giovedì 15 dicembre 2022

DOSSIER - Società / Politica - Le origini e lo sviluppo della 'Crisi iraniana', ma senza per ora possibilità di cambiamento

 15 dicembre '22 - giovedì                             15th December / Thursday                visione post - 10       

(da "il manifesto" - 7 dicembre 22 /  I Giorni dell'Iran - Alberto Negri)

La crisi iraniana
Il regime e le riforme impossibili

Forse la generazione Z dell'Iran non lo conosce. Il più noto studioso di storia contemporanea
dell'Iran, Ervand Abrahamian, antico oppositore della Shah, sosteneva qualche tempo fà sulla
New Yorker Revoew di ritenere improbabile una terza rivoluzione.  Dopo quella del 1905 e
del 1979. Ma Abrahamian suggeriva anche un'altra cosa: finora l?Iran si è retto più che sulla
religione su un sistema di welfare state e sussidi che grazie alle rendite del petrolio ha assicu-
rato il consenso reale.  Ed è questo pilastro, nato dall'ideologia di populismo sociale della ri-
voluzione e dallo sciismo "rosso" del filosofo Alì Shariati, che da tempo ha cominciato a va-
cillare e in piazza non vanno più solo i gio vani e le giovani iraniane, ma ci sono scioperi dei
commercianti e in diversi settori economici. -     La crisi di questo sistema in Iran si incrocia 
con le proteste contro il velo delle donne e un potente cambio generazionale che vede in piaz-
za giovani che non hanno visto ovviamente nè la rivoluzione khomeinista del '79 nè la guerra
Iran-Iraq (1980 - 1988).  Gli iraniani oggi sono 86 milioni, di questi oltre 40 milioni sono nati
dopo la rivoluzione e la metà (fonte Undp) hanno tra i 10 e i 24 anni.  Per avere un confronto,  
alla vigilia della rivoluzione la popolazione iraniana era di 38 milioni di abitanti ma allora la
produzione petrolifera  era il doppio  di quella di oggi, 2,5 milioni di barili al giorno, in gran
parte diretti in Cina. Le sanzioni hanno colpito duramente dal 2012, quando ci fu l'ultima tor-
nata, e la valuta iraniana ha perso da allora i due terzi del suo valore sul dollaro mentre l'in-
flazione supera il 50 per cento. -  Il welfare state iraniano insieme ai prezzi sussidiati di beni
alimentari ed energetici, che costava circa 100 miliardi di dollari l'anno, quasi la metà del Pil
stimato nel 2020 di 231 miliardi dollari. ha subito un crollo del 40 per cento.
Ma in che cosa consiste  questo sistema di cui il presidente Ibrahim Raisi  ha annunciato  in
maggio un taglio clamoroso sui prezzi calmierati di grano e farina?  fare profitti e non paga-
re tasse: è stato il sogno coltivato per due decenni dai bazari iraniani che finanziarono gene-
rosamente la rivoluzione islamica dell'Imam Khomeini. Dopo la caduta dello Shah nel '79 si
è in parte avverato con le Bonyad, le Fondazioni esentasse che hanno incamerato non solo le
proprietà immense della cosona imperiale ma anche  la maggior parte dei conglomerati e del-
le attività economiche che facevano capo alle famose  100 famiglie introdotte  alla corte  dei
Palhevi. -  Le nazionalizzazioni non avevano nulla a che vedere con il socialismo o il marxi-
smo, che pure facevano parte insieme all'Islam sciita delle correnti ideologiche della rivolu-
zione: una nuova classe dominante rovesciava quella vecchia.
Era così che con l'alone dell'utopia rivoluzionaria il turbante dei mullah si sostituiva alla corona
imperiale.    Tutto questo - così almeno avrebbe voluto Khomeini - doveva andare a beneficio dei
mostazafin, letteralmente i senza scarpe, letteralmente i senza scarpe, i diseredati e gli oppressi in
nome dei quali era stata fatta la rivoluzione. In realtà religiosi, ex rivoluzionari, Pasdaran e uomi-
ni d'affari, si sono impadroniti del business di un Paese con enormi riserve di gas e petrolio. Oggi
non solo i più poveri sono sempre più poveri ma anche la classe media è in crisi.
L' ayatollah economy delle Fondazioni è la spina dorsale del potere, una rete clientelare e di welfare
state che si ramifica nella società e si prolunga oltre i confini della repubblica islamica. Le Bonyad -
un centinaio, di cui una dozzina quelle che contano davvero - hanno fini istituzionali caritatevoli e
di assistenza ma non rinunciano ai profitti e coinvolgono più o meno direttamente cinque milioni di iraniani : sono quindi state essenziali in questi decenni nella fabbrica el consenso del regime.  Non
c'è dubbio che le Bonyad siano il cuore di questa economia: detengono almeno il 30-40% del Pil e
hanno sottratto spazio ai privati favorendo soltanto alcuni di loro, quelli vicini alla cerchia del po-
tere. -   Ed è esattamente questo il problema. Lo spiega bene in una recente intervista Ahmad Zei-
dabadi, giornalista riformista ed ex prigioniero politico  in una recente intervista all'Ilna, agenzia
semi-ufficiale dei sindacati: "Buona parte del sistema al potere pensa che la dignità e il benessere
appartengano soltanto agli insider e ai fedelissimi mentre il resto della popolazione non ha diritto 
a parteciparvi.  Ma questa nuova generazione iraniana cresciuta  con Internet   e  le tv satellitari -
dice Zeidabadi - non riconoscono più nessuna autorità , nè in famiglia nè a scuola nè all'universi-
tà, vede il suo orizzonte buio, senza posti di lavoro qualificati, senza alcuno spazio politico o di
espressione alternativi".
La domanda di fondo è questa: è possibile riformare una società e un'economia come queste?  
Quando ci ha provato il presidente Mohammed Khatami nel 1997  le riforme sono durate una
breve stagione, poi Hassan Rohani ha firmato nel 2015 l'accordo sul nucleare con gli Usa, pro-
mettendo nuova era di benessere, e Trump lo ha annullato nel 2018.  Pochi si fanno illusioni.
Come dicono in Iran, il sistema per cambiare dovrebbe tagliare il ramo dell'albero dove sta se-
duto da oltre 40 anni. E, al momento, non sembra possibile.



Proteste in Iran per la morte di Mahsa Amini, arrestata e percossa dalla polizia morale, a Teheran,
1 ottobre 2022 

L'IRAN nel buio
Teheran  -  Spunta un audio su torture ai detenuti: "Picchiati e costretti a violentarci a vicenda".
                  E' Ali a parlare, tassista arrestato nelle proteste per Mahsa Amini, in un audio tra-
                 dotto e pubblicato dal Corsera.  Si moltiplicano, intanto le iniziative aostegno dei 
                 diritti in Iran. Il Senato italiano approva risoluzione contro la repressione.


Lucianone

mercoledì 7 dicembre 2022

COMMENTI - Pandemia/Guerra: un doppio trauma

7 dicembre '22 - mercoled'                         7th December / Wednesday                   visione post - 4

(da la Repubblica - 14 giugno '22 - di Massimo Recalcati)

Un doppio trauma

L'uno-due è stato tremendo: prima il trauma della pandemia, poi quello della guerra nel cuore del-
l'Europa. Prima l'angoscia dell'infezione che poteva portare la malattia e la morte nelle nostre case
stre case, poi l'angoscia di fronte alla crudeltà dell'aggressione russa  e  alla potenziale escalation
del conflitto bellico dagli esiti imprevedibili, ma già sufficienti per coinvolgere  e  destabilizzare la
nostra vita collettiva. La sensazione diffusa di smarrimento provocata da questo doppio incubo ri-
guarda non solo il tempo presente, ma investe pesantemente anche il nostro futuro. Anzi, nel tempo
più acuto della pandemia era proprio il futuro in quanto tale ad essere messo in gioco nel modo più
estremo: "Esisterà ancora, ci sarà ancora un futuro?  Ci sarà ancora il mondo come lo abbiamo co-
nosciuto e amato?". La dimensione apocalittica di queste domande ha attraversato con più o meno
forza le nostre vite sottoposte alla virulenza del Covid . Tuttavia, accanto ad una esperienza collet-
tiva di impotenza e di inermità abbiamo abbiamo anche vissuto un'esperienza di resistenza al male. 
Le istituzioni  tanto vilipese  dall'ideologia populista ci hanno salvato: la famiglia, gli ospedali, la
scuola, la scienza, l'esercito, l'azione dei governi che hanno gestito l'emergenza.  Ciascuno, certo,
può avere  la sua opinione  su questa gestione (efficiente, precaria, improvvisata, contraddittoria, 
ecc.), ma è fuori di dubbio che senza la vita delle istituzioni la nostra stessa vita si sarebbe perdu-
ta.  Grande lezione che ha disfatto nel modo più radicale possibile il postulato sul quale si era retta 
in questa ultima stagione politica l'ideologia populista: le istituzioni sono antagoniste alla vita.
Quello che abbiamo visto è invece l'esatto contrario: le istituzioni non sono affatto nemiche della
vita perchè la vita senza istituzioni è vita morta. -  Ma sfocato il primo piano sul Covid, attualmen-
te, come dichiara sconfortato un mio paziente, "non si può pensare ad altro se non alla guerra".
Con l'invasione russa dell'Ucraina una pesante cappa di incertezza  è nuovamente calata sulle no-
stre vite. Mentre però con la pandemia l'oggetto che rischiavamo di perdere era il mondo intero in 
quanto tale (viaggiare, incontrarsi, abbracciarsi, condividere gli spazi, il lavoro, ecc.), oggi a rischio
 di perdita sembra essere la pace.  dal dopoguerra ad oggi abbiamo costruito faticosamente l'Europa
come un luogo prezioso dove il conflitto politico ha potuto manifestarsi tra gli Stati e dentro gli Sta-
ti senza però mai ricorrere alla brutalità della guerra. Questa idea della pace come conquista sicura,
come habitat civile dato per acquisito, si è oggi tragicamente incrinata. "Non si può pensare ad altro
che alla guerra", come dice il mio paziente, significa che quello che sta accadendo oggi in Ucraina
i riguarda direttamente. Nel senso che con l'aggressione dell'Ucraina è anche la nostra faticosa co-
struzione della pace che è stata aggredita.   Nondimeno, l'Occidente  visto dal regime putiniano e  
dai suoi ideologi - tra tutti il patriarca Kirill - non è affatto un luogo di pace, ma di perdizione. Esso
appare come una comunità disossata, priva di valori etici, profondamente corrotta nello spirito: la
nostra libertà è, dunque, falsa come è falsa la nostra pace. E' questo il giudizio severo che si mani-
festa per bocca di Kirill e degli altri ideologi  del regime putiniano. Quello che colpisce è che tale
giudizio trova proprio nel nostro Paese numerosi accoliti sia all'estrema sinistra che all'estrema de-
stra come a segnalare che la nostra interiorizzazione effettiva della cultura democratica  non è mai
avvenuta in modo compiuto. Per questo permane una lugubre fascinazione rossobruna nei confron-
ti della figura di Putin. Ma quale pace, ma quale libertà? Non era forse esattamente questo il dubbio
avanzato dagli ideologi nostrani No Vax e No Covid nel tempo più drammatico della pandemia? 
E non è forse questo lo stesso dubbio sostenuto da molti di coloro che sostengono le ragioni russe
nel conflitto in Ucraina? Al fondo di entrambe queste posizioni c'è, in realtà, un odio politico lar-
vale per le democrazie e un giudizio morale sulla decadenza inarrestabile dell'Occidente. Il loro
sguardo resta nostalgico.  Non è un caso che i maggiori esponenti politici e intellettuali di questi 
schieramenti appartengano a generazioni ormai anziane. Le nuove generazioni non hanno avuto
dubbi nè sui vaccini nè ne hanno sul crimine compiuto da Putin nei confronti del popolo ucraino. 
Diversamente, anzichè chiedersi perchè i Paesi al confine della Russia si sono via via liberamen-
te allontanati dopo il crollo del Patto di Varsavia, i nostri critici inflessibili della democrazia euro-
pea condividono pienamente l'idea dell'Occidente corrotto nelle sue fondamenta. ma quale pace,
ma quale libertà?  Sono le stesse parole  che troviamo  sia sulla bocca del patriarca Kirill, sia su 
quelle di molti filorussi nostrani. Hanno lo stesso sapore medioevale di una condanna religiosa.  

Lucianone 

martedì 29 novembre 2022

Ultime notizie - dall'Italia / Latest news

29 novembre '22 - martedì                              29th November / Tuesday                      visone post - 2

Roma - 
manovra / governo
Il premier Giorgia Meloni: "Con questa manovra mantenuti gli impegni. Così difendiamo
lavoratori e famiglie. La manovra è approvata dai leader, escludo venga stravolta. Da alcune
Ong attività ideologica che aiuta gli scafisti"
La Ue e la misura economica -
Divergenze con Bruxelles: sul mancato obbligo di accettare il Pos per i pagamenti sotto i 60 euro.
E adesso nella bozza della manovra ( che arriverà domani alla Camera con un giorno di ritardo)
il governo frena.  "Ne stiamo parlando con la Commissione Ue", fa sapere Palazzo Chigi.  Ma
anche le opposizioni scalpitano.  A Bruxelles non piace poi l'impostazione meno restrittiva che
ha intrapreso l'Italia sull'utilizzo del contante. - La lotta all'evasione è uno dei capisaldi del Pnrr.

Roma 
sulla tragedia ISCHIA / e abusivismo edilizio
E' bufera nel governo dopo le parole del ministro per l'ambiente Gilberto Pichetto Fratin: 
"basterebbe mettere in galera il sindaco e tutti coloro che lasciano costruire". L'afferma-
zione viene pronunciata in diretta radiofonica (su Rtl 102.5) e suscita proteste da ogni fronte,
anche dall'interno del governo.

Lucianone

domenica 27 novembre 2022

Sport - Mondiali di calcio 2022

 27 novembre '22 - lunedì                             27th November / Monday                      visione post - 3   

CALCIO 
Mondiali '22 - Qatar 

(da La Gazzetta dello Sport - 26 nov. / di Arrigo Sacchi)   
Durante il Mondiale anche i giudizi , come le partite, corrono su un filo.   Le certezze di oggi
possono trasformarsi in problemi domani e questo perchè ogni sfida è una battaglia, l'esito non  
è mai sicuro, tutti danno l'animo e pure i più piccoli possono mettere in crisi i più forti.    Dopo   
che si è chiusa la prima giornata di ogni girone devo ammettere che la squadra  che  mi ha  im-
pressionato di più è stato il Brasile. Nel secondo tempo ha travolto la Serbia. La Selecao fa un
calcio positivo, di possesso, domina il campo e là dietro ha una difesa solida allevata nel nostro
campionato: Danilo, Alex Sandro, Marquinhos e Thiago Silva. Ho sgranato gli occhi davanti al-
la prodezza di Richarlison, mica facile vedere un gol simile, e allora mi sono ricordato di quello
che mi aveva detto Ancelotti qualche tempo fa. Lui lo ha allenato all'Everton e me ne aveva par-
lato benissimo. Carletto, i giocatori, li sa giudicare: difficile che sbagli.
Belle trame di gioco le ha mostrate anche la Francia, dovpe mi ha fatto piacere vedere la crescita
di Rabiot, centrocampista con personalità. In generale, però, è tutta la squadra di Deschamps che
ha dato una dimostrazione di forza, superando il problema dell'infortuni di Benzema con l'inseri-
mento di Giroud che sta attraversando un ottimo momento di forma. Non so se la Francia possa
arrivare fino in fondo, ma ha le qualità per riuscirci. In un torneo come il Mondiale c'è tempo per recuperare. l'Italia dell'82 pareggiò le prime tre partite tra mille polemiche e poi vinse il titolo.
la mia Nazionale nel 1994 fece una sconfitta, una vittoria e un pareggio nel girone iniziale e poi
arrivammo in finale.  Penso soprattutto alla Germania battuta all'esordio dal Giappone, ma che
a me era piaciuta parecchio. Per trequarti di partita ha giocato benissimo, la manovra scorreva 
fluida, i passaggi erano sempre rasoterra, le distanze tra i reparti corrette. I tedeschi hanno sba-
gliato tanti gol e poi è capitato che due errori siano stati fatali, tuttavia hanno le risorse per risol-
levarsi. In generale ho ammirato squadre compatte, unite...  Ovvio che tra le nazionali meno quo-
tate, quella che mi ha stupito maggiormente sia stata l'Arabia Saudita, vittoriosa sull'Argentina di Messi.  Lo ha fatto con determinazione e organizzazione mostrando che il calcio si è evoluto gra-
zie alla globalizzazione  e che, per rimanere al passo con i tempi è necessario rinnovarsi. 
Al Mondiale finora tutte le squadre hanno messo in campo il loro gioco, cosa che nel campionato 
italiano raramente si vede: qui da noi si aspetta e si riparte, ci si basa sull'errore dell'avversario.
Là, invece, ognuno recita secondo il proprio spartito. Una lezione che andrebbe imparata in fret-
ta, perchè senza spartito non c'è musica e noi non l'abbiamo ancora capito.
La Spagna dei giovani si è divertita contro un avversario abbastanza debole, ora vedremo come 
saprà affrontare la Germania. La nazionale di Louis Enrique parte da un principio: la bellezza è
alla base del suo gioco e paradigma cui far riferimento... Vedremo!



Lucianone 

sabato 26 novembre 2022

Appuntamenti - Mostre in Lombardia

 26 novembre '22 - sabato                               26th November / Saturday                   visione post - 3

ANDY WARHOL
La pubblicità della forma
Dal 22 ottobre 2022
al 26 marzo 2023
Milano
a cura di Achille Bonito Oliva

BOTTICELLI
"Sguardi dalla Torre - Botticelli"
di PwC Italia e Accademia Carrara di Bergamo:
il Ritratto di Giuliano de' Medici
- si può osservare (anche) il 7 e 8 dicembre 

Max Ernst
Palazzo Reale (Piazza Duomo 12) - Milano
Fino al 26 febbraio 2023
Ingresso: 17-15 euro

Lucianone
 

venerdì 25 novembre 2022

SPORT - Tennis / Coppa Davis: Sonego bene, Musetti no / Poi nel doppio (Berrettini-Fognini) Italia battuta dal Canada: finale 2 - 1

 26 novembre '22 - sabato                           26th November / Saturday                   visione post - 4

COPPA DAVIS - Malaga 

Sonego da impazzire! Batte il canadese Shapovalov
Musetti invece va ko con Aliassime
Adesso Italia - Canada è 1 - 1, aspettando il doppio dei nostri Bolelli-Fognini
Cambio nel doppio: non più Bolelli - Fognini, ma Berrettini - Fognini
Ma è andata male anche col cambio di Berrettini: Italia eliminata dal doppio del Canada
I canadesi hanno potuto contare su un Felix Auger Aliassime in forma strepitosa nono-
stante le fatiche degli ultimi mesi. - Non è servito dunque il sacrificio di Berrettini, arri-
vato a Malaga (ma in condizioni precarie) perchè sapeva che di lui ci sarebbe stato bisogno,
nello spogliatoio e probabilmente anche in campo.
Il Canada raggiunge per la seconda volta la finale nel nuovo formato della Davis, dopo 
quella persa con la Spagna a Madris nel 2019.


La coppia italiana Berrettini - Fognini

Lucianone

giovedì 24 novembre 2022

SPORT - calcio / Serie A - 15^ giornata 2022/23 - Commento, classifica e video-partite

 24 novembre '22  - giovedì                            24th November / Thursday                visione post - 1

Empoli        2     Napoli     3
Cremonese  0     Udinese   2
Sampdoria  0    Bologna  3   Atalanta   2    
Lecce         2    Sasuolo   0    Inter        3
Monza          3    Roma    1
Salernitana   0    Torino   1 
H. Verona   1    Milan         2
Spezia        2    Fiorentina   1
Juventus    3
Lazio         0

COMMENTO
E adesso, aspettando i mondiali nel Qatar, c'è almeno un mese di tempo o poco più per tutte le
squadre di fare un primo bilancio e poi soprattutto di capire dove sono le mancanze da riparare
col mercato di Gennaio e per le migliori di vedere dove e come aggiustare qualche possibile
falla nei vari reparti.   Da esaminare anche, nello stesso tempo, i progressi e regressi compiuti
da ogni formazione nel corso di questo pezzo di campionato: da valutare se le aspettative de-
gli allenatori e delle società sono state fin qua attese o meno. Salta facilmente all'occhio il balzo
della Juve che da ottava fino alla giornata 11 è saltata e salita al terzo gradino con gli attuali 31
di punti di oggi (alla 15^ giornata): Allegri proprio bravo, ha saputo rimotivare i giocatori e ha
fatto bene a buttare nella mischia qualche giocatore molto giovane che l'ha ripagato alla grande.
Adesso,chiaramente, la società dovrà far fronte al prolema non da poco delle plusvalenze, ma
dovrà farlo tenendo fuori umori negativi che si ripercuotano sui singoli giocatori. Un'altra sfida!
L'Inter sembra aver superato il breve impasse che aveva attanagliato  più di mezza squadra ma
anche qui l'allenatore ha saputo rimotivare i giocatori più stressati, a cominciare da Barella.  

CLASSIFICA
Napoli   41  /  Milan   33  /  Juventus   31  /  Inter, Lazio   30  /  Atalanta, Roma   27  /  
Udinese   24  /  Torino   21  /  Bologna, Fiorentina   19  /  Empoli, Salernitana   17  /
Monza, Sassuolo   16  /  Lecce   15  /  Spezia   13  /  Cremonese   7  /  Sampdoria   6  /
H. Verona   5




 Lucianone

sabato 19 novembre 2022

L' intervista - A Zerocalcare: l'artista disegnatore a tutto campo...

 19 novembre '22 - sabato                             19th November / Saturday                    visione post - 9                      

(da la Repubblica - 2 novembre '22 / di Francesco Bei)


"Meloni fa la destra ma la sinistra
ha smarrito se stessa"
Discutere con Michele Rech, conosciuto da ogni italiano come il disegnatore Zerocalcare e vissuto
come un fratello maggiore da quelli sotto i trent'anni, non è cosa facile. Non si fa trovare dove ti a-
spetti e le sue risposte non sono mai scontate. Soprattutto se la prima domanda è quella, inevitabile,
da cui partiamo.
Francesco Bei: "Il decreto contro i rave. Molti giuristi lo ritengono una norma dalle maglie troppo
larghe, sotto la quale può finire represso anche il dissenso. Da chi manifesta in strada per l'ambiente
a chi occupa uno stabile. Dobbiamo preoccuparci?".
Zerocalcare - "Ovviamente sì, è una cosa molto grave e pericolosa. Ma storco il naso di fronte ai tan-
ti che si indignano in queste ore. Io ci vedo una continuità con i decreti Salvini, di cui tutti ricordiamo 
le norme che criminalizzavano le Ong. Pochi invece rammentano il fatto che venivano pesantemente
colpiti anche i blocchi stradali, con pene altissime. Quando sono stati smontati i decreti Salvini, quel-
le norme sono rimaste in piedi. In questo paese le norme repressive si sedimentano e si sovrappongo-
no e a tutti, alla fine, fa comodo chiudere gli spazi di dissenso quando si arriva al potere".
F. Bei: "Qualcuno ha voluto vedere una coincidenza simbolica tra le manganellate alla Sapienza e
l'avvio del governo Meloni in Parlamento. Che en pensa?".
Zerocalcare - "Non penso a una coincidenza voluta, nel senso che non credo che qualcuno del go-
verno abbia dato l'ordine di picchiare, Ma c'ù una coincidenza politica. Nel senso che quello che
sta succedendo, dal decreto anti-rave alla repressione della manifestazione alla Sapienza, fa parte
di una direzione che questo Paese sta prendendo. Sono episodi figli di una chiusura autoritaria che
ha prodotto quel risultato elettorale".
F, Bei: "In questa chiusura sui diritti civili ci metti anche il fine pena mai. il no alla revisione del-
l'ergastolo ostativo?".
Zerocalcare - "Sì, la destra fa la destra anche su questo. Il problema, semmai, è la sinistra"
F.  Bei: "Una sinistra affezionata al carcere?".
Zerocalcare - "Sono trent'anni che la sinistra parla del carcere solo per dire che Berlusconi deve an-
 dare in galera. Una cultura progressista si dovrebbe porre il tema di superare la visione del carcere
come unica soluzione a tutto. Perchè la galera produce sempre altra delinquenza, recidiva, alienazio-
ne".
F. Bei: "Questa cultura securitaria e 'carceraria' è anche responsabilità dei grillini?
Zerocalcare - "Sì, senza dubbio. Ma all'inizio è nata a sinistra, sulla questione dell'antiberlusconi-
smo. I grillini si sono accodati dopo, ma è stata la sinistra a dimenticarsi per prima che certi valori 
erano patrimonio storico della cultura progressista".
F. Bei: "Qualche anno fa ti sei appassionato alle vicende della fabbrica ex Penicillina occupata a
Roma da migranti e senzatetto. Sgombrata e sempre rioccupata. Adesso, in teoria, le norme anti-
rave potrebbero portare in carcere gli occupanti?".
Zerocalcare - "Temo di sì e, come loro, anche i liceali che occupano la scuola o un centro sociale. 
E' la fotografia del Paese. Gli occupanti della ex Penicillina, in assenza di alternative fornite dal
comune di Roma, hanno rioccupato uno stabile a via del Frantolo  e due settimane fa sono sono
stati sgombrati anche da lì. Indovinate dove torneranno adesso? E' un loop continuo, un gioco dei 
quattro cantoni fatto sulla pelle dei poveracci, senza che nessuno si prenda la responsabilità di tro-
vare una soluzione umana e politica".
F. Bei - "Giorgia Meloni e l'antifascismo. Dimenticando Gobetti e Calamandrei, per la premier
l'antifascismo è solo quello con la chiave inglese. Perchè la racconta così?".
Zerocalcare - "Perchè è la sua storia. Quella di Meloni è una comunità politica che. al di là di
come si atteggia davanti alle telecamere, è in piena continuità  con il neofascismo  degli anni
Settanta. Una volta giunta alla fine della traversata, non mi stupisce che si tolga i sassolini dal-
le scarpe. E' il solito vittimismo. Raccontano la storia come fa comodo a loro, dimenticando che,
in quegli anni, i neofascisti mettevano le bombe sui treni e nelle stazioni d'accordo con i servizi
segreti".
F. Bei: "Sono tornati a prima di Fini, rinnegando Fiuggi?".
Zerocalcare - "Non mi sembra che ci sia questa vocazione al superamento del fascismo. Mi sembra
inece che alcune parole pronunciate in questi giorni sono state rassicuranti solo per chi voleva sen-
tirsi rassicurato. la verità è che il codice linguistico è sempre quello, senza cesura. la nazione sovra-
na, i patrioti... E' una comunità politica, lo ripeto, che non cederà un' unghia su questo. -  Del resto
non ha motivo di farlo, visto che nessuno glielo chiede".
F. Bei: "Alla Fabbrica del Vapore di Milano il 15 dicembre si apre la tua personale. "Dopo il botto",
è il titolo. Nella locandina si vede un asteroide colpire la città, una metafora del Covid. Cosa è cam-
biato?". 
Zerocalcare - "La pandemia ha avuto un impatto drammatico anche sulle reti sociali, sulle reti po-
litiche e persino su quelle affettive. E' stato un evento estremamente divisivo e siamo ancora fermi
lì. E' impossibile ragionare, me ne accorgo anche nei miei eventi dal vivo quando qualcuno solleva
il tema". 
F, Bei: "Come mai è impossibile ricucire questa frattura?".
Zerocalcare - "Non so, forse ha a che fare con il fstto che le persone, chiuse in casa, si sono forma-
te la loro opinione sui social. E questo ha portato a una sorta di jihad   contrapposte  tra "complici
della dittatura" e "untori del virus".  Le lacerazioni sono molto profonde.  Nella mostra c'è la mia
vita di questi anni, c'è il conflitto. E, naturalmente, c'è anche un riflesso di questo".
F. Bei: "Michele, tu oggi hai paura?"
Zerocalcare - "Io sono bianco, sono maschio e   faccio parte dei privilegiati. Sarebbe ridicolo se ti
dicessi che ho paura per me. Ma ci sono tutta una serie di soggettività che hanno motivo di preoc-
cuparsi. Ma non per questo governo in particolare. E' il Paese che è cambiato  e  questo  governo 
di destra ne è solo la conseguenza".

Lucianone

venerdì 18 novembre 2022

Commenti - Sul discorso in Senato di Liliana Segre e altre riflessioni / per il centenario della Marcia su Roma

18 novembre '22 - venerdì                          18th November / Friday                      visione post - 7

(da La Repubblica - 14 ottobre '22 - di Corrado Augias)

Segre e la democrazia mite
"In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla
dittatura fascista, tovva proprio ad una come me  assumere  momentaneamente  la presidenza di 
questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica".  Così la senatrice a vita Liliana
Segre nel discorso di ieri (13 ottobre) che ha aperto la XIX legislatura repubblicana. Un discorso
di antifascismo mite, nel quale ha inserito una toccante memoria personale, efficace anche narra-
tivamente: la piccola ebrea scacciata allora dal suo banco a scuola, accolta oggi dagli applausi sul
banco più prestigioso del Senato.  Mite anche  nell'invito  a una dialettica politica senza violenza,
senza ingiurie. Applausi forti, anche se non unanimi; quando i richiami ad un passato disonorevo-
le sono stati diretti, si sono visti senatori dell'estrema destra applaudire fiaccamente o restare ad-
dirittura seduti e fermi. Ci sono modi più dignitosi di manifestare dissenso.
Sul fascismo storico, quello che ebbe ufficialmente inizio nel 1919 a Milano (piazza Sansepolcro)
con la fondazione dei fasci di combattimento, o nel 1922 a Roma con la famigerata Marcia, circo-
la una vulgata di destra che lo disegna come un'ideologia in fondo benevola  che solo alcune dure
circostanze sospingeranno, anni più tardi, verso l'infamia delle leggi razziste  e la criminale deci-
sione di entrare in guerra a fianco della Germania di Hitler.  Sembra più vicina alla vera storia la 
tesi opposta, quella che descrive un fascismo violento fin dalla nascita, un movimento che uccide
o toglir comunque di mezzo i suoi avversari. Don Giovanni Minzoni ucciso a randellate su diretto
mandato di Italo Balbo; Giovanni Amendola aggredito e percosso; i due fratelli Rosselli, Carlo e
Nello, assassinati in Francia; Antonio Gramsci rinchiuso in una galera e liberato solo alla vigilia
della morte.  "Bisogna impedire a quel cervello di funzionare per almeno vent'anni", aveva grida-
to il pubblico accusatore durante il suo processo, maggio 1928. Non ci riuscì; anche in carcere quel
cervello continuò invece a funzionare consegnando alle generazioni a venire una serie di Quaderni
oggetto ancora oggi di studio.  Piero Gobetti, genio precoce di saggista ed editore, morto a Parigi a 
26 anni a seguito delle botte avute dai fascisti torinesi. Una delle più brillanti intelligenze della sua
generazione, miope e di fragile costituzione; non ci volle una gran fatica per ucciderlo: era solo men-
tre in tre si accanivano su di lui. -  Fin da qundo militava come estremista socialista, Mussolini non
aveva mai nascosto il suo disprezzo per la borghesia, tanto più se "illuminata".  Definiva il liberali-
smo democratico "una categoria morale, uno stato d'animo". Nel marzo 1923 Mussolini aveva scrit-
to su Gerarchia: "Gli uomini sono forse stanchi di libertà. Ne hanno fatto un'orgia (...). Per le giovi-
nezze intrepide, inquiete ed aspre che si affacciarono al crepuscolo mattinale della nuova storia, ci
sono altre parole che esercitano un fascino molto maggiore: sono ordine, gerarchia, disciplina".
Al centro del suo discorso, Liliana Segre ha posto la Costituzione, citandola più volte, legansola
anche alla memoria di Giacomo Matteotti, il deputato socialista assassinato nel 1924 per ordine
di Mussolini.  Richiamando Piero Calamandrei, Segre ha ricordato che la Costituzione: "Non è
un pezzo di carta, ma il testamento di centomila morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una
lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Mat-
teotti. Non viene ricordato spesso Matteotti, anche il piccolo monumento a lui dedicato  sul Lun-
gotevere (nel luogo in cui venne rapito dai suoi assassini) appare trascurato, asfissiato dal traffi-
co. Bene ha fatto Liliana Segre  a richiamare un uomo   che Mussolini non solo volle morto ma 
della cui uccisione,con spavalda aggressività, si attribuì nell'aula di Montecitorio la responsabi-
lità: "Se il fascismo è stato un'assciazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a
delinquere". -  Durante la breve e concitata campagna elettorale appena finita, c'è chi ha disap-
provato il richiamo all'antifascismo e alla Resistenza, qualcuno lo ha considerato inopportuno
in un momento attraversato da immense tragedie e urgenti necessità.  Si dimentica così che il 
fascismo non richiama solo un regime politico, incarna una cultura, un modo  di concepire  i
rapporti tra gli individui e i sessi, l'organizzazione d'una collettività, la gestione del dissenso. 
Nel suo saggio La nazionalizzazione delle masse, lo storico Georg L. Mosse  scrive  proprio 
questo quando vede l'attualità del fascismo non c ome una realtà di regime che può ripetersi
ma come una macchina politica ancora in grado di generare opinioni, convinzioni, comporta-
menti. In questo senso il passato nonè mai definitivamente alle spalle.  Il fascismo-regime è 
morto nel 1945, sopravvive però come luogo culturale. Possiamo anche considerarlo come
una latente "autobiografia della nazione"  - come lo definiva Piero Gobetti.

Lucianone