sabato 9 marzo 2013

Cultura - Personaggio - Intervista a Marc Augè

9 marzo '13 - sabato       9th March / Saturday                        visioni post - 11

L'antropologo Marc Augè: "Curiosi e attivi
senza l'angoscia del futuro"
In un nuovo libro Marc Augè analizza le inquietudini planetarie
E indica alcune strade per fronteggiarle

(da la Repubblica - 28 gennaio '13 - di Fabio Gambaro)

CONTRO LA PAURA

Parigi
La realtà in cui viviamo è spesso ridotta a una "matassa indistinta e confusa
di paure".    Una matassa che rischia  di paralizzarci e impedirci di vivere. ma
che Marc Augè prova pazientemente a dipanare nel suo nuovo libro Les Nou-
velles Peurs (Payot, pagg. 92, euro 10).  -  Per l'antropologo francese, che da
anni si concentra  sull'analisi  delle trasformazioni  e  delle contraddizioni del 
mondo contemporaneo, le paure economiche  e  le discriminazioni  sociali, le  
violenze politiche e le derive tecnologiche, i cataclismi naturali  e le minacce 
criminali finiscono spesso per sovrapporsi e confondersi, amplificandosi a vi-
cenda, producendo panico e angoscia negli individui.
"Naturalmente tutte queste paure non sono direttamente collegate le une alle
altre, ma nella vita quotidiana spesso ci appaiono proprio così", spiega l'auto-
re di Un etnologo nel metrò, Nonluoghi e Che fine ha fatto il futuro?
"I media evocano senza soluzione di continuità il rischio di un cataclisma, un
attentato terroristico, l'aumento della disoccupazione e la strage inspiegabile
di un pazzo. Sono realtà indipendenti, che però tutte assieme in un telegiorna-
le fanno massa. La giustapposizione crea un effetto di contaminazione che le
amplifica  e le semplifica al contempo, dando luogo a un'unica paura globale,
diffusa e indistinta. Di conseguenza, quando ne evochiamo una, di fatto è co-
me se evocassimo tutte le altre. Il che è indubbiamente un elemento di novità".
"Nel passato le paure erano più isolate, definibili e locali?", chiediamo a Marc
Augé.  -  "Probabilmente sì. Nei secoli scorsi non sono mancate le grandi pau-
re, che però erano spesso legate a fattori e contesti ben precisi. Oppure erano
paure molto più universali, come ad esempio la paura della morte.  In passato
inoltre non si sapeva nulla di ciò che accadeva lontano da noi, mentre oggi sap-
piamo tutto quello che accade in ogni angolo del pianeta.  -  Se un pazzo uccide
dei bambini in una scuola americana, ne siamo immediatamente informati come
se fosse accaduto sotto casa nostra. Di conseguenza, temiamo per i nostri figli.
Insomma, tutto quello  che accade lontano  ci riguarda e  ci terrorizza  come se
fosse vicino. IL SISTEMA DELL'INFORMAZIONE crea una forma di paura
nuova, più sfuggente e più astratta. Quindi più difficile da combattere. Tuttavia,
il fatto che sia più astratta non significa che non abbia effetti concreti, producen-
do negli individui un terrore paralizzante. Come accade per le nuove inquietudni
planetarie, che sono  la dimensione  oscura  e  minacciosa  della globalizzazione.
Dominate dall'idea che ciò che riguarda gli uni finisce prima o poi per coinvolge-
re tutti gli altri;  le catastrofi nucleari, le epidemie, ma anche il terrorismo  o  le
minacce del sistema finanziario assumono contorni quasi apocalittici.


"Questa matassa di paure eterogenee è lo sfondo permanente delle nostre vite?"
"In un certo senso sì. La paura è ridiscesa in terra e contemporaneamente si è
generalizzata. Un segnale di questo timore diffuso è il successo di un libro come
"Indignatevi!" di Stéphane Hessel.    L'indignazione, infatti, è la forma sublime
della paura. In questo caso, le parole di un vecchio saggio - una figura abbastan-
za tradizionale  e quindi rassicurante - riescono a dare  un  contenuto preciso  in
termini socio-politici  alle paure indistinte di un gran numero di persone.  E' per
questo che il libro ha tanto successo.    La nostalgia per certi valori del passato
che prende forma nelle pagine di Hessel viene interpretata come un grido di ri-
volta nei confronti del presente.  In fondo, se nei secoli scorsi si aveva innanzi-
tutto paura della morte, oggi si ha soprattutto paura della vita".
"Perchè?"
Gli allarmi economici, ecologici e sanitari, ma anche la violenza e il terrorismo
sono qui e adesso. Generano un'angoscia quotidiana e immediata  che occupa
tutto il nostro orizzonte, impedendoci di proiettarci più in là.
Nell'epoca classica, proprio perchè gli uomini avevano paura della morte, stoi-
cismo e epicureismo provavano ad elaborare riflessioni in grado di consolarci.
Oggi queste forme di consolazione filosofica non funzionano più.   Molte delle
paure che  ci attanagliano  non sono nuove in sè, è nuovo però il loro modo di
fare sistema e la loro percezione. Nel passato, dato che le paure erano perce-
cipte come locali e concrete, si aveva l'impressione di poter fare qualcosa per
prevenirle. Oggi, invece, più le paure diventano un groviglio inestricabile, più
si ha l'impressione che sia impossibile intervenire sulle problematiche che le
alimentano. La sensazione d'impotenza è uno degli elementi costitutivi delle
nuove paure.
"Ciò vale ad esempio per la percezione della crisi economica. E' così?"
In effetti, di fronte alla crisi economica ci sembra che non ci siano soluzioni
efficaci. La crisi è percepita come ineluttabile e inarrestabile. Da qui le pau-
re  della  disoccupazione, del declassamento sociale e della povertà, che pe-
raltro vanno di pari passo con il terrore di un sistema che sembra avanzare
in maniera inerziale e fuori da qualsiasi controllo. In fondo, si teme l'incom-
petenza e l'inconsistenza di coloro che dovrebbero governare il sistema.  E
naturalmente tutto ciò implica un certo fatalismo che produce battaglie solo
difensive.     Una volta si sognava di abbattere il sistema, oggi si spera solo
che non crolli definitivamente per non esserne le vittime".
Ci sono poi le paure prodotte dalla scienza e dalla tecnologia... 
Tradizionalmente le paure nascono dall'ignoranza. A volte però anche la co-
noscenza può angosciarci, come accade  talvolta  con  l'innovazione tecnico-
scientifica. Diverse scoperte della scienza ci fanno paura, dal nucleare alla
clonazione.  Oggi, nonostante l'entusiasmo per le nuove tecnologie, l'avve-
nire ci sembra prefigurare un mondo d'incognite. Motivo per cui preferiamo
non proiettarci troppo in un futuro percepito più come una minaccia che co-
me una speranza. Questa scomparsa del domani come orizzonte operabile
aumenta inevitabilmente l'ansia del presente".
C'è un modo per sottrarsi a questo insieme di paure?
Continua...to be continued...

Nessun commento:

Posta un commento