alle legittime aspira-
zioni (cioè alla libertà), la democrazia può diventare per me
un guscio vuoto, un insieme di formule che non trova senso
pratico e traduzione concreta nella vita di tutti i giorni.
Peggio, la democrazia diventa un sistema che si predica per
tutti e si declina per alcuni, il regime degli "inclusi", dei
protetti e dei garantiti, che tagia fuori il resto.
La grande novità della fase che viviamo sta proprio qui. Le
disuguaglianze sono state molto forti nei decenni che abbia-
mo alle spalle, in alcuni casi sono state odiose. Ma il sistema
politico.economico in sui siamo cresciuti e il suo orizzonte
culturale tendevano fortemente all'inclusione. I 60 anni del
dopoguerra hanno esteso in tutta l'Europa una sorta di eco-
nomia sociale di mercato che ha liberato la forza e le poten-
zialità del capitalismo regolandolo con il welfare state: pri-
ma forma strutturale di redistribuzione in basso del reddito
e sistema di garanzia per i più deboli, evitando che diventas-
sero esclusi. Qualcosa di ben lontano , com'è evidente, dalla
"democrazia compassionevole" e anche dalla "Big society"
che sostituiscono la benevolenza individuale e dei gruppi so-
ciali all'organizzazione dello Stato sociale, la carità ai diritti.
Com'è chiaro, la beneficenza non ha bisogno della democra-
zia: ma in democrazia , la solidarietà sociale ha bisosgno di
qualcosa di più della beneficenza.
Siamo al nucleo fondamentale della questione: i diritti.
Vedendo che sotto la spinta mai neutrale della crisi i soggetti
più deboli e più esposti della nostra società sono stati più vol-
te costretti a scegliere tra lavoro e diritti, abbiamo dovuto
prendere atto di una questione a cui non eravamo preparati:
i diritti nati dal lavoro sono dei diritti "nani", cioè subordi-
nati e condizionati, che possono venire revocati se la crisi lo
impone, dunque sono delle variabili dipendenti e non auto-
nome. Eppure fanno parte di quel contesto democratico ge-
nerale di cui tutti usufruiamo qualunque sia il nostro ruolo,
perchè è la civiltà materiale italiana nel suo progredire. E
tuttavia poichè sono frutto del negoziato (e dunque neces-
sariamente del rapporto di forza) e soprattutto perchè co-
stano, in quanto rispondono a delle spettanze, sono com-
primibili come non accadrebbe mai ad altri diritti. Dimo-
strando così che il lavoro può tornare ad essere semplice
prestazione, cioè merce, quando perde ogni valenza gene-
rale , simbolica, culturale, infine e soprattutto politica.
Questo accade perchè il neoliberismo, dopo aver genera-
to la crisi (vedi l'origine nelle politiche della Tatcher e
di Reagan), è riuscito paradossalmente a trasformarsi
nel suo presunto antidoto, cioè nell'unica legge di so-
pravvivenza delle democrazie esauste dell'Occidente, di-
ventando nei fatti la religione superstite, una moderna
ideologia. Non c'è oggi un confronto culturale in atto,
nei nostri Paesi. - E non c'è una cultura capace di
coniugare capitale, lavoro, responsabilità fuori dal pa-
radigma che ha fallito, ma donina ancora il campo.
Le destre non hanno elaborato cultura, declinando il
modello dominante in un 'laissez faire' smodato nel
campo privato, politico, istituzionale. La sinistra
scambia la modernità con il senso comune altrui, in
cui nuota controcorrente, da gregaria. L'establishment
lucra quel che può dalle rendite di posizione della fase,
incapace di guardare oltre. La tecnocrazia, impegnata
in una necessaria azione di risanamento e in una nuo-
va forma politica di rispetto delle istituzioni, soffre
tuttavia di una specie di "integralismo accademico"
che la porta a privilegiare i paradigmi scolastici ri-
spetto alla realtà, salvo prendere atto periodicamen-
te che il governo di un Paese moderno per fortuna
non è un convegno di Cernobbio.
A questo bisogna aggiungere la divaricazione crescente tra il vincolo
europeo e la sua legittimazione democratica. Strumenti decisivi e
cruciali della costruzione europea come la Bce (che dobbiamo rin-
graziare nella guerra allo spread) si sono trasformati davanti a noi
in veri e propri soggetti della governance comunitaria, senza essere
mai stati eletti. Leadership di fatto come quella di Angela Merkel,
contano più delle istituzioni dell'Unione, trojke e istituti che non
rispondono ai cittadini commissariano i governi, agenzie di rating
pesano più delle pubbliche opinioni. E' evidente che ci sarò biso-
gno di più Europa, per uscire dalla crisi: ma ci sarò soprattutto
bisogno di una governance democratica , con una rispondenza vi-
sibile e riscontrabile tra autorità, potestà, cittadinanza, rappresen-
tanza. - Per il momento, questo deficit di legittimazione produce
un deficit di politica, e tutto diventa meccanica: anche il rigore
non temperato dall'equità, dalla valutazione del consenso, dal
principio di giustizia sociale, è un paradigma obbligato e obbli-
gatorio, non una politica.
La mancanza di politica si avverte drammaticamente anche dall'altra
parte del mondo in cui viviamo. Gli esclusi, i senza lavoro, i ragazzi
senza prospettive, non hanno oggi una cultura politica che sappia
parlare a loro e per loro. Chi rappresenta il lavoro, quando c'è e de-
ve difendere i suoi diritti, quando non c'è e diventa un deficit di libertà?
Oggi non c'è rappresentanza. Con il rischio, come avvertono in molti
guardando alla Grecia, che la destra prenda in mano temi tipicamente
di sinistra e li agiti nella sua strumentalità antieuropea, in una rinasci-
ta modernissima e ambigua di una protesta nazional-sociale sotto altre
forme.
Ma se questo è il cuore del problema, non abbiamo finito. Perchè l'al-
leanza capitale-lavoro-welfare è stata un'identità naturale delle demo-
crazie rappresentative dell'Occidente, per tutti questi decenni. Se salta,
salta anche il tavolo di compensazione dei conflitti che ci ha tutelati
tutti, cioè quel vincolo d'interdipendenza che ha legato e tenuto insie-
me i vincenti e i perdenti del boom, delle crisi cicliche, , di internet,
della globalizzazione, quel nesso di destino comune che ha scusato e
reso fin qui tollerabili le disuguaglianze.
Continua...to be continued...
lunedì 19 novembre 2012
Sport - calcio / Serie A - 13^ giornata 2012-13
19 novembre 2012 - lunedì 19th November / Monday visualizzazioni - 39.208
Risultati delle partite di serie A / 13^ giornata
Juventus - Lazio 0 - 0 Inter - Cagliari 2 - 2
Napoli - Milan 2 - 2 Siena - Pescara 1 - 0
Bologna - Palermo 3 - 0 Udinese - Parma 2 - 2
Catania - Chievo 2 - 1 Sampdoria - Genoa 3 - 1
Fiorentina . atalanta 4 - 1 Roma - Torino 2 - 0 (posticipo)
Roma, riscatto dopo il derby
Classifica della serie A
Juventus 32 / Inter 28 / Napoli, Fiorentina 27 / Lazio 23 / Roma 20 / Catania 19 /
Atalanta 18 / Parma 17 / Udinese, Cagliari 16 / Milan 15 / Torino 14 / Sampdoria 13
Bologna, Palermo, Chievo,. Pescara 11 / Siena 10 / Genoa 9
Continua...to be continued...
Risultati delle partite di serie A / 13^ giornata
Juventus - Lazio 0 - 0 Inter - Cagliari 2 - 2
Napoli - Milan 2 - 2 Siena - Pescara 1 - 0
Bologna - Palermo 3 - 0 Udinese - Parma 2 - 2
Catania - Chievo 2 - 1 Sampdoria - Genoa 3 - 1
Fiorentina . atalanta 4 - 1 Roma - Torino 2 - 0 (posticipo)
Roma, riscatto dopo il derby
Torino piegato: Osvaldo e Pjanic
I giallorossi giocano un buon primo tempo, ma segnano nella ripresa: rigore contestato trasformato da Osvaldo e raddoppio nel finale di un ottimo Pjanic. Espulso Ventura per proteste dopo il penalty.
Juventus 32 / Inter 28 / Napoli, Fiorentina 27 / Lazio 23 / Roma 20 / Catania 19 /
Atalanta 18 / Parma 17 / Udinese, Cagliari 16 / Milan 15 / Torino 14 / Sampdoria 13
Bologna, Palermo, Chievo,. Pescara 11 / Siena 10 / Genoa 9
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sabato 17 novembre 2012
Storie - La grande lezione del piccolo Cody
17 novembre 2012 - sabato 17th November / Saturday visioni post - 8
Chi è Cody
Ha 11 anni, sogna le Paralimpiadi. Visita i soldati veterani feriti.
La madre: "Il suo sorriso è contagioso. Sono stupita dell'effetto
che ha sugli altri. E' una benedizione".
Cody McCasland ha perso entrambe le gambe quando aveva15 mesi a
causa di una rara sindrome. Cody è portavoce di 'Challenge Athletes
Foundation' (recupera fondi per lo sport di persone con disabilità) e
ha partecipato a show televisivi.
Cody è stato premiato a Roma, in Vaticano ("Premio Sciacca").
(da 'Il Corriere della Sera' - 5 novembre 2012 - di Claudio Arrigoni)
Cody, il bambino con le protesi che cura i veterani
Kevin McCloskey è un veterano dell'Afghanistan. Una bomba esplose sotto il suo
mezzo, maciullandogli le gambe, provocandogli ustioni, riempiendogli di schegge
un occhio. Lauren, la sua fidanzata, vide un bambino in tv. Correva. E sorrideva.
Non aveva gambe, solo due piccole protesi. Lauren cercò i genitori, Tina e Mike:
"Vorrei che incontrasse Kevin". Fu così che Cody, il bimbo texano con le protesi
che corre felice, e Kevin, l'eroe di guerra tornato a casa con le stampelle, si incon-
trarono. "Mi ha visto e ha detto: 'Ciao, sono Cody'. E ha cominciato a ballare".
Sulle lame delle protesi. Era il suo modo per dirgli: "Ehi, puoi farlo anche tu!".
Cody McCasland aveva 7 anni, ora ne ha 11. Nato prematuro con una rara sindro-
me, gli hanno amputato le gambe quando aveva 15 mesi. Poi, anni da incubo: ope-
razioni e blocchi respiratori. Lui e le protesi: non c'è sport che non abbia provato.
Con un sorriso che fa innamorare. In acqua dai nove mesi, fra i 3 anni e i 6 saliva
sui cavalli o giocava a baseball e calcio. Corre, salta, partecipa a minitriathlon, e
usa l'handbike. Soprattutto, nuota: "Il mio sogno è la Paralimpiade di Rio". Una
sua foto, con lui in pista, le sue protesi e il suo sorriso meraviglioso lo ha fatto di-
ventare una star della rete. " So che ispira gli altri e questo mi onora": Tina, allo-
ra insieme a Mike, non gli ha mai precluso nulla, in primo luogo lo sport, alla
stessa maniera della sorellina Callie.
Dopo l'incontro con Kevin, Cody ha cominciato ad andare nel 'Veterans Admini-
stration Hospital', dove ci sono soldati rimasti paraplegici, non vedenti, amputati.
Un giorno era al 'Brooke Army Medical Center". C'era il colonnello dei marines
Tim Karcher, veterano di Afghanistan e Iraq. Aveva perso le gambe per una bom-
ba vicino a Sadr City: "Cody è stato indimenticabile". C'erano marines di due
metri che hanno superato mille volte la morte. Anche lui sa cosa vuol dire essere
vicino a morire. "Mi chiamo Cody" e iniziava a ballare e correre. Parla di ciò che
vive. Per questo quei soldati gli credono. "Be strong, never give up, siate forti, mai
arrendersi". Sa farli sorridere. "I soldati vedono Cody correre e quel suo sorriso è
contagioso", spiega Tina. Vuole diventare medico: "Per far stare meglio gli altri e
aiutarli a non soffrire".
Fra pochi giorni partirà per l'Italia. Sabato (10 novembre, ndr.) sarà a Roma,
in Vaticano, per ricevere il premio Sciacca. "Conosco l'Italia, - dice ancora
Cody - al Colosseo c'erano i gladiatori e in Vaticano c'è il Papa". E come la
mamma, Cody ha fede: "Credo in Dio e so che mi aiuta a superare i momenti
duri". La mamma Tina sa quel che Cody ispira: "Sono stupita dell'effetto che
ha sugli altri, è così giovane. E' una benedizione anche per la mia vita e non
vedo l'ora di vedere quel che Dio ha pianificato per lui".
Ecco come il famoso pilota Alex Zanardi (due medaglie d'oro alle paralim-
piadi di Londra 2012 con la sua handbike) parla di questa storia di Cody.
L'entusiasmo e l'esempio: la lezione di un ragazzino
di Alex Zanardi
Una persona che ispira altri è tanto più efficace quanto meno sente
di incarnare questo ruolo Ognuno deve fare la propria strada: questo
diventa il racconto di come affronta la vita. Mi dicono: sei un modello
per tanti. Può darsi, ma io non mi sento tale, anche se posso capire di
essere a volte un punto di riferimento. E' capitato anche a me. Nei mo-
menti difficili della mia riabilitazione, altri con i miei problemi sonoù
stati per me fonte di ispirazione, da loro ho tratto insegnamento e for-
za. Un conto era sentire il primario spiegare cosa potevo fare con le
protesi, un altro ascoltare una persona che su quelle protesi ci sta e le
usa. E' molto più coinvolgente. Il primario alla fine del lavoro toglie
il camice e va a casa, l'altro al massimo toglie le protesi per dormire.
Conta capire le abilità. Se ciò che ti fa star male è la semplice idea
di non avere gli stessi "attrezzi" degli altri, diventa difficile uscirne.
Se il problema è invece pensare di non poter raggiungere gli stessi
obiettivi, allora cambia la prospettiva. Se poi qualcuno ti mostra co-
me andare dal punto A al punto B in altra maniera, indicandoti co-
me, tu capisci di poterlo fare, pur con "attrezzi" diversi. E se certe
possibilità che tu hai ti sono mostrate con un sorriso, come quello
di Cody, questo ti aiuta ad avere entusiasmo. Un ragazzino che vive
la propria vita con semplicità, studia i problemi per andare avanti
e lo fa divertendosi è incredibilmente valido per ispirare il prossi-
mo. Non sente su di sè nessuna responsabilità particolare. Vive la
sua vita. In maniera e con soluzioni magari eccezionali perchè la
sua stessa vita è eccezionale., cioè fuori dalla norma. Il sorriso ti
convince. Sembra che ti dica: ehi, non è così difficile.
E l'entusiasmo ti porta ad andare avanti, fare di più. Ogni giorno
di più
Lucianone
Chi è Cody
Ha 11 anni, sogna le Paralimpiadi. Visita i soldati veterani feriti.
La madre: "Il suo sorriso è contagioso. Sono stupita dell'effetto
che ha sugli altri. E' una benedizione".
Cody McCasland ha perso entrambe le gambe quando aveva15 mesi a
causa di una rara sindrome. Cody è portavoce di 'Challenge Athletes
Foundation' (recupera fondi per lo sport di persone con disabilità) e
ha partecipato a show televisivi.
Cody è stato premiato a Roma, in Vaticano ("Premio Sciacca").
(da 'Il Corriere della Sera' - 5 novembre 2012 - di Claudio Arrigoni)
Cody, il bambino con le protesi che cura i veterani
Kevin McCloskey è un veterano dell'Afghanistan. Una bomba esplose sotto il suo
mezzo, maciullandogli le gambe, provocandogli ustioni, riempiendogli di schegge
un occhio. Lauren, la sua fidanzata, vide un bambino in tv. Correva. E sorrideva.
Non aveva gambe, solo due piccole protesi. Lauren cercò i genitori, Tina e Mike:
"Vorrei che incontrasse Kevin". Fu così che Cody, il bimbo texano con le protesi
che corre felice, e Kevin, l'eroe di guerra tornato a casa con le stampelle, si incon-
trarono. "Mi ha visto e ha detto: 'Ciao, sono Cody'. E ha cominciato a ballare".
Sulle lame delle protesi. Era il suo modo per dirgli: "Ehi, puoi farlo anche tu!".
Cody McCasland aveva 7 anni, ora ne ha 11. Nato prematuro con una rara sindro-
me, gli hanno amputato le gambe quando aveva 15 mesi. Poi, anni da incubo: ope-
razioni e blocchi respiratori. Lui e le protesi: non c'è sport che non abbia provato.
Con un sorriso che fa innamorare. In acqua dai nove mesi, fra i 3 anni e i 6 saliva
sui cavalli o giocava a baseball e calcio. Corre, salta, partecipa a minitriathlon, e
usa l'handbike. Soprattutto, nuota: "Il mio sogno è la Paralimpiade di Rio". Una
sua foto, con lui in pista, le sue protesi e il suo sorriso meraviglioso lo ha fatto di-
ventare una star della rete. " So che ispira gli altri e questo mi onora": Tina, allo-
ra insieme a Mike, non gli ha mai precluso nulla, in primo luogo lo sport, alla
stessa maniera della sorellina Callie.
Dopo l'incontro con Kevin, Cody ha cominciato ad andare nel 'Veterans Admini-
stration Hospital', dove ci sono soldati rimasti paraplegici, non vedenti, amputati.
Un giorno era al 'Brooke Army Medical Center". C'era il colonnello dei marines
Tim Karcher, veterano di Afghanistan e Iraq. Aveva perso le gambe per una bom-
ba vicino a Sadr City: "Cody è stato indimenticabile". C'erano marines di due
metri che hanno superato mille volte la morte. Anche lui sa cosa vuol dire essere
vicino a morire. "Mi chiamo Cody" e iniziava a ballare e correre. Parla di ciò che
vive. Per questo quei soldati gli credono. "Be strong, never give up, siate forti, mai
arrendersi". Sa farli sorridere. "I soldati vedono Cody correre e quel suo sorriso è
contagioso", spiega Tina. Vuole diventare medico: "Per far stare meglio gli altri e
aiutarli a non soffrire".
in Vaticano, per ricevere il premio Sciacca. "Conosco l'Italia, - dice ancora
Cody - al Colosseo c'erano i gladiatori e in Vaticano c'è il Papa". E come la
mamma, Cody ha fede: "Credo in Dio e so che mi aiuta a superare i momenti
duri". La mamma Tina sa quel che Cody ispira: "Sono stupita dell'effetto che
ha sugli altri, è così giovane. E' una benedizione anche per la mia vita e non
vedo l'ora di vedere quel che Dio ha pianificato per lui".
Ecco come il famoso pilota Alex Zanardi (due medaglie d'oro alle paralim-
piadi di Londra 2012 con la sua handbike) parla di questa storia di Cody.
L'entusiasmo e l'esempio: la lezione di un ragazzino
di Alex Zanardi
Una persona che ispira altri è tanto più efficace quanto meno sente
di incarnare questo ruolo Ognuno deve fare la propria strada: questo
diventa il racconto di come affronta la vita. Mi dicono: sei un modello
per tanti. Può darsi, ma io non mi sento tale, anche se posso capire di
essere a volte un punto di riferimento. E' capitato anche a me. Nei mo-
menti difficili della mia riabilitazione, altri con i miei problemi sonoù
stati per me fonte di ispirazione, da loro ho tratto insegnamento e for-
za. Un conto era sentire il primario spiegare cosa potevo fare con le
protesi, un altro ascoltare una persona che su quelle protesi ci sta e le
usa. E' molto più coinvolgente. Il primario alla fine del lavoro toglie
il camice e va a casa, l'altro al massimo toglie le protesi per dormire.
Conta capire le abilità. Se ciò che ti fa star male è la semplice idea
di non avere gli stessi "attrezzi" degli altri, diventa difficile uscirne.
Se il problema è invece pensare di non poter raggiungere gli stessi
obiettivi, allora cambia la prospettiva. Se poi qualcuno ti mostra co-
me andare dal punto A al punto B in altra maniera, indicandoti co-
me, tu capisci di poterlo fare, pur con "attrezzi" diversi. E se certe
possibilità che tu hai ti sono mostrate con un sorriso, come quello
di Cody, questo ti aiuta ad avere entusiasmo. Un ragazzino che vive
la propria vita con semplicità, studia i problemi per andare avanti
e lo fa divertendosi è incredibilmente valido per ispirare il prossi-
mo. Non sente su di sè nessuna responsabilità particolare. Vive la
sua vita. In maniera e con soluzioni magari eccezionali perchè la
sua stessa vita è eccezionale., cioè fuori dalla norma. Il sorriso ti
convince. Sembra che ti dica: ehi, non è così difficile.
E l'entusiasmo ti porta ad andare avanti, fare di più. Ogni giorno
di più
Lucianone
Sport - calcio / Serie B - 15^ giornata 2012-13
17 novembre 2012 - sabato 17th November / Saturday visioni post - 8
Ora il Livorno è secondo
Modena frena, Juve Stabia ok
Ora il Livorno è secondo
Modena frena, Juve Stabia ok
15ª giornata di B: i toscani superano 2-0 il Varese e agganciano il Verona. Gli emiliani fanno 1-1 con l'Ascoli, mentre a Spezia c'è il colpaccio (3-2) della squadra di Braglia. Domani alle 12.30 posticipo con la capolista Sassuolo a Brescia
In attesa di vedere la capolista Sassuolo (posticipo domani alle 12.30 a Brescia), la 15ª giornata di Serie B regala il secondo posto al Livorno. I toscani ottengono un successo per 2-0 col Varese grazie alle reti di Belingheri e Siligardi. Il Modena fa 1-1 con l'Ascoli, mentre Spezia-Juve Stabia finisce 2-3. Nell'anticipo di ieri il Verona non è andato oltre l'1-1 con il Cesena.
- Belingheri esulta per la rete dell'1-0 sul Varese. LaPresse
EMPOLI-GROSSETO 3-2 — Ormai è chiaro. Quest’Empoli fa soffrire, prende sempre tanti gol (è la peggior difesa della serie B), ma gioca, diverte e segna, parecchio. Nel derby contro il Grosseto, con un avvio tutto dedicato alle popolazioni colpite dall’alluvione in Maremma e alle vittime degli allagamenti, i primi minuti sono stati di marca biancorossa, ma solo perché Lupoli alla prima occasione ha colpito. Per la squadra di Sarri andare sotto di un gol dopo un paio di minuti è stato traumatico. A questo si è aggiunto un arbitraggio confusionario, con Cervellara che ha dato adito a diversi dubbi sulle sue scelte. Nonostante il nervosismo che nel primo tempo si era creato in campo, nella ripresa gli azzurri hanno aggredito fin da subito la squadra di Somma ribaltando la situazione in quindici minuti o poco più. I gol: al 2' minuto di gioco Lupoli si ritrova davanti a Bassi, il portiere respinge proprio sull'attaccante che è solo davanti alla porta e insacca. Il pareggio dell'Empoli arriva allo stesso minuto della ripresa con Tavano che corregge un tiro angolato di Camillucci. Gli azzurri sono lanciatissimi e Moro trova il raddoppio e il sorpasso al 14'. Ancora Empoli in avanti con Tavano al 16' con un tiro a girare. Poi Antonazzo accorcia le distanze sul 3-2 al 26' con un colpo di testa su corner. Nel finale espulso Sarri per aver oltrepassato l’area tecnica. (Giacomo Cioni)
LANCIANO-BARi 0-3 — Il Bari trova vita facile a Lanciano e recrimina per i punti persi nelle ultime settimane. Le squadre si affrontano con gli stessi punti in classifica, che però non coincidono con la reale differenza di valori espressi in campo. I pugliesi arrivano a Lanciano con soli due punti conquistati in sei partite. La squadra di Torrente mostra personalità, attende il momento opportuno e punisce un Lanciano che si presenta in campo con la novità Bacchetti al posto di Scrosta. La partita del centrale dura poco per un brutto colpo subito in testa, che favorisce l’esordio di Gouano. La supremazia a centrocampo dei pugliesi è la chiave della partita. Il gol del vantaggio pugliese nasce da una invenzione di Galano con tiro di Caputo, respinto di piede da Leali in area, con Sciaudone lesto a mettere in rete, anticipando Rosania. Il raddoppio arriva poco dopo con Caputo che si libera in area e anticipa Leali. Per Gautieri i soliti problemi in avanti con una difesa in emergenza, lenta nelle chiusure su un Caputo molto ispirato e Fedati molto mobile. Il Lanciano ci crede e nella ripresa sostitusce Testardi con Falcone. Mostra più brio ma nulla più. Là davanti non pungono. Alla prima ripartenza il Bari triplica. Fallo di Gouano su Fedato in area con conseguente rigore. S’incarica del tiro Caputo che arriva a quota sei nella classifica cannonieri. Leali è sempre l’ultimo ad arrendersi e al 13’ della ripresa riesce a parare un pericolosissimo tiro di Fedali. La generosità del Lanciano si può racchiudere nell’impegno di Vastola che al 29’ sfiora il gol che la squadra di Gautieri avrebbe meritato per il grande impegno profuso per tutta la ripresa, nonostante il pesante passivo e l’evidente superiorità tecnica del Bari. (Fiorenzo Carlini - da La gazzetta dello sport.it)
LIVORNO-VARESE 2-0 — Il Livorno non si ferma più. Terza vittoria consecutiva e decimo successo in 15 giornate per gli scatenati amaranto toscani che raggiungono il Verona sul secondo gradino di classifica I labronici, schierati con un accorto 3-5-2 (solo panchina, almeno per i primi 72', per Siligardi), hanno liquidato due a zero il Varese, in campo senza i bomber Ebagua (squalificato) e Neto Pereira (infortunato). Bella gara, fra due squadre destinate a recitare un ruolo di primissimo piano nel torneo. I locali ben presto aprono le marcature: è il 12' quando Schiattarella effettua un ottimo lavoro sulla destra e mette in crisi la difesa biancorossa ospite. Cross al bacio per Belingheri che da sotto misura incorna e supera l'incolpevole Bressan. Il Varese, con il suo solido 4-4-2, prova a reagire, ma, al 30' spreca una ghiottissima opportunità: conclusione di Grillo dai venticinque metri, la palla finisce dalle parti di Martinetti che, sul filo dell'off side, tutto solo, ha il tempo di aggiustarsi la palla e, da non più di otto metri, va al tiro rasoterra. Fiorillo (bravissimo) si tuffa sulla propria sinistra e salva. Uno a zero all'intervallo. I lombardi spingono con generosità nei primi minuti della ripresa. Al 3' ci prova Momentè da fuori: para Fiorillo. Il Livorno replica in contropiede: al 17', su assist di Paulinho, Schiattarella non riesce ad addomesticare il pallone di fronte a Bressan. Nel finale, Varese tutto in avanti, con il Livorno 'costretto' a rafforzare gli ormeggi, con gli innesti dei difensori Ceccherini e Salviato. Nella più classica azione di rimessa, nel primo minuto di recupero (46'), i locali raddoppiano. In velocità Belingheri va via dalla linea di metà campo e sulla disperata uscita di Bressan offre a Siligardi, che, a porta sguarnita sigla, facilmente, la sua ottava rete stagionale. I labronici vincono, convincono e continuano a cullare sogni di gloria. (Fabio Giorgi)
- L'esultanza del Modena al gol di Pagano. LaPresse
MODENA-ASCOLI 1-1 — Nonostante una supremazia territoriale espressa soprattutto nel primo tempo, il Modena rallenta la sua corsa (era reduce da due vittorie di seguito) e deve accontentarsi di un pareggio nel match casalingo con l'Ascoli. Salva probabilmente la sua panchina Silva, che dopo una serie negativa (4 k.o. nelle ultime 4 gare) porta a casa un pareggio importante che garantisce un po' di tranquillità al clan marchigiano. Il Modena ha più di un motivo per rammaricarsi se non altro perchè nella ripresa sull'1-1 ha sbagliato un rigore con Ardemagni che ha calciato malissimo, un rasoterra che ha agevolato la parata di Guarna. Rigore conquistato dallo stesso Ardemagni per fallo da dietro di Prestia poi ammonito nella circostanza. Nel primo tempo Modena subito vicino al gol con un colpo di testa di Gozzi e la palla che finisce poco distante dal palo. Insiste la squadra di Marcolin e sulla conclusione da lontano di Moretti (8'), Guarna devia sul palo salvando la propria porta. Ascoli in vantaggio al 18': un pasticcio difensivo di Andelkovic favorisce la conclusione ravvicinata di Zaza. Il Modena insiste nella propria azione, prova diverse conclusioni da fuori ma la mira non è delle migliori. Al 31' di testa Moretti non ci arriva a due passi dalla porta avversaria. Nel finale del primo tempo, il pareggio: Pagano riceve dalla sinistra e con un preciso rasoterra segna la sua prima rete in gialloblù. Nella ripresa il gioco del Modena risulta meno fluido. Il rigore fallito da Ardemagni sembra spegnere la squadra di casa che inizia ad attaccare a testa bassa ma in modo confuso, nonostante le quattro punte inserite da Marcolin con gli ingressi di Greco e Surraco e alla fine anche di Stanco. Nei minuti conclusivi l'Ascoli si fa vivo con Zaza che provoca qualche brivido ai modenesi. (Paolo Reggianini)
PADOVA-CITTADELLA 3-1 — Chiamatelo l’uomo dei derby. Meglio se all’ultimo respiro. Andrea Raimondi ne ha fatta un’altra delle sue. Dopo aver deciso la sfida con il Verona, oggi ha demolito un Cittadella a cui il pareggio poteva stare pure stretto. Due reti, a cavallo del 90’, valgono al Padova tre punti che sono ossigeno dopo gli ultimi tentennamenti. L’inizio è col botto, con Cutolo dopo 4’ a sbloccare la gara. Troppa la libertà di tiro concessa al funambolo biancoscudato, che dal limite trova uno spiraglio alla sinistra di Cordaz. Il Cittadella arranca e lascia il pallino in mano al Padova che sfiora il raddoppio al 19’ con Obiorah e al 20’ con Galli, entrambi con la testa. Poi, i granata prendono le misure e premono: Giannetti al 23’ prova il destro dalla distanza (alto), due minuti più tardi Schiavon colpisce il palo su assist di Maah. Alla mezz’ora episodio dubbio per mani di Trevisan in area, poi Anania è sicuro sulle conclusioni dal limite di Schiavon (41’) e Giannetti (42’). Ed è del biondo attaccante scuola Juve il guizzo che porta alla parità, quando ad inizio ripresa (52’) raccoglie in area piccola un cross di Schiavon sporcato da Maah: 1-1. Di Roberto dalla distanza (58’) certifica poi la pressione granata, con il Padova a faticare nonostante le forze fresche di Raimondi e Granoche in avanti. Si procede a fiammate: Farìas prima viene fermato in maniera dubbia in area (61’), poi viene anticipato di un soffio da Martinelli. Dall’altra parte, il fenomeno è Giannetti, che si vede rimpallare sulla linea una stoccata dall’area piccola (70’). E quando tutto sembra dire che sarà pareggio, ci pensa Raimondi, che a un minuto dallo scadere lascia partire un’incredibile stoccata dai 30 metri che si infila sotto l’incrocio, e all’ultimo secondo, spinge in rete un comodo assist di Farìas per il definitivo 3-1 che fa esplodere l'Euganeo. (Carlo Della Mea)
PRO VERCELLI-CROTONE 0-2 — Il Crotone con Migliore e Torromino conquista i primi tre punti lontano dall’ Ezio Scida, battendo la Pro Vercelli col risultato finale di 2-0. I calabresi passano al Piola con il minimo sforzo, complice anche una Pro Vercelli abulica e senza idee. La prima rete dei rossoblù arriva al 40’ del primo tempo: Calil sul filo del fuorigioco, serve una bella palla a Migliore, che con la difesa bianca che sta a guardare, trafigge Valentini. Il primo tempo trascorre senza altri sussulti,. Nella ripresa la Pro scende in campo con più grinta, ma non basta. Quando i padroni di casa sembrano crescere, ecco il secondo gol del Crotone, al 33’: Torromino, appena entrato sul rettangolo verde e al secondo pallone toccato, vince un rimpallo con Ranellucci e va dritto in porta. Il difensore bianco, neppure cinque minuti dopo lascia il campo, per doppio giallo. La Pro in inferiorità numerica e sotto di due reti, prova a riaprire una gara ormai segnata. Senza fortuna. Il Crotone vince e guadagna tre punti importantissimi: la Pro esce dal campo tra i fischi dei tifosi che levano un coro all’ex allenatore Maurizio Braghin. (Raffaella Lanza)
REGGINA-TERNANA 1-1 — Un pareggio tutto sommato giusto, che premia la volontà della squadra di casa di non arrendersi mai. Il vantaggio degli ospiti ha suonato come un campanello d’allarme, così gli amaranto per la prima volta in questo campionato conquistano il terzo risultato utile di fila. Il rammarico degli umbri, quello di non aver finalizzato il 2-0 con Maniero. Reggina e Ternana dopo 11 anni di scena al Granillo, con i due tecnici, Dionigi e Toscano, nelle vesti di ex per i loro trascorsi da calciatori nelle rispettive squadre. Partita che si infiamma dopo 14’ di gioco, quando il difensore amaranto Ely, in uno scontro a metà campo con Litteri si vede sventolare il cartellino rosso per dal direttore di gara per gioco scorretto, con l’attaccante umbro a riprendere il proprio posto dopo l’intervento dello staff medico. Attimi di tensione in campo con un capannello che si forma attorno all’arbitro e l’allenatore Dionigi, su segnalazione del quarto uomo, viene allontanato dal terreno di gioco (la terza volta in questa stagione). L’espulsione dell’italo-brasiliano costringe la panchina amaranto a provvedere alla prima sostituzione: fuori l’attaccante Fischnaller e dentro il difensore Di Bari. Al 29’ il primo tiro in porta della gara con Rizzo, il quale da fuori area impegna Ambrosi in angolo. Alla mezzora si ristabilisce la numerazione in campo, poiché l’arbitro espelle Nolè per doppia ammonizione. Partita nervosa, così prima dell’intervallo finisco sul taccuino dell’arbitro anche Vitale e Lauro, ma di gioco neanche a parlarne. Ad inizio ripresa il primo tiro in porta degli ospiti con Lauro ma Baiocco è attento, così come al 15’ quando devia in angolo un bolide di Vitale. Reggina che potrebbe passare in vantaggio al 16’: punizione battuta da Sarno e Ciofani nel tentativo di rinviare di testa per poco non batte il suo portiere, il quale si distende alla sua sinistra e respinge in angolo. Al 21’ la Ternana passa in vantaggio: angolo battito da Vitale e il nuovo entrato Maniero di testa trafigge Baiocco (0-1). Al 27’ dopo 6 mesi si rivede in campo Campagnacci che prende il posto di Rizzo. Al 29’ la Reggina reclama un calcio di rigore per un fallo di mano di Lauro su tiro di Sarno. E’ sempre la squadra ospite a rendersi pericolosa (33’) con Maniero che da ottima posizione si fa ipnotizzare da Baiocco che devia in angolo. Al 38’ la Reggina in un batti a ribatti pareggia con Viola, il quale approfitta di un rimpallo e di sinistro batte Ambrosi (1-1). Dopo quello col Varese un altro pareggio interno per la Reggina, mentre la Ternana dopo tre sconfitte di fila torna a casa con un punteggio positivo. (Lorenzo Vitto)
- Danilevicius festeggia la vittoria della Juve Stabia. LaPresse
SPEZIA-JUVE STABIA 2-3 — Due volte in vantaggio con Danilevicius, sempre ripresa. Poi la Juve Stabia, quando lo Spezia spinge per vincere la partita, manda in gol Di Cuonzo e festeggia il successo al 'Picco'. Parte fiacca la partita, con due tiri alti di Dicuonzo e Caserta, fino alla mezzora, poi al 36' lo Spezia si fa vedere con una conclusione di Garofalo (ben smarcato da Okaka) da posizione defilata. Nocchi para senza problemi. Al 40', però, è incontenibile sulla sinistra Acosty. Passaggio dal centrocampo, controllo, rientro sul destro e tiro sul quale Danilevicius mette la testa, a centro area e infila Iacobucci sulla sua sinistra: 1-0. I padroni di casa partono forte nella ripresa e arrivano al pari: punizione di Garofalo, testa di Okaka a centro area e acrobazia di Sansovini che fissa l'1-1. La Juve Stabia non accusa il colpo e al 23' va di nuovo in vantaggio, grazie a Danilevicius (sesto gol stagionale). Dopo l'occasione sprecata da Antenucci in contropiede, Benedetti rischia il secondo giallo su Cellini lanciato sulla fascia. Sulla conseguente punizione, arriva il traversone rasoterra di Genevier dalla destra, sul quale vanno a vuoto Benedetti e Cellini in scivolata, ma non Danilevicius che sbuca alle spalle di Goian e a porta vuota, sul secondo palo, realizza l'1-2. Spreca malamente Sammarco al 30', cercando di infilare tra le gambe il portiere Nocchi che gli esce incontro, dopo un disimpegno sbagliato della difesa, poi Antenucci fa 2-2 di destro da centro area. La Juve Stabia non ci sta e in contropiede fissa il definitivo 2-3 al 43', con gli spezzini che protestano per un fallo di mano (Goian si becca il secondo giallo e finisce negli spogliatoi) e Di Cuonzo che la mette dentro ed esplode di gioia con i compagni. Nel finale un super Iacobucci, evita il tracollo ligure, sulle conclusioni di Improta e Cellini. (Marco Magi)
VICENZA-NOVARA 2-1 — Il Vicenza del secondo tempo batte meritatamente il Novara e torna alla vittoria dopo 7 turni di digiuno. Breda lancia titolare Giandonato al posto di Pinardi. Timide le due squadre in avvio. Per il Vicenza ci prova Giacomelli dopo 3’, ma il mancino rasoterra si perde sul fondo. Risponde il Novara con Gonzalez e Faragò senza fare male; i tempi sono però maturi (21’) perché la formazione di Perrone timbri il vantaggio. Faragò entra in area, elude l’intervento di Brighenti e beffa Pinsoglio grazie ad una leggera deviazione di Giandonato. Squillo biancorosso al 40’: Plasmati prolunga di testa per Giacomelli che impegna col destro Bardi. Molto diverso il Vicenza della ripresa (soprattutto grazie all’inserimento di Semioli per Malonga), che al 18’ pareggia con Castiglia, bravo a correggere in rete col piatto destro la sponda aerea di Plasmati. I biancorossi raddoppiano al 25’ su calcio di punizione dove Gentili svetta per il secondo gol personale con la maglia del Vicenza. Al 35’ Del Prete trattiene Padalino, rimedia il secondo giallo e quindi l’espulsione. La squadra di Breda rischia di chiudere la partita nel giro di un minuto, prima con un bel destro di Martinelli deviato, poi con un colpo di testa di Plasmati che termina a lato di poco. Al 39’ l’encomiabile Padalino recupera palla e propizia l’occasionissima per Plasmati che solo davanti al portiere non riesce a segnare. (Marta Benedetti)
Continua...to be continued...
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