sabato 27 gennaio 2018

Istruzione / Scuola - GLI ABBANDONI in Italia: tra i più alti d'Europa; come recuperarli...

11 gennaio '18 - sabato                 11 th January / Saturday               visione post - 34


(da Repubblica - 11 gennaio '18 - Ilaria Venturi)
"Riportiamo in classe 135 mila ragazzi"
Un bel giorno non rispondono più all'appello tra i banchi:  lasciano lezioni  cominciate, 
non si ripresentano l'anno successivo, anche se promossi, vengono bocciati e gettano  
la spugna, dicono di volersi trasferire in un altro istituto, ma in realtà  non lo fanno.
Insomma: spariscono. Perduti alla scuola. Quelli che abbandonano medie e superiori,
quando stare in classe è ancora un obbligo, sono in calo.   Ma rimangono pur sempre un'emergenza. Anzi, sono "il problema", della scuola e del Paese, secondo l'ultimo rap-
porto del gruppo di lavoro  istituito  dalla ministra Valeria Fedeli e guidato  da Marco 
Rossi-Doria, maestro per 13 anni, ex sottosegretario all'Istruzione.
Di qui un piano nazionale di contrasto che tiene insieme azioni diverse, e scende nei det-
tagli: più asili, perchè c'è una relazione tra l'inserimento da piccoli nel sistema educativo
e il successo scolastico futuro, ma anche un sistema  di formazione professionale  nelle 
regioni  dove  non funziona; e ancora più tempo pieno, laboratori, didattica a misura del 
alunno. E aule aperte alla strada, come già si sperimenta  in alcune periferie di Napoli  e Palermo dove gli insegnanti seguono i ragazzi in famiglia, lavorando con educatori e as-
sistenti sociali.    Il fenomeno della dispersione è fotografato da Eurostat. Nel confronto
con l'Europa che valuta quanti giovani tra i 18 e i 24 anni hanno solo la licenza media o
una qualifica e non sono più in formazione, l'Italia ha fatto passi avanti: il tasso di quan-
ti abbandonano precocemente gli studi è passato dal 20,8% del 2006 al 13,8% del 2016.
Ma restano forti squilibri tra Nord e Sud, con Sicilia, Campania e Sardegna ben sotto la 
media nazionale.  L'istantanea sul biennio 2015-2016 emerge invece dall'anagrafe  Ed è
comunque impietosa: 14258 ragazzini che hanno abbandonato le medie, altri 8.949 per- 
si nel passaggio alle superiori, 112.240 che non hanno continuato gli studi nei licei  e in 
tecnici e professionali.  Un esercito di oltre 135mila dispersi. Soprattutto maschi, sedi-
cenni, stranieri, in particolare nati all'estero, o di origine rom o sinti (per loro il tasso 
di abbandono sale al 42%). Figli del disagio economico e culturale.  In Italia, ricorda 
il rapporto, oltre un milione di persone tra  i 3 e i 18 anni  è in condizione di povertà 
assoluta.    "Perdiamo troppi alunni - scuote la testa Rossi-Doria - Così neghiamo a 
bambini e ragazzi il diritto al futuro. Un danno che un Paese che fa sempre meno fi-
gli non può permettersi". Fedeli guarda alle conseguenze: "L'abbandono e la dispe-
razione hanno conseguenze negative non solo sulle vite dei singoli, causano una per-
dita economica per l'intero Paese in termini di Pil, minano la coesione sociale". 
Le condizioni di partenza sono un ostacolo.  Poi subentrano gli insuccessi  della scuo-
la che "a 50 anni  da Don Milani  è tuttora di classe", si legge.  Tra le indicazioni an-
che quella di limitare, con forme di moratoria, le bocciature, che "non sono efficaci".
Le ripetenze, osserva l'ex sottosegretario, sono l'anticamera  della  dispersione  nei 
quartieri difficili delle nostre periferie. "Io sono stato bocciato, ma avevo una fami-
glia che poteva aiutarmi a recuperare.  Quando però una bocciatura capita in una
famiglia povera, cosa accade? Il pèroblema non è bocciare, ma cosa succede dopo,
cosa faccio per quel ragazzo". -    Frena la ministra: "Abolire la bocciatura sarebbe 
controproducente, meglio un percorso di accompagnamento dei ragazzi". 
Il problema è la solita Italia a due velocità: in Veneto, a lasciare precocemente la 
formazione è l'8%, in Sicilia il  dato triplica. L'obiettivo è scendere sotto il 10%,
il target indicato dall'Europa per il 2020. Possibile?  "Non è una battaglia persa -
ragiona Rossi Doria - ma per vincerla occorre  un coordinamento nazionale per 
ottimizzare le risorse per almeno un decennio, l'individuazione di zone di educa-
zione prioritaria su cui concentrare gli interventi, che devono essere costanti nel
tempo. E una forte rete tra scuole e realtà educative: oratori, terzo settore, cen-
tri sportivi. E' un tema trasversale ai partiti, che deve diventare una priorità del
prossimo governo".

Lucianone

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