domenica 18 luglio 2021

Commenti - La lezione dello sport, dopo l'impresa della Nazionale di Mancini

 17 luglio '21 - domenica                           17th July / Sunday                            visione post - 3

(da la Repubblica - 12 luglio '21 - di Ezio Mauro)

La lezione dello sport
Anche la lotteria finale ha premiato la squadra migliore. e il Paese festeggia insieme la Nazionale
e se stesso, per una vittoria vissuta come un riscatto dopo la fatica e  la paura di due anni terribili. 
L'Italia che si ferma, in un rito collettivo, il Presidente della repubblica in tribuna a Wembley, i ca-
roselli per strada e i tricolori che tornano alle finestre. Ancora una volta  scopriamo  che  lo sport 
veicola ed esalta il sentimento nazionale, come se fosse diventato l'unica espressione umana capa-
ce di generare e legittimare democraticamente lo spirito patriottico , che in quest'epoca di scettici-
smo si ritrae dalla politica, dal'arte, dal cinema, dal dibattito culturale.  Allo sport riesce ciò che
alle altre forme organizzate del nostro vivere sociale non riesce più. Forse perchè è l'ultimo rifu-
gio autorizzato dell'epica, che dunque accetta  e  pretende una retorica nel linguaggio, o magari
perchè non si consuma compiendosi  come ogni cosa oggi, ma dura dilatandosi  nella memoria
dei gesti mirabili, senza esaurirsi con la fine del match, sopravvivendo oltre lo spazio televisivo.
Tutto questo normalmente si immiserisce nella categoria istintuale e spesso selvaggia del tifo,
dove ognuno retrocede alla logica primordiale del clan. Ma anche per il tifoso c'è sempre un mo-
mento in cui il fatto sportivo chiede di essere considerato per se stesso, indipendentemente dalla
febbre del tifo. E' il momento in cui l'emozione si combina alla geometria e sfiora la matematica,
diventa suprema logica che solo il virtuosimo tecnico, tattico e atletico traduce in spettacolo. Qui
sta il segreto dell'autonomia dello sport, affondato in mille contraddizioni, contaminato da mille
infedeltà. Ma quel fondo di autentica interpretazione della mistica sportiva di una disciplina, qu-
ello stupore collettivo nel vedere la performance, il gesto, il colpo che vanno oltre la misura del
prevedibile compiendo  ancora una volta  la magia dell'impossibile, riscatta tutto  nella  fusione
perfetta della tecnica con l'estetica, fino all'esultanza per il superamento del limite. 
Vale per ogni sport, e ogni volta spiega la dimensione sociale del fenomeno, dal calcio come os-
sessione ormai globale, al tennis che negli studi del sommo Clerici riscopre in Francia gli ante-
nati del XII secolo nel gioco della paume con le mani, coperte dai guanti bianchi, o nell'Enrico V
di Shakespeare, dove si parla  di "palle da tennis"  per la prima volta.  O nella morale del rugby, 
definito dagli inglesi l'unico modo onorevole di essere violenti. O nell'epopea del ciclismo, rias-
sunta nel Tour cantato da Gianni Mura, compendio di natura, fatica, paesaggio, salite, lavanda,
talento, fino a far dire a Marc Augè che il Tour, in realtà, è un villaggio che viaggia.
 C'è in più la funzione mimetica dello sport, che pesca nel nostro deposito ancestrale di sugge-
stioni per trasfigurare l'attrazione eterna per la violenza dei riti in una moderna liturgia simbo-
lica. Che però  riesce a mantenere  tutta la potenza ordalica del duello, perchè impegna ugual-
mente corpo, mente, nervi, coraggio e astuzia, così come Conrad pretendeva dai duellanti "abi-
lità, bravura, vigore, risolutezza".  Dante aggiunge che gli avversari, nel duello, "devono scen-
dere in campo non per odio nè per amore, ma di comune accordo". E introduce così un elemen-
to specifico della contesa sportiva: la lotta dentro le norme, la capacità dei contendenti di auto-
regolarsi mentre cercano di superarsi. In questo  lo sport  è addirittura pedagogico, oggi come 
ieri, in quanto insegna che non tutto è possibile, nemmeno nel gioco, distingue il lecito dall'il-
lecito, pretende la disciplina della forza, impone un arbitrato terzo, per regolamentare il con-
flitto.  Perchè abbiamo bisogno di tutto questo, perchè lo cerchiamo nello sport, perchè gli at-
tribuiamo un significato così generale, trasformando le sconfitte in proteste sociali, le scelte
tecniche in dibattiti culturali, le mosse tattiche in concetti strategici? Probabilmente eplichia-
mo nella modernità motivi custoditi nella memoria dei nosri istinti, rimessi in circuito dai ri-
tuali degli attori (Desmond Morris ha contato  28 diversi tipi di esultanza  per un goal)  che
chiedono una risposta-adesione ritualizzata ai tifosi: trasformandoli da semplici spettatori a
fedeli co-celebranti  dello stesso culto  che si sacralizza in campo, con gli elementi  di ogni
passione privata vissuta in pubblico, cioè la gioia e la sofferenza. Perchè l'altra lezione del-
lo sport è la sconfitta, l'insegnamento che non si può vincere sempre, perchè il gioco è dav-
vero tale se il risultato è ogni volta indeterminato, e tutto può davvero accadere.
Ecco perchè l'epopea sportiva, come ha detto Roland Barthes, esprime "quel momento fragile
della storia in cui l'uomo, anche maldestro e gabbato attraverso favole impure, intuisce  ugul-
mente un perfetto adeguamento tra sè, la comunità e l'universo". capita nelle giornate eccezio-
nali, quando la Nazionale di calcio lotta e vince la finale, Coppi stacca tutti sulla salita decisi-
va, la Ferrari taglia il traguardo per prima, Berrettini si gioca fino in fondo la chance  a Wim-
bledon.  Qui scopriamo il potere ideologico dello sport, che influenza il sentimento collettivo
del paese: anzi, certifica un'appartenenza, costituisce un'identità, genera un'unità che non è tra
diversi (come nelle intese politiche d'emergenza) ma tra uguali, qualunque sia  la  loro condi-
zione, la provenienza, il sistema d'idee. In questo senso l'evento sportivo supremo, come ab-
biamo visto ieri, diventa addirittura costitutivo dell'idea di nazione che la politica fatica a te-
stimoniare, accontentandosi in una sua parte di pervertirla nel nazionalismo.  Una fiammata
collettiva di passione italiana, dopo il grande interdetto che ci ha distanziati per due anni l'u-
no dall'altro, come se la salvezza fosse soltanto individuale. Una fiammata sincera ma fuga-
ce: perchè nello sport anche il più grande trionfo è effimero, e da domani tutta la posta ritor-
na in gioco.

Lucianone

giovedì 15 luglio 2021

L'Opinione del Giovedì - Resilienza e rinascita con rivoluzione nella Nazionale vincente di Mancini e... lo sport come lezione di vita

 15 luglio '21 - giovedì                                15th July / Thursday                           visione post - 7

Gli Europei di calcio 'Euro2020', che si sono giocati tra giugno e luglio in tante diverse città
europee, erano stati spostati e quindi rinviati causa pandemia da Coronavirus all'anno 2021,
dunque a quest'anno in corso.  Si sono conclusi, come sappiamo tutti, l'11 luglio '21 con la
vittoria e la conquista della Coppa europea da parte della Nazionale italiana.
Dunque saranno gli Europei di calcio che in futuro noi e le generazioni che verranno potremo
e potranno ricordare associandoli a questi terribili anni di pandemia che nel mondo non ha ri-
sparmiato alcun continente (escludendo forse i due estremi dei poli, artico e antartico). E così
come nelle guerre mondiali del passato sono stati sospesi sia Giochi Olimpici che Campionati
internazionali di football (e non sempre rinviati), anche per questa devastante crisi pendemica
è avvenuta la stessa cosa. Per fermare i grandi avvenimenti sportivi internazionali ci vogliono
guerre o pandemie altrettanto planetarie: dolori, sofferenze, morti, lutti epocali bloccano tutte
le attività gioiose, fantasiose, socialmente scambievoli che lo sport con i vari giochi che da es-
so derivano procura all'homo sapiens. E del resto è lo stesso uomo che ha inventato "lo sport":
all'inizio era quello che aveva due obiettivi e terminali di sostentamento come  la caccia e la
pesca, e quest'ultima è diventata un vero e proprio sport professionistico, mentre la caccia si
è evoluta ad esempio in sport come quello del tiro al piattello o tiro a segno con carabina.
 Lo sport significa tante cose, ma due obiettivi che lo sport  ha ormai da tempo  nel suo Dna 
sono: il benessere salutare, attraverso una attività fisica costante anche per sportivi dilettanti
e l'incanalare nel gioco (tra due o più persone) quelle regole in comune da rispettare che fan-
no crescere gli individui nella loro vita comunitaria. E anche lo sport più famoso nel mondo
che è quello del calcio segue questi obiettivi principali, e allo stesso tempo nel percorso della
sua storia ha dovuto fermare le più importanti gare e competizioni causa guerre o pandemie.
L'ultima volta che ha dovuto farlo è stato proprio per gli Europei 2020, rimandati all'anno in
corso 2021 (così come le Olimpiadi Di Tokyo 2020 sono state spostate a quest'anno) per la
pandemia da Covid-19 che ancora è in corso con le sue varianti, di cui la Delta propagatasi
dall'India è in ordine di tempo l'ultima e la più contagiosa. Nel frattempo, cioè durante l'an-
no 2021 e a dire il vero a partire dagli ultimi mesi del 2020 i campionati di calcio in Europa
si sono svolti regolarmente  pur con tutte le dovute  regole e distanziamenti, ma soprattutto
senza la presenza degli spettatori dentro gli stadi. E questa mancata partecipazione ha certa-
mente contribuito a frenare l'entusiasmo per questo sport e a raffreddare tutto l'ambiente del-
lo sport, che giustamente ha dato priorità alla salute pubblica.  E i tifosi hanno ugualmente
potuto assistere alle partite del campionato da casa sugli schermi televisivi, tenendo quindi
accesa la passione e il tifo, ma senza i contatti fisici dati dall'entusiasmo dei gol del proprio
team sul campo e in tempo reale: gli abbracci e le esultanze vocali sono stati eliminati per
la prima volta nello sport e non solo nel calcio. E pure per la prima volta questo divieto ha
portato a sopportare di malavoglia queste libertà che prima erano concesse: questo è stato
un primo processo generale nell'ambito sportivo, ma non solo in quanto tutti gli aspetti so-
ciali ne sono stati coinvolti, che possiamo  benissimo  chiamare  di resilienza, cioè di resi-
stenza attiva che consapevolmente sapevamo tutti sarebbe durata per un bel pò di tempo,
resistenza psichica ma anche fisica, per il fatto stesso di non potersi muovere liberamente.
Ben sapendo comunque che tale resilienza avrebbe dovuto prima o poi aver termine, ma
che nell'immediato era necessaria per non crollare, per resistere alle depressioni, alle fru-
strazioni, al panico stesso, tutti chiaramente generati da quell'origine pandemica furiosa
e inaspettata.
CONTINUA...
to be continuous...

lunedì 5 luglio 2021

STORIE / intervista - L'influencer "Stazzitta", Daniela Collu: l'arte di andare a piedi

 5 luglio '21 - lunedì                                    5th July - Monday                              visione post - 4

(da la Repubblica - 22 giugno '21 - di Viola Giannoli)

Daniela Collu ha 38 anni, conduttrice radiofonica e televisiva (ha guidato alcune puntate di X Factor), autrice, scrittrice, influencer. In migliaia (263 mila follower su Instagram) la conoscono come Stazzitta,  un soprannome familiare che le è rimasto appiccicato addosso. Scrive molto, parla molto, vive a Roma.  Quando ha voglia di ascoltare solo il suono del silenzio parte zaino in spalla e cammina, da sola. Così è nato pure il suo primo libro: "Volevo solo camminare" (il secondo - "Un minuto d'arte" - è una galleria di opere con il dono della brevità).

- Quand'è che si è detta "ok, io vado?
- "Avevo 35 anni: ho scoperto da adulta il camminare. Mi sono sempre spostata molto per lavoro e
mi sembrava fosse diventato una scocciatura. Volevo farlo in maniera diversa, non più per andare
da A a B. Una notte di caldo torrido romano ho detto vado, ho fatto "all in" e scelto il Cammino di
Santiago".
- Sono sempre di più le donne che partono per camminare da sole. Lei ha mai avuto paura? 
- "Di prendermi una storta, aspettare un soccorso, sì. ma non ho mai pensato che qualcuno potesse
farmi del male. Chi è in cammino condivide la tua stessa esperienza  e  quello diventa uno spazio
sicuro: non ci si rubano soldi, non si spostano cose, puoi contare sugli altri. Ho camminato di not-
te, ho camminato da sola, ma chi incontravo era sempre mio alleato. Forse fa più paura agli altri".
 - In che senso ?
 - "Quando ho deciso di partire sono iniziati una serie di tentativi di sabotaggio: 'Non hai le cavi-
glie adatte, ti perdi, ti ammazzano nel bosco'. Invece scopri  che è come  imparare a camminare
da piccoli: un passo dopo l'altro e va tutto bene". 
 - E sola si è mai sentita?
 - "E' quella solitudine che cerco. C'è lo smartphone, i social, gli incontri, ma quasi nulla della tua 
vita 'normale' ti raggiunge, perchè nulla ha quel ritmo".
 - Dopo un anno di pandemia a giugno è ripartita per la Via degli Dei
 - "Ho passato molto tempo in casa e in uno studio buio, avevo bisogno di stare senza soffitto. E'
il mio modo di tornare a respirare, di cercare il mio passo, il mio silenzio, anche se mentre cam-
mino canto moltissimo, a voce alta. Poi magari c'è uno dietro che a mia insaputa si becca il mo-
mento canoro... ". 
 - Cosa mette nello zaino? 
 - "Levo tutto e lascio il 10% del mio peso corporeo: vaselina da spalmare sotto i piedi come
dovessi farcire una torta per evitare lo sfregamento dei calzini, ago e filo per bucare e asciu-
gare le vesciche, mollette pr i panni, buste di plastica che non fanno rumore per non sveglia-
re gli altri e un cambio: ogni sera lavo tutto".
 - E non le manca nulla?
 - "No, per qualche giorno o settimana si può fare. La cosa più bella è proprio l'improvvisazione.
Essere libera di dire sono stanca o di proseguire due ore o di fermarmi mezza giornata a guarda-
re un panorama. Senza orari, programmi, shopping, visite guidate da rispettare. Il mio cammino
è questo: togliere al viaggio ogni forma di controllo".
 - E' una sfida? O la ricerca di una qualche spiritualità?
 - "Non la vivo in maniera agonistica ma non ho neanche una motivazione spirituale. Sono atea:
per me siamo un ammasso di cellule. Eppure cos'è l'anima ho potuto immaginarlo solo cammi-
nando: ho sentito come se mi avessero aperto il petto e ci fosse passato il vento dentro".
 - Miti da sfatare?
 - "Che si torni per forza distrutti, senza unghie. Sarò stata fortunata ma ho avuto solo una ten-
dinite spaventosa, non mi entravano le scarpe, ho camminato con i sandali. Oppure che sia ne-
cessariamente il viaggio della vita alla ricerca dell'Io.  Tra i miei ricordi preferiti  alla fine  c'è 
un australiano che in un bar con una coca cola sul tavolo e dei cavalli accanto mi ha bucato una
vescica. Io cammino perchè sono felice di usare il corpo, di divertirmi, di stancarmi.  E' un elo-
gio della fatica fisica". 
 - Appena tornata vuole ancora solo camminare?
 - "Quando inizi diventa una droga. La Francigena, il Cammino dei Briganti, una ciaspolada
nella neve: in testa ho già il calendario, non prenoto solo perchè porta sfiga".
 - Cosa dice ai suoi follower che vogliono imitarla?
 - "Che è un viaggio per tutti, da cucirsi addosso. Ho visto ragazzi in carrozzina, un 70enne
cieco dalla nascita, americani in infradito. Non importa dove vai o il modo in cui lo fai, ma
il fatto che sia tu a decidere tutto sul momento".

Lucianone

domenica 27 giugno 2021

Ultime notizie - dall' Italia e dal Mondo / Latest news

 27 giugno '21 - domenica                                 27th June / Sunday                           visione post - 2

SPAGNA - Coronavirus
Maiorca / Variante Delta: tremila ragazzi in quarantena per il maxi focolaio, 850 i positivi
Erano in gita di fine anno e, secondo una prima ricostruzione, avevano partecipato ad un 
concerto reggaeton nell'arena di Palma di Maiorca, a gite in barca e a feste in camere d'al-
bergo e locali pubblici.

Vaticano
La lettera di Bergoglio al prete degli omosessuali: "Dio è padre di tutti"
Il Papa scrive a padre James Martin, il gesuita famoso in tutto il mondo
per le sue idee aperturiste.

FRANCIA - Elezioni regionali
Exit poll: sconfitta per l'estrema destra di Marine Le Pen

ITALIA - 
Torino / Morte 18enne 
La madre: "Vittima di bulli già da piccolo, stavolta penso non abbia retto alle offese"
La procura indaga su ipotesi omofobia e induzione a suicidio

Lucianone

venerdì 25 giugno 2021

Sport - calcio / Europeo EURO20 - SuperMancini: a chi somiglia il tecnico della nostra Nazionale?

 25 giugno '21 - venerdì                              25th June / Friday                                visione post - 5


(da La gazzetta dello Sport - 19 giugno '21 - di Fabio Licari)

Il gruppo di Bearzot, la leadership di Lippi, il piacere per la manovra di Prandelli, l'atteggiamen-
to offensivo di Sacchi, la saldezza difensiva di Conte, la gioia di giocare di Vicini e, speriamo, 
la striscia di partite senza sconfitte di Pozzo. Manca l'Europeo vinto da Valcareggi, ma sarebbe
un riferimento inopportuno.  Per ora godiamoci quest'Italia Frankenstein, se non s'offende nes-
suno a Covercisno e dintorni: nel senso di combinazione del meglio delle Nazionali precedenti.
Nel romanzo di Mary Shelley, il dottor Frankenstein  fallisce l'obiettivo  di far nascere la "crea-
tura perfetta", generando un essere deforme e incompreso. Fin qui il dottor Mancini non ha sba-
gliato un'alchimia.
Bearzot e Lippi - Spogliatoio compatto e leadership forte 
Il ricorso ai due c.t. campioni del Mondo è inevitabile. In questa Nazionale  c'è il gruppo di Bear-
zot. Se non si fosse capito a Spagna 82, s'è visto quarant'anni dopo, con gli azzurri  ancora  com-
pagni "dentro", affranti per l'addio di Pablito.  Quel gruppo  era più  sulla difensiva, si chiudeva
in protezione, s'inventò il silenzio stampa, con il c.t. e Zoff a fare da schermo. Questo di Mancini
è gruppo mai stato nell'emergenza, ma che ha sviluppato lo stesso una solidarietà interna ammi-
revole. Un fatto su tutti: Immobile e Belotti amicissimi, e compagni di stanza, sebbene in lotta
per la maglia di centravanti. Un altro: Barella che si dice pronto alla panchina  se Verratti rien-
trasse e Locatelli fosse considerato insostituibile. Il gruppo nasce anche da una leadership forte
e non si può non pensare a Lippi 2006.  "Capo" di una "Squadra"  disposta a seguirlo  fino alla
fine. Non c'è giocatore che non gli abbia riconosciuto  un'autorevolezza senza eguali. Mancini
esprime il suo "liderato" solo in maniera diversa.
Vicini e Prandelli: giocare divertendosi con la bella manovra
Due delle Italie più belle? Quella del '90 di Vicini e quella del 2012 di Prandelli. Due squadre
con una straordinaria voglia di giocare e con il culto del bello.  Non sono state  notti magiche 
perchè lo cantava Gianna Nannini, ma per hè quel ritornello si adattava a una Nazionale entu-
siasmante, figlia dell' Under 21 altrettanto divertente. Giocavano con gioia quegli azzurri, co-
me quelli di Mancini, forse troppo per quanto gli piace spendere energie dal 1' al 90': un rischio
quasi inevitabile perchè l'Italia 2021 è fatta per andare sempre a mille. E per farlo nel nome del
gioco, come aveva spiegato già Prandelli con una squadra elegante, di manovra, dal doppio re-
gista (Pirlo-De Rossi), innamorata del palleggio e influenzata dalle suggestioni del Barcellona
di Guardiola. Oggi non mancano i collegamenti di quest'Italia con il City sempre progettato dal
catalano.
Conte e Sacchi - Difesa imperforabile e mentalità offensiva
Due cifre rendono l'idea: in 34 partite, gli azzurri hanno egnato 85 gol e ne hanno subiti 14. In
media, 2,5 fatti e 0,4 presi a partita. Ma fermarsi alle cifre sarebbe sbagliato.  Nel 1990 Vicini
subì un solo gol, quello di Caniggia che in semifinale arrestò la nostra corsa. Nel 2006 l'Italia
subì un autogol e un rigore. Nel 2016 fu coniata dalla stampa francese l'espressione "bastardi
senza gloria" per indicare la Bbc più Buffon, il vero simbolo di quella Nazionale, imperforabi-
le se si esclude il gol tedesco nei quarti (lo 0-1 con l'Irlanda a qualificazione raggiunta). Man-
cini ha coniugato la solidità difensiva con un attacco impressionante per quantità di gol e men-
talità offensiva: linea a cinque, trenta marcatori diversi in tre anni, squadra sempre con il van-
taggio territoriale. Come predicava Sacchi con il Milan e con la Nazionale. 
Pozzo e Valcareggi: la striscia senza sconfitte e l'indimenticabile 1968...
Il difficile viene adesso. Pozzo è arrivato alla striscia di 30 partite senza sconfitte. Mancini è 
a 29: con il Galles può eguagliare lo storico c.t. degli anni 30, dagli ottavi in avanti; comun-
que siamo già qualificati, si giocherà per superarlo. Poi ci sarebbe un ultimo obiettivo che ri-
sale al 1968 di Valcareggi, Ma ora proprio non ne parliamo...

Lucianone

giovedì 24 giugno 2021

STORIE - Scuola e Covid / LA MOSTRA della maestra Severine Daru'

 24 giugno '21 - giovedì                                24th June / Thursday                            visione post - 6

(da la Repubblica - 7 giugno '21 / Primo piano L'Italia contro il Covid - di Michele Smargiassi)

I bambini e la riscoperta del sorriso
L'insolita mostra ideata da un'insegnante per i piccoli alunni di una scuola
elementare nel Veronese. Per dare un volto alle loro maestre: non l'avevano
mai visto senza mascherina dopo un anno di pandemia. E il valore di un gesto
che anche noi grandi, quando tutto sarà finito, dovremo imparare daccapo.
No, "La Maestra Mascherata" non è stato un bel fumetto. Ma, come una fiaba, magari all'inizio
faceva un pò paura, poi d'un tratto, non più. La notizia semplice e bella arriva dalla provincia di Verona. Dalla scuola primaria di Povegliano Veronese, per la precisione. L'ultimo giorno di scuo-
la, appese alla parete del corridoio, i bambini hanno ritrovato le facce delle loro maestre. O me-
glio, l'altra metà di quelle facce. Quella mai vista. Quella che per un anno, o quel che ne è avan-
zato tra i sussulti dei decreti pandemici, è rimasta  coperta  dalla museruola sanitaria. Che è un
setaccio antipatico: lascia passare le parole, che appartengono alla didattica, ma trattiene il sor-
riso, che appartiene all'educazione. E il sorriso della maestra, per un bambino di quell'età, vale
tutta la differenza fra sentirsi bene e sentirsi male sul banco. Soprattuto per i bambini di prima,
che il volto intero delle loro maestre non l'hanno mai conosciuto dal vero. Sono stati accolti co-
sì, da volti dimezzati, nella comunità scolastica, derubati di quel necessario imprinting inclusivo.
L'idea di restituirglielo è venuta a una delle insegnanti, Severine Darù, e tutti quani. personale
tecnico compreso, hanno accettato con entusiasmo.  Si vede dai sorrisi, appunto, che bucano la 
fotocopie formato A4 di quelle foto (foto fatte bene, su sfondo omogeneo, veri ritratti, mica sel-
fie) incollate poi sui grandi poster . In un angolo, una citazione di Schiller: "Un sorriso non
dura che un istante, ma nei tuoi ricordi può essere eterno".
Quel mosaico di foto, i bambini pare l'abbiano studiato con divertimento, chissà, forse emozione,
provando ciascuno a riconoscere la propria maestra in uno di quei volti  che finalmente gettano
la maschera, dopo un anno di espressioni a mezz'asta. Cercando  di rimettere assieme  la  metà 
nota e la metà ignota di quei volti, come in certi giochi di memoria con le carte. Scoprendo, per
portarselo in vacanza, un sorriso mai visto, come la faccia sconosciuta della luna.
Noi adulti forse crediamo di avere fatto nella vita una sufficiente provvista di sorrisi, da bastar-
ci per quest'anno e passa di occultamento forzato.  Ne siamo davvero sicuri?  Forse  abbiamo 
pensato, e sperato: quando questa cosa sarà finita, i sorrisi li ritroveremo lì  dove li abbiamo
lasciati. Ne siamo proprio sicuri? Dopo tutto, i muscoli non usati si atrofizzano. Sì, abbiamo
continuato a sorridere inutilmente dietro i nostri hijab profilattici.  Ma un sorriso imbavagliato
è davvero un sorriso, o è solo una ginnastica del levator e dello zygomasticus? Rendiamocene 
conto, dietro quel sipario il valore semantico del sorriso si è spento. Abbiamo tentato di sosti-
tuirlo con i gesti, il pollice alzato, le mani giunte e cose così, ma non è la stessa cosa, è come
balbettare un'altra lingua. Quando ci leveremo questa dannata imbragatura, magari ci tocche-
rà rimetterci in esercizio, reimparare a sorridere, quasi daccapo.  Come bambini di prima ele-
mentare. E forse è un bene, perchè allora  dovremo darci  delle ragioni  per sorridere, e aver
voglia di farlo.
 
Lucianone

domenica 30 maggio 2021

SPORT - calcio / Serie A - 38^ e ultima giornata 2020/21

 30 maggio '21 - domenica                             30th May / Sunday                              visione post - 5

Risultati delle partite
Cagliari - Genoa   0 - 1  /  Crotone - Fiorentina   0 - 0
Sampdoria - Parma   3 - 0  /  Inter - Udinese   5 - 1
Atalanta - Milan   0 - 2  /  Bologna - Juventus   1 - 4
Napoli - H. Verona   1 - 1  /  Sassuolo - Lazio   2 - 0
Spezia - Roma   2 - 2  /  Torino - Benevento   1 - 1

CLASSIFICA 
 
INTER   91  /  Milan   79  /  Atalanta, Juventus   78  /  Napoli   77  /  Lazio   68  /  
Roma, Sassuolo   62  /  Sampdoria   52  /  Hellas Verona   45  /  Genoa   42  /  Bologna   41  /
Fiorentina, Udinese   40  /  Spezia   39  /  Cagliari, Torino   37  /  Benevento   33
Crotone   23  /  Parma   20  

Marcatori
C. Ronaldo       29        (Juventus)
R. Lukaku        24        (Inter)
L. Muriel         22         (Atalanta)
D. Vlahovic     21         (Fiorentina)
C. Immobile    20         (Lazio)  -  Simy   20    (Crotone)
L. Insigne        19         (Napoli)
D. Berardi       17         (Sassuolo)  -  L. Martinez    17    (Inter)
J, Pedro           16        (Cagliari)
Z. Ibrahimovic  15       (Milan)      -   D. Zapata    1Atalanta) 

  
COMMENTO -  di Luciano Finesso
                           (e spunti dall'Eco di Bergamo)

I colori più splendenti: tutti Nerazzurri, nel segno dell'Inter
e soprattutto dell'Atalanta!
Sì, il Milan è riuscito alla fine a conquistare la seconda posizione di classifica. Ma il colore
rossonero, anche se ha brillato per buona parte del campionato, non è stato il colore che ha
conquistato la gran parte dei tifosi dello stivale. Il colore predominante è stato bensì il nero-
azzurro: quello dell' Inter, campione d'Italia, e quello dell' Atalanta, la provinciale che ormai
si è inserita di prepotenza tra le grandi del nostro calcio e soprattutto del calcio europeo.
La Dea: 11 stagioni in crescendo 
Ecco cosa scrive Matteo De Sanctis sull'Eco di Bergamo del 14 maggio nella sua rubrica 
FUORI ONDA:
( - Tra venti giorni, il 3 giugno 2021, saranno trascorsi undici anni dal ritorno di Antonio Percassi
alla presidenza dell'Atalanta. Nel 2010 a Zingonia, alla presentazione della sua seconda esperien-
za ai vertici del club nerazzurro, aveva promesso l'immediato ritorno nella massima serie dopo la
retrocessione e fissato l'obiettivo in dieci anni di permanenza in serie A.  "An gà mia de turnà 'ndrè",
era lo slogan che aveva coniato. L'Europa era solo un sogno invocato a squarciagola dai tifosi, un
ricordo sbiadito per il quale bisognava tornare indietro di oltre vent'anni, a Inter - Atalanta 2 - 0 del
del 20 marzo 1991 in Coppa Uefa. Altro che bruciare le tappe: oggi l'Atalanta veleggia verso la sua
terza partecipazione consecutiva alla Champions League, l'ex Coppa dei Campioni - ).
_________
Nove giorni dopo il 14 maggio, quindi il 23 maggio di domenica, abbiamo saputo e avuto la certez-
za che la Dea (con la vittoria sul Genoa 3 - 4) era entrata di diritto nella Champions, e così quella
"ciliegina sulla torta" invocata da De Sanctis, e chiarament da tutti i tifosi, è arrivata e pure strame-
ritata.  Rammarico sì, c'è anche quello e probabilmente doppio: la Coppa Italia sfuggita per un sof-
fio, ma si sa che la Juve è sempre la Juve, e poi... quel non averci creduto fino in fondo per un pos-
sibile aggancio all'Inter in chiave Scudetto. Ma, si sa, non si può avere tutto! E per una pur sempre
provinciale bisogna proprio accontentarsi, per ora,,,
Che dire ancora dell'altra nerazzurra, ossia l'Inter? Due cose sole a questo punto: e se Conte non
avesse avuto Lukaku, e se l'Inter stessa non avesse avuto Conte, e se... tre per tre non facesse no-
ve, ma dieci? Boh!   

Lucianone

LIBRI / Saggio - "Il corpo non dimentica": è il corpo che disegna la mente

 30 maggio '21 - domenica                               30th May / Sunday                         visione post - 2

(da Corriere della Sera - 5 febbraio '21 - Elzeviro / di Giancarlo Dimaggio)

E' il corpo che disegna la mente
Se vogliamo comprendere l'origine della prolungata sofferenza collettiva e individuale che le
restrizioni al contatto sociale - indispensabili e razionali - stanno generando, leggiamo questa
voce di un dizionario fantastico della psicologia, analizziamo la lesione. Si parla di Baruch Spi-
noza, che nell' Etica scrive: "La Mente non conosce se stessa, se non  in quanto  percepisce  le
affezioni del Corpo".  Significa che il nostro pensiero ha radici nei segnali che visceri e musco-
li inviano al cervello e creano le basi per le idee coscienti. Sentire freddo o caldo, mostrano gli
esperimenti di John Bargh, influisce sul giudizio morale, avere le spalle curve o dritte modula
il senso di efficacia. Questo è il primo tassello. Il secondo è che  la mente  esiste  nel rapporto
tra corpi, nello scambio intersoggettivo. Il libro di Massimo Ammaniti e Pier Francesco Ferra-
ri Il corpo non dimentica (Ed. Raffaello Cortina, pagg. 193) parla di questo.
conoscete l'esperimento della still face, l'effetto sul bambino del volto immobile? Il bambino
emette segnali comunicativi, sorrisi, bronci, occhi spalancati e socchiusi.  La fisiologia della 
relazione richiede che la madre - o chi presta cure - risponda. E la madre adotta due strategie
comunicative automatiche: rispecchia e rimarca. - Rispecchia: il bambino sorride e la mam-
ma sorride, il bambino si corruccia e la mamma aggrotta le sopracciglia allo tesso modo. Ri-
marca: il bambino protesta e la mamma fa "Ooooh", spalanca gli occhi, lo imita e aggiunge
un sorriso benevolo. Questi passi di danza interattiva precoce fondano le basi per la comuni-
cazione sociale e sono il primo mattone sul quale il bambino  costruisce  il suo senso di esi-
stere e di avere un valore.  Il bambino è disegnato dall'evoluzione per cercare questi scambi,
non può rinunciarvi, sono il perno dell'intersoggettività, dell'essere con l'altro. Che succede 
se la mamma in cambio di un sorriso o di un broncio offre una faccia inespressiva? Il bam-
bino si disorienta, si confonde, protesta e infine si chiude in sè stesso. La mente umana non
è attrezzata per funzionare fuori dal contatto col corpo dell'altro, nel suo nucleo il libro par-
la di questo.  Si untuisce che significa un anno di mascherine, distanza, contatti fisici ridotti?
Siamo limitati nella principale fonte di senso. Per conoscere il niostro posto nel mondo dob-
biamo scambiarci sguardi e gesti   con altri visi e altri corpi a distanza ravvicinata, ma la di-
stanza necessaria oggi è troppo breve e rischiosa. E' il motivo per cui dobbiamo essere gra-
ti alla scienza, che grazie a vaccini e anticorpi monoclonali ci permetterà presto di tornare
all'intercorporeità naturale. 
Oggi la psicoterapia, non ultima la psicoanalisi di cui gli autori parlano, ha rimesso il corpo
al centro della scena. Conta la parola dei pazienti, ma ancora di più  lo scambio  di sguardi, 
atteggiamenti, la ricerca di sintonia non verbale e  la riflessione sulle interruzioni di quella
sintonia. Lo psicoanalista che oggi tornasse alla neutralità espressiva, la lavagna bianca, di
di qualche decennio fa, sa che violerebbe le condizioni  che permettono alla mente di fun-
zionare. In un certo senso creerebbe un micro-lockdown tra le due persone in seduts, vici-
ne a una distanza incolmabile. E invece oggi uno psicanalista - come ogni altro psicotera-
peuta - legge quello che il corpo del paziente, sintonizzato col proprio, sta scrivendo, e le
menti avviano un dialogo che porta alla salute.

Lucianone

venerdì 28 maggio 2021

Nuove riflessioni del Venerdì - Siamo stanchi di sentire "Mai più"

 28 maggio '21 - venerdì                             28th May / Friday                                visione post - 5

Il mondo del lavoro è sempre più scosso da una catena di morti, cosiddette 'bianche' ma che ormai
sono più nere e funeste che mai, che ha raggiunto giorno dopo giorno numeri da record solo in po-
chi mesi dall'inizio di questo 2021, ad arrivare a questo fine mese di maggio. Non si può più conti-
nuare così ed è giusto dire 'basta': ormai la sicurezza sul lavoro deve/dovrebbe essere la priorità! 
Solo che finora si è continuato a nicchiare da parte dei veri e vari responsabili di questo autentico
massacro quotidiano, dicendo sempre da parte loro: "Mai più", quando invece l'unica parola da di-
re chiara e metterla in pratica doveva essere proprio quel BASTA, cioè stop e diamoci da fare fa-
cendo rispettare le leggi che ci sono, mandando ispettori regolarmente per controllare seriamente
gli impianti di qualsiasi azienda, fabbrica, luogo di lavoro.   E non chiudere la faccenda in modo
unicamente burocratico, accontentandosi di  far vedere carte, scartoffie o documenti  spesso il tut-
to contraffatto, manovrato da chi è al comando ed è poi il primo a dire quel "Mai più" ipocrita.
 Una volta si diceva solo "Contano i fatti", Una volta, appunto. E adesso e ormai da tanti anni, si
dice solo "Dobbiamo cambiare sistema", "Promettiamo si farà al più presto", "Le cose non pos-
sono andare avanti così" e via dicendo a ruota libera che "non sarà più come prima" e quel "Mai
più" viene vomitato ogni volta che si succedono le disgrazie, che potevano benissimo essere evi-
tate se invece di vomitare parole di riparazione e redenzione futura, si stesse con la bocca chiusa
e si facessero proprio quei FATTI CONCRETI che potrebbero evitare altre morti, stragi sul lavo-
ro e non solo. 
E non solo, appunto: la funivia del Mottarone in Piemonte, l'orditoio che ha travolto una giovane
lavoratrice, pressochè a cottimo, in Toscana. E si potrebbe proseguire... magari con quelle morti
nascoste di cui non si sa nulla, proprio perchè accompagnate dal cosiddetto "lavoro in nero".
Ma ormai la parola che si sente sempre più spesso è Produttività, che nel mondo dell'economia
di mercato globale di oggi, è diventata una produttività selvaggia, senza controllo dove la mano-
dopera, oltretutto sempre più ricavata dal mondo del precariato, viene sacrificata al prodotto eco-
nomico finale ancor di più se e-commerce e digitale. Poi se la manodopera. già priva di protezio-
ni adeguate di salva-vita e usata per competere con un mercato estero senza regole, costa troppo
alle multinazionali ecco arrivare pronte le delocalizzazioni: così alle morti 'bianche' si accompa-
gnano e si aggiungono gli avvisi di licenziamenti in tronco, senza neppure più la possibilità del-
la cassa integrazione, il sindacato ha sempre più le armi spuntate, il governo latita.  E  allora di 
che parlano ancora quelli che continuano con la tiritera del 'Mai piu'?
- Luciano Finesso -

Lucianone