martedì 15 luglio 2025

SCUOLA / Esame di maturità - Adolescentii alieni e adulti incapaci di ascoltare

 15 luglio '25 - martedì                                   15th July / Tuesday                        visone post - 12

(da "il manifesto" - 12 luglio '25  /    di Marco Rovelli)

Esame di maturità -

Adolescenti alieni e adulti incapaci di ascoltare

Molto interessante leggere i commenti  social  alle notizie su studenti e studentesse che hanno deciso di sottrarsi all'orale dell'esame di maturità. E' interessante, ma anche noioso, visto che c'è una sostanziale uniformità tra gli adulti che intervengono. - Generalmente ci si indigna in nome della solita solfa che "la vita è un esame", che questi ragazzi sono incapaci del sacrificio necessario alla vita, che un domani nel lavoro  come faranno, e via salmodiando.  L'intero sistema di comprensione  della realtà degli adulti va in tilt, e si irrigidisce nel giudizio - un giudizio che si scraventa sui "giovani"  come incapaci, presuntuosi, viziati, narcisisti. Un mondo di adulti che giudicano  a partire dal fatto che non si sono mai posti il problema di dislocare lo sguardo entrando in relazione col vissuto e con le categorie degli adolescebti e delle adolescenti. . Eppure, basterebbe leggere le motivazioni che sono state date a quei gesti da chi li ha fatti per sospendere il giudizio e astenersi dal lanciare  i proppri indignati strali. Quando una ragazza scrive che il senso di quella sottrazione è il rifiuto de ""i meccanismi di valutaziione scolastici, l'eccessiva competitività, la mancanza di empatia  del corpo docente " sta attribuendo al suo gesto  un significato politico molto netto, e dice quello che una parte di ragazzi e ragazze delle scuole dicono da diversi anni in maniera molto consapevole, a cominciare  dalle molte  occupazioni di scuole che es attamente questo avevano al centro. C'è un ordine del discorso gnerazionale che a troppi adulti sfugge, ed è quello dell'insostenibilità di un sistema fondato sulla performance e sull'umano come "imprenditore di se stesso" , su una valutazione fondata sul mit porre l'attenzione o performativo del "merito", sull'iperindividualismo compwtitivo.   E' questo sistema che viene contestato dai ragazzi e dalle ragazze che si sottraggono al giudizio finale dell'orale: ma al significato da loro attribuito a quel gesto gli adulti non danno alcuna rilevanza, perchè un minore per troppi non è evidentemente credibile quando esprime un significato autonomo, e così facendo gli si nega dignità e soggettività.. Ma nonostante l'incompresione degli adulti, quel gesto è insieme esistenziale e politico. Perchè è assolutamente politico chiedere di non essere umiliati, e chiedere empatia. In una lettera pubblia tollerare nè ca , i ragazzi e le ragazze del liceo Berchet di Milano avevano scritto: "Ciò su cui cerchiamo di porre l'attenzione  è solo il necessario riconoscimento di una dignità della fragilità".  Questa rivendicazione era strettamente connessa alla richiesta di una "relazione empatica tra studenti e professori", intendendo la scuola non come uno sterila trasferimento di emozioni, bensì un luogo e un tempo di cura dei rapporti umani in chiave formativa". Per questo, scrivevano, " non accetteremo più atteggiamenti oppressivi e dispotici. Una scuola autoritaria prepara ad una società autoritaria, e noi non siamo disposti a tollerare nè l'una, nè, tantomeno l'altra". 

Non sono d'accordo tra loro  nemmeno i dirigenti scolastici.  Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi, giudica "non accettabile" il rifiuto del colloquio.. Opposta l'opinione  della collega Paola Bortoletto, che guida l'Associazione nazionale dirigenti scolastici: "Ha scoperchiato il problema più che tutto quello che dall'interno del sistema scolastico si è detto della valutazione formativa" -  "Avevo anche provato a parlarne con i professori", dice una delle ragazze  che ha rifiutato l'orale, "ma nessuno ha mai dimostrato interesse"I docenti non guardano come sta lo studente davvero". Sono ragazzi e ragazze che dicono basta.  Il sè di un adolescente sottoposto da sempre alle ingiunzioni della performance, del successo e del merit è fragile: e questa fragilità, oggi, viene rivendicata da molti esplicitamente, per farla diventare un punto di forza  - e lo diventa quando viene messa in comune. E' così che oggi questi ragazzi e queste ragazze possono immaginare di difendere i propri diritti. A tutto questo l'neffabile Valditara, supportato anche dai prof che che  teoricamente sarebbero "di sinistra" che però leggono questi gesti nel suo stesso senso, risponde dicendo che sarà bocciato chi farà scena muta "spontaneamente": al di là della surreale valutazione di quella spontaneità, che ci riporta a uno scenario proprio di un romanzo di Philip Dick, ci si presenta ancora una volta la crisi di un sistema che, incapace di comprendere gli "alieni" che ha davanti, reagisce con l'unico strumento che conosce: il rafforzamento dell'autorità. - Cpme mi è capitato di scrivere , a proposito di un bel libro di un'adolescente, Amelia C. (Vogliacchi. Il mio j'accuse al mondo degli adulti), perchè gli adolescenti smettano di essere alieni occorre fare quella semplice/ifficilissima cosa che è tacere. E ascoltare.  Smettere di presumere che siano barbari incapaci di parlare e di pensare, ma persone che parlano e pensano in modo diverso. Se li ascoltiamo, magari ariviamo a capire che sono loro a considerare alieni gli adulti.

Lucianone

SPORT / Tennis - Jannik SINNER, re di Wimbledon

 15 luglio '25 - martedì                                    15th <july / Tuesday                        visione post - 14

giovedì 10 luglio 2025

Dossier - Societa' e guerra / Israele e Gaza: pane e piombo

 10 luglio '25 - gioved'                                10th July / Thursday                              visione post - 27

(da "il manifesto" -  25 giugno '25 -   di Ahmed Ibtisam e Ahmed Mahdi )

PANE e PIOMBO

Gaza -

L'11 giugno, prima dell'alba, Hatem Shaldan, 19 anni, e suo fratello Hamza, 23, sono andati ad aspettare i camion degli aiuti vicino al corridoio di Netzarim, nella Striscia di Gaza centrale. Speravano di tornare con un sacco di farina bianca per la loro famiglia di cinque persone. Hamza è tornato con il corpo del fratello minore avvolto in un sudario bianco. La famiglia Shaldan ha vissuto praticamente senza cibo per quasi due mesi a causa del blocco imposto da Israele, stipata in un'aula trasformata in rifugio nella parte est di Gaza City. La loro casa, un tempo vicina, è stata completamente distrutta da un attacco aereo israeliano nel gennaio 2024. 

Verso l' 1,30 del mattino, i due fratelli si sono uniti a decine di palestinesi affamati in Al-Rashid Street, lungo la costa, dopo aver sentito che dei camion che trasportavano farina sarebbero entrati nella Striscia. Due ore dopo, hanno sentito le grida "i camion stanno arrivando!", seguite immediatamente dal suono dei bombardamenti dell'artiglieria israeliana. "Non ci importava dei bombardamenti - racconta Hamza a +972 Magazine - Abbiamo solo corso verso le luci dei camion". Nel caos della folla, i fratelli si sono separati. Hamza è riuscito a prendere un sacco da 25 kg di farina. Quando è tornato al punto d'incontro concordato, Hatem non c'era.  "Ho continuato a chiamare il suo telefono, senza ottenere risposta - racconta Hamza - Il mio cuore batteva forte. Ho iniziato a vedere corpi morti. Mi rifiutavo di credere che mio fgratello potesse essere tra loro". Alcune ore dopo Hamza ha ricevuto una telefonata da un amico : nei gruppi Whatsupp locali era apparsa la foto di un corpo non ientificato, scattata all'ospedale Martiri di Al-Aqsa di Deir Al-Balah.  Hamza ha mandato un cugino - un autista di tuk-ttuk  - a controllare. Mezz'ora dopo ha richiamato, con la voce tremante. Mi ha detto che era Hatem". Hamza è svenuto. Quando si è ripreso, la gente gli stava versando acqua sul viso. Si è precipitato all'ospedale, dove un uomo ferito dallo stesso colpo di artiglieria gli ha spiegato cosa era successo: Hatem e altre 15 persone avevano cercato di nascondersi tra l'erba alta quando i carri armati israeliani hanno aperto il fuoco. "Hatem è stato colpito da schegge nelle gambe - ha detto l'uomo - Ha sanguinato per ore. I cani li hanno accerchiati. Quando sono arrivati altri camion di aiuti, la gente ha aiutato a spostarci sopra i corpi".  25 palestinesi sono stati uccisi  quella mattina.  Hamza ha riportato il corpo di Hatem a Gaza City e lo ha seppellito accanto alla madre, uccisa da un cecchino israeliano nell'agosto del 2024. Un altro fratello, Khalid, 21 anni, era morto in un attacco aereo a gennaio, mentre evacuava dei feriti sul suo carro a cavalli.  Hatem era un tecnico specializzato in accessori per auto e sognava di aprire un negozio: "Era gentile e generoso - racconta Hamza -.  Tutti quelli che lo conoscevano sono venuti al suo funerale. Che Dio ritenga l'occupazione responsabile per averci rubato la vita". - 

"Hunger games" -    Con Israele che taglia le reti  Internet e di telecomunicazione, imponendo a milioni di palestinesi un blackout mediatico e informativo,  gli attacchi di Israele contro  i gazawi affamati sono intensificati. Dopo mesi senza che una sola goccia di cibo, medicine o carburante entrasse a Gaza, da fine maggio è stato permesso l'ingresso di un rivolo di farina bianca e prodotti in scatola. La maggior parte è andata in centri a Rafah e nel corridoio  Netzarim gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sorvegliati da contractor di sicurezza privati americani e da soldati israeliani.   Il 10 giugno sono iniziate ad arrivare piccole spedizioni tramite camion di aiuti gestiti dal Programma alimentare mondiale (Pam). Ma con l'aggravarsi della fame, la gente non aspetta più che i camion passino in sicurezza. Si precipitano nel momento in cui appaiono, alla disperata ricerca di tutto ciò che possono prima che le scorte svaniscano. Decine di migliaia di persone si riuniscono ai punti di distribuzione, a volte con giorni di anticipo, e molti tornano a casa a mani vuote. In molti casi, le truppe israeliane hanno aperto il fuoco sulle masse uccidendo decine di persone che cercavano di raccogliere qualche chilo di farina o di scatolame da portare a casa in quelli che i palestinesi hanno soprannominato "Hunger games", giochi della fame.   Dal 27 maggio, secondo il portavoced della protezione civile di Gaza, Mahmoud Basel, oltre 400 palestinesui sono stati uccisi e più di 3mila feriti mentre aspettavano gli aiuti. 

17 giugno: strage a Khan Younis  -  Le forze israeliane hanno sparato con carri armati, mitragliatrici e droni su una folla di palestinesi a Khan Younis, uccidendo 70 persone e ferendone centinaia. Yousef Abu Jalila, 38 anni, faceva affidamento sugli aiuti umanitari distribuiti dal Pam per sfamare la sua famiglia di 10 persone. "I miei figli mi gridano che hanno fame e io non ho nulla da dar loro da mangiare. Senza farina bianca o resti di cibo in scatola, Abu Jalila non ha altra scelta che presentarsi ai punti di distribuzione degli aiuti o aspettare i camion. Il 14 giugno ha lasciato la tendopoli con un gruppo di vicini, dopo avr sentito voci sull'arrivo di camion di aiuti nell'area dell'Equestrian club nella parte nord-occidentale di Gaza. Quando è arrivato è stato sorpreso di trovare migliaia di persone che speravano di portare cibo per le loro famiglie.  

"Sono stato colpito mentre fuggivo, un cecchino mi ha preso alla schiena. Sono sopravvissuto ma altri no. Sono tornati nelle sacche per i cadaveri"  (Mohammad Al-Basyouni)

Con il passare delle ore, la folla si è avvicinata  a una posizione militare israeliana. Poi, senza preaxxiso, diversi proiettili di artiglieria israeliana sono esplosi nel mezzo. Con il passare delle ore, la folla si è avvicinata a una postazione militare israeliana. Poi, senza preavviso, diversi poiettili di artiglieria israeliana ono esplosi nel mezzo dell'assembramento. "Non so ancora come ho fatto a sopravvivere", racconta Abu Jalila. Decine di persone sono state uccise, i loro corpi fatti a pezzi. Molte altre sono state ferite". Nel caos, alcuni sono fuggiti, mentre altri si sono affannati a caricare i morti e i feriti su carretti trainati da asini.  "Un giovane è saltato in aria a metà, altri hanno avut gli arti strappati à ricora Jalila - Erano perone innocenti, disarmate, che cercavano solo di procurarsi del cibo. Perchè ucciderli in questo modo?". Cosso e a mani vuote, Abu Jalila ha acamminato per 4 ore fino a Gaza City, con le folla radunata  gambe che gli tremavano. Quando ha raggiunto la renda, i suoi figli erano già fuori, in attesa. "Speravano che portassi del cibo - dice - Avrei voluto morire piuttosto che vedere la delusione nei loro occhi". Massacri simli si sono verificati nel sud di Gaza.  Zahiya Al-Samour, 44 anni, si reggeva a malapena in piedi dopo aver corso per oltre due chilometri mentre fuggiva da un attacco israeliano contro la folla radunata per gli aiuti nella zona di Tahlia, nel centro di Khan Younis. Lottando per riprendere fiato, dice a +972. "Mio marito è morto di cancro l'anno scorso Non posso provvedere ai miei figli. Non c'è cibo in casa". Spinta dalla disperazione, Al-Samour si è recata a Tahlia la notte del 16 giugno, sperando di essere tra i primi della fila, per l'arrivo dei camion. Insieme a migliaia di altre persone si è accampata lungo la strada. Ma la mattina dopo, mentre la gente aspettava nei pressi di Al-Rashid Street, i proiettili dei carri armati sono piovuti improvvisamente sulla folla , uccidendo oltre 50 persone. 

Lucianone