28 luglio '17 - venerdì 28th July / Friday visione post - 9
Se un deputato può dare pubblicamente della "testa di circonciso" a un suo avversario
politico ebreo, perchè un modesto gestore di spiaggia dovrebbe farsi degli scrupoli quan-
do invita all'altoparlante a "sterminare i tossici"? Le leggi servono (compresaa quella
contro l'apologia del nazifascismo, che come ben sanno i bagnanti di Chioggia è apologia
dello sterminio), ma il vero problema è la contagiosa perdita di peso della parola, usata
con la leggerezza del rutto anche quando ha la pesantezza del sasso. Massimamente sui
social (vero, onorevole Corsaro?) che sono la dinamo inesauribile del deperimento verba-
le, ma anche sui giornali, in televisione, sulla scena pubblica, si tira a parlare così come si
tira a indovinare. Sappiamo bene quante vittime ha fatto nei secoli, e ancora fa per ma-
no jihadista, la sacralità del Verbo. Ma non è un buon rimedio questo parlare a vanvera,
e vomitare quello che capita addosso agli altri. Il rischio è che alla fine il cerchio si chiuda,
e si chiuda malamente: ovvero che l'uso scriteriato della parola (l'uso scriteriato della li-
bertà) riporti in auge, come rimedio reazionario, la Parola Sacra. Ne farebbe le spese la
parola libera, che è anche parola responsabile.
(Da la Repubblica - 14 luglio '17 - L'Amaca / Michele Serra)
Lucianone
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venerdì 28 luglio 2017
domenica 23 luglio 2017
Cinema - Film "The dinner" con Richard Gere: delitti e recriminazioni
23 luglio '17 - domenica 23rd July / Sunday visione post - 24
(da La Repubblica - 18 maggio '17 - Al cinema / Paolo D'Agostini)
Questo di Oren Moverman è il terzo adattamento cinematografico del romanzo La cena
(Het Diner, 2013; in Italia Neri Pozza) dell'olandese Herman Koch, Dopo il primo firma-
to dal compatriota dello scrittore Menno Meyjes c'è stato nel 2014 quello del nostro Iva-
no De Matteo intitolato I nostri ragazzi. Più libera quest'ultima interpretazione e più let-
terale la nuova arrivata americana. Ma la dinamica drammaturgica è la stessa e riman-
da a molte altre assonanze con drammi a porte chiuse, "da camera" e con pochi perso-
naggi alle strette con i loro bilanci di vita: motivo pluri-frequentato da Roman Polanski.
Ma anche alimento di un paio di altri recenti film italiani, sia pur merscolando dramma
e commedia: Il nome del figlio di Francesca Archibugi e Dobbiamo parlare di Sergio Ru-
bini. Mentre il dilemma contenuto nella storia ci ricorda quello che accade in Il capitale
umano, il film di Paolo Virzì ispirato con molte licenze al romanzo omonimo di Stephen
Amidon.
TRAMA - Si tratta del periodico appuntamento in un lussuoso ristorante, con abituale
strascico di tensioni e disagi, tra due fratelli e le rispettive mogli. I due uomini, ciascuno
assecondato dalla moglie, sono molto diversi e in costante polemica, in aspro attrito tra
loro. Soprattutto in un senso, in verità: il fratello che ha avuto meno successo nella vita,
di carattere più chiuso e di indole più moralista, non risparmia disapprovazione all'al-
tro, al suo stile giudicato prevaricatore e alle sue scelte giudicate strumentali e ciniche.
Costui è un uomo di successo e di potere (nel libro futuro primo ministro, in questo film deputato e candidato alla carica di governatore, in De Matteo avvocato rampante).
Le schermaglie, che il nuovo film dilata molto in continue interruzioni della continuità
della cena, nascondono la ragione profonda dell'incontro che emergerà solo poco a poco
con effetti deflagranti oltre che sorprendenti. I figli delle due coppie, cugini e amici, ma
con un'aggravante di responsabilità da parte di uno in particolare (e la sua identità e ap-
partenenza familiare sono decisive nell'imprevisto bilancio finale), hanno commesso un
atto gravissimo, durante una nottata di annoiato e alcolico girovagare, ai danni di una miserabile e indifesa barbona. Mano a mano che il nodo emerge, non senza che esso ven-
ga presentato secondo diverse angolazioni - con il loro affondare in radici e recriminazio-
ni lontane nel tempo - e alternando presente e flashback, emerge anche la reazione dei ge-
nitori e con essa le differenti sensibilità e consistenze etiche. Il momento della verità - que-
sti ragazzi devono o non devono pagare per quanto hanno commesso? - sovvertirà quanto
avremmo potuto aspettarci.
Richard Gere è il politico, Rebecca Hall e Laura Linney sono le due mogli, e Steve Coogan,
il fratello pieno di fragilità e di rospi, nel quartetto emerge per la sua performance che dà
ragione a quanti sostengono la polivalenza dell'attore comico e i limiti di quello drammati-
co, dunque in ultima analisi la superiorità del primo. Attore britannico che ricordiamo nel
toccante Philomena di Stephen Frears, Coogan è infatti soprattutto noto come comico.
Lucianone
(da La Repubblica - 18 maggio '17 - Al cinema / Paolo D'Agostini)
Questo di Oren Moverman è il terzo adattamento cinematografico del romanzo La cena
(Het Diner, 2013; in Italia Neri Pozza) dell'olandese Herman Koch, Dopo il primo firma-
to dal compatriota dello scrittore Menno Meyjes c'è stato nel 2014 quello del nostro Iva-
no De Matteo intitolato I nostri ragazzi. Più libera quest'ultima interpretazione e più let-
terale la nuova arrivata americana. Ma la dinamica drammaturgica è la stessa e riman-
da a molte altre assonanze con drammi a porte chiuse, "da camera" e con pochi perso-
naggi alle strette con i loro bilanci di vita: motivo pluri-frequentato da Roman Polanski.
Ma anche alimento di un paio di altri recenti film italiani, sia pur merscolando dramma
e commedia: Il nome del figlio di Francesca Archibugi e Dobbiamo parlare di Sergio Ru-
bini. Mentre il dilemma contenuto nella storia ci ricorda quello che accade in Il capitale
umano, il film di Paolo Virzì ispirato con molte licenze al romanzo omonimo di Stephen
Amidon.
TRAMA - Si tratta del periodico appuntamento in un lussuoso ristorante, con abituale
strascico di tensioni e disagi, tra due fratelli e le rispettive mogli. I due uomini, ciascuno
assecondato dalla moglie, sono molto diversi e in costante polemica, in aspro attrito tra
loro. Soprattutto in un senso, in verità: il fratello che ha avuto meno successo nella vita,
di carattere più chiuso e di indole più moralista, non risparmia disapprovazione all'al-
tro, al suo stile giudicato prevaricatore e alle sue scelte giudicate strumentali e ciniche.
Costui è un uomo di successo e di potere (nel libro futuro primo ministro, in questo film deputato e candidato alla carica di governatore, in De Matteo avvocato rampante).
Le schermaglie, che il nuovo film dilata molto in continue interruzioni della continuità
della cena, nascondono la ragione profonda dell'incontro che emergerà solo poco a poco
con effetti deflagranti oltre che sorprendenti. I figli delle due coppie, cugini e amici, ma
con un'aggravante di responsabilità da parte di uno in particolare (e la sua identità e ap-
partenenza familiare sono decisive nell'imprevisto bilancio finale), hanno commesso un
atto gravissimo, durante una nottata di annoiato e alcolico girovagare, ai danni di una miserabile e indifesa barbona. Mano a mano che il nodo emerge, non senza che esso ven-
ga presentato secondo diverse angolazioni - con il loro affondare in radici e recriminazio-
ni lontane nel tempo - e alternando presente e flashback, emerge anche la reazione dei ge-
nitori e con essa le differenti sensibilità e consistenze etiche. Il momento della verità - que-
sti ragazzi devono o non devono pagare per quanto hanno commesso? - sovvertirà quanto
avremmo potuto aspettarci.
Richard Gere è il politico, Rebecca Hall e Laura Linney sono le due mogli, e Steve Coogan,
il fratello pieno di fragilità e di rospi, nel quartetto emerge per la sua performance che dà
ragione a quanti sostengono la polivalenza dell'attore comico e i limiti di quello drammati-
co, dunque in ultima analisi la superiorità del primo. Attore britannico che ricordiamo nel
toccante Philomena di Stephen Frears, Coogan è infatti soprattutto noto come comico.
Lucianone
Ultime notizie - dall'italia e dal Mondo / Latest news
23 luglio '17 - domenica 23rd July / Sunday visione post - 9
Stati Uniti
Il presidente Donald Trump cambia idea: via libera a
nuove sanzioni contro la Russia.
Russia
L'opposizione russa sfila contro la censura sul web:
"L'unica alternativa a Putin".
Italia - Trentino
Valle dei Laghi: scatta la caccia all'orso che ha aggredito un uomo.
Ma le associazioni animaliste annunciano battaglia.
Italia - Problema siccità
Acqua razionata in 20 Comuni della provincia di Roma.
E la Calabria chiede lo stato di calamità.
Lucianone.
Stati Uniti
Il presidente Donald Trump cambia idea: via libera a
nuove sanzioni contro la Russia.
Russia
L'opposizione russa sfila contro la censura sul web:
"L'unica alternativa a Putin".
Italia - Trentino
Valle dei Laghi: scatta la caccia all'orso che ha aggredito un uomo.
Ma le associazioni animaliste annunciano battaglia.
Italia - Problema siccità
Acqua razionata in 20 Comuni della provincia di Roma.
E la Calabria chiede lo stato di calamità.
Lucianone.
mercoledì 19 luglio 2017
LIBRI / utili - "Mimì fiore di cactus": la fiaba che aiuta i bambini
19 luglio '17 - mercoledì 19th July - Wednesday visione post - 16
Un libro per tutti i genitori che della pedofilia vorrebbero parlarne,
ma non osano. E per spiegare ai piccoli che "a volte ai grandi si
deve dire di no"
(da La Repubblica - 22 maggio '17 - Maria Novella De Luca / Roma)
Da qualche parte, in fondo al cuore, i bambini lo sanno. Se quella carezza di un adulto
è innocente oppure no. Se l'abbraccio, così stretto, di quell'amico di famiglia è affetto
puro, o invece l'intrusione in una loro sfera intima e inviolabile. Spesso però a questo
allarme interno i bambini non riescono a dare voce. Ed è del loro silenzio che gli Orchi
approfittano. Può servire allora spiegare, seppure con leggerezza, a ragazzini di sette,
otto anni, che cosa è e come riconoscre la pedofilia? Affrontare cioè il tabù dei tabù,
dentro il quale spesso nemmeno i genitori, nonostante il terrore che qualcosa capiti ai
loro figli, riescono ad addentrarsi?
Una casa editrice fiorentina, Librì, specializzata in progetti educativi, ha provato a
rompere il silenzio con una favola dal titolo Mimì fiore di cactus. dove accade che la
bambina Mimì e il suo amico porcospino Gastone si trovino in situazioni "strane"
in cui diventa necessario, fondamentale e salvifico dire di no. C'è ad esempio Mimì
in piscina , che mentre cammina negli spogliatoi viene invitata da un adulto -ad en-
trare nella sua cabina: Mimì non capisce il perchè, ma sente che quella situazione
è ambigua. E allora non entra nella cabina ma avverte la sua maestra. Perchè, sot-
tolinea il porcospino, "non bisogna seguire il primo che passa". C'è poi, ancora,
Mimì che mentre attraversa il parco viene affiancata da un signore che le dice "sei
carina", le accarezza i capelli, ma poi l. fferra un braccio e tenta di toccarla. Mimì
fa: "Bleah, non mi piace che mi tocchi" e grida forte, un altro adulto la salva e poi
tutti le dicono che è stata veramente brava a gridare forte. - "Il senso di questa fa-
vola è èproprio insegnare ai bambini a difendersi, a dire di No, a urlare il loro di-
sgusto per qualcosa che subiscono, ma anche entrare in contatto, attraverso le sto-
rie, con temi grandi come la paura o il lutto", spiega Maria Cristina Zannoner,
psicopedagogista che ha fondato la casa editrice Librì, specializzata in pr ogetti e-
ducativi per le scuole. "I genitori sono terrorizzati dall'idea che i loro figli possa-
no subire abusi o violenze, ma spesso non sanno come muoversi in questa sfera
delicatissima. Leggere insieme Mimì fiore di cactus, scritto dalla pedagoga fran-
cese Marie-France Botte, che ha lavorato moltissimo sul contrasto della pedofilia,
può essere l'inizio di un discorso, l'apertura di un varco nel silenzio tra genitori e
figli. L'obiettivo è far conoscere ai bambini in quali situazioni si potrebbero trova-.
re. E quindi come difendersi. Lo stile è leggero, i disegni alludono ai fumetti, ma
le informazioni sono chiare e dirette".
Ed è qui che bisogna porsi degli interrogativi. Elencare situazioni di pericolo, di
Orchi mascherati da adulti affettuosi, come accade per un'altra protagonista del
libro, la piccola Sara, molestata da Giovanni, amico di famiglia, o per Tommy, cui
un vicino di casa chiede di spogliarsi, non può indurre nei bambini paure e ansie
preventive? Portandoli magari a vedere pericoli là dove non ci sono?
"Il tono leggero del libro, l'invito che viene rivolto ai bambini di esprimersi, rac-
contare, dire di no anche agli adulti, se questi li infastidiscono, è un antidoto inve-
ce alla paura e al segreto, un appello alla libertà dell'infanzia", risponde Cristina
Zannoner. "L'autrice della favola ha lavorato a lungo con Terre des Hommes, ong
che si occupa in tutto il mondo di lotta alla pedofilia, e che utilizza per la preven-
zione proprio materiale informativo come questo, scritto con un linguaggio che
possa arrivare ai bambini".
"Il mio corpo è il mio corpo", dice forte Mimì, "è proprietà privata", a far capire
che al di là delle situazioni ambigue non sempre i più piccoli gradiscono comun-
que abbracci e solletico non richiesti. Aggiunge Zannoner: "La storia di Mimì è
all'interno di una collana che si chiama Colli lunghi, come il collo della giraffa,
così alto da poter vedere oltre le cose di tutti i giorni. E' la nostra idea: i bambini
possono sapere tutto, anche le cose più difficili. La sfida è trovare le parole giuste".
Lucianone
Un libro per tutti i genitori che della pedofilia vorrebbero parlarne,
ma non osano. E per spiegare ai piccoli che "a volte ai grandi si
deve dire di no"
(da La Repubblica - 22 maggio '17 - Maria Novella De Luca / Roma)
Da qualche parte, in fondo al cuore, i bambini lo sanno. Se quella carezza di un adulto
è innocente oppure no. Se l'abbraccio, così stretto, di quell'amico di famiglia è affetto
puro, o invece l'intrusione in una loro sfera intima e inviolabile. Spesso però a questo
allarme interno i bambini non riescono a dare voce. Ed è del loro silenzio che gli Orchi
approfittano. Può servire allora spiegare, seppure con leggerezza, a ragazzini di sette,
otto anni, che cosa è e come riconoscre la pedofilia? Affrontare cioè il tabù dei tabù,
dentro il quale spesso nemmeno i genitori, nonostante il terrore che qualcosa capiti ai
loro figli, riescono ad addentrarsi?
Una casa editrice fiorentina, Librì, specializzata in progetti educativi, ha provato a
rompere il silenzio con una favola dal titolo Mimì fiore di cactus. dove accade che la
bambina Mimì e il suo amico porcospino Gastone si trovino in situazioni "strane"
in cui diventa necessario, fondamentale e salvifico dire di no. C'è ad esempio Mimì
in piscina , che mentre cammina negli spogliatoi viene invitata da un adulto -ad en-
trare nella sua cabina: Mimì non capisce il perchè, ma sente che quella situazione
è ambigua. E allora non entra nella cabina ma avverte la sua maestra. Perchè, sot-
tolinea il porcospino, "non bisogna seguire il primo che passa". C'è poi, ancora,
Mimì che mentre attraversa il parco viene affiancata da un signore che le dice "sei
carina", le accarezza i capelli, ma poi l. fferra un braccio e tenta di toccarla. Mimì
fa: "Bleah, non mi piace che mi tocchi" e grida forte, un altro adulto la salva e poi
tutti le dicono che è stata veramente brava a gridare forte. - "Il senso di questa fa-
vola è èproprio insegnare ai bambini a difendersi, a dire di No, a urlare il loro di-
sgusto per qualcosa che subiscono, ma anche entrare in contatto, attraverso le sto-
rie, con temi grandi come la paura o il lutto", spiega Maria Cristina Zannoner,
psicopedagogista che ha fondato la casa editrice Librì, specializzata in pr ogetti e-
ducativi per le scuole. "I genitori sono terrorizzati dall'idea che i loro figli possa-
no subire abusi o violenze, ma spesso non sanno come muoversi in questa sfera
delicatissima. Leggere insieme Mimì fiore di cactus, scritto dalla pedagoga fran-
cese Marie-France Botte, che ha lavorato moltissimo sul contrasto della pedofilia,
può essere l'inizio di un discorso, l'apertura di un varco nel silenzio tra genitori e
figli. L'obiettivo è far conoscere ai bambini in quali situazioni si potrebbero trova-.
re. E quindi come difendersi. Lo stile è leggero, i disegni alludono ai fumetti, ma
le informazioni sono chiare e dirette".
Ed è qui che bisogna porsi degli interrogativi. Elencare situazioni di pericolo, di
Orchi mascherati da adulti affettuosi, come accade per un'altra protagonista del
libro, la piccola Sara, molestata da Giovanni, amico di famiglia, o per Tommy, cui
un vicino di casa chiede di spogliarsi, non può indurre nei bambini paure e ansie
preventive? Portandoli magari a vedere pericoli là dove non ci sono?
"Il tono leggero del libro, l'invito che viene rivolto ai bambini di esprimersi, rac-
contare, dire di no anche agli adulti, se questi li infastidiscono, è un antidoto inve-
ce alla paura e al segreto, un appello alla libertà dell'infanzia", risponde Cristina
Zannoner. "L'autrice della favola ha lavorato a lungo con Terre des Hommes, ong
che si occupa in tutto il mondo di lotta alla pedofilia, e che utilizza per la preven-
zione proprio materiale informativo come questo, scritto con un linguaggio che
possa arrivare ai bambini".
"Il mio corpo è il mio corpo", dice forte Mimì, "è proprietà privata", a far capire
che al di là delle situazioni ambigue non sempre i più piccoli gradiscono comun-
que abbracci e solletico non richiesti. Aggiunge Zannoner: "La storia di Mimì è
all'interno di una collana che si chiama Colli lunghi, come il collo della giraffa,
così alto da poter vedere oltre le cose di tutti i giorni. E' la nostra idea: i bambini
possono sapere tutto, anche le cose più difficili. La sfida è trovare le parole giuste".
Lucianone
giovedì 6 luglio 2017
Società / terrorismo in Inghilterra - Westminster, simbolo di democrazia
6 luglio '17 - giovedì 6th July / Thursday visione post - 26
(Da la Repubblica - 23 marzo 2017 - Allarme terrorismo / Il luogo - John Lloyd)
Londra -
Quasi tutti i giorni a Londra i turisti si affollano intorno al Parlamento, guardando
le statue di re Riccardo I, a cavallo, e del rivoluzionario del Seicento Oliver Cromwell,
in piedi con la mano poggiata sulla spada. Tutte e due queste statue sono appena al
di fuori delle mura. Poi, dall'altro lato della strada, nei giardini della piazza del Parla-
mento, c'è la statua ingobbita di Winston Churchill, un terzo personaggio che combat-
tè la sua battaglia più grande tra il 1940 e il 1945 da Downing Street, 200 metri più in là.
Tre guerrieri che enfatizzano il modo in cui molti britannici ancora amano vedersi. co-
me difensori della loro isola. Ogni democrazia ha un centro dove i deputati eletti dibat-
tono delle sue problematiche. <per noi britannici il Parlamento - costruito dopo che un
incendio aveva distrutto l'edificio originario, negli anni '30 dell'Ottocento - rimane il
simbolo potente di un'assemblea che in varie forme esiste da quasi otto secoli: è fra
i più antichi di questi luoghi di riunione e si è gradualmente evoluto in una democrazia
elettiva. - Il Parlamento fu danneggiato 14 volte dalle bombe durante la guerra, ma so-
lo una volta seriamente, quando l'ultimo giorno di incursioni intensive dei bombarda-
menti tedeschi, un ordigno distrusse la principale sala di dibattito della Camera dei co-
muni. Fu ripristinata solo nel 1948. Negli oltre 70 anni dalla fine della guerra, il Parla-
mento è cambiato poco nel suo aspetto esterno, e i suoi rituali vengono ancora in gran
parte osservati. Ma è molto più aperto, ora: il pubblico, come i giornalisti, può assiste-
re alle sedute nelle sale principali e nelle stanze delle commissioni. Grandi battaglie
oratorie hanno infuriato tra le mura di Westminster, ora non più dominate soltanto da
uomini. Anzi una donna, Theresa May, è tornata a ricoprire la carica più alta. Le bat-
taglie che si preparano sono cruciali come non mai: Il governo è deciso a portare il Re-
gno Unito fuori dall'Unione Europea, fra le tante ragioni per restituire potere al Parla-
mento. Al contempo, la Scozia, con il suo di Parlamento, potrebbe essere presto chiama-
ta di nuovo a scegliere attraverso un referendum se diventare indipendente. Un voto al
riguardo è stato sospeso a causa dell'attentato. Il Parlamento, mentre si sta occupando
di riportare in patria poteri delegati all'Unione Europea, affronta la prospettiva di per-
dere il potere sul Paese con cui si è unito più di tre secoli fa. Essendo una tappa di tutti
gli itinerari turistici, la piazza del Parlamento solitamente ha un'atmosfera festosa, con
i bambini presi in braccio per fargli vedere i monumenti e gli adulti che cercano di av-
vistare qualche politico famoso. Il terrorismo è stato discusso molte volte in Parlamento:
è la prima volta che vi entra.
La storia di Westminster
- La costruzione
Il palazzo di Westminster oggi ospita il Parlamento inglese: costruito nell'XI secolo,
prima era la residenza del Re
- La congiura delle polveri
Nel 1605 il complotto dei cattolici e di Guy Fawkes contro re Giacomo I
- Carlo I ucciso
Qui nel 1649 venne decapitato re Carlo I, dopo la guerra civile vinta da Cromwell
- L'incendio
Westminster è stato distrutto da un incendio nel 1834, come raccontato da Turner
in un celebre quadro
Lucianone
(Da la Repubblica - 23 marzo 2017 - Allarme terrorismo / Il luogo - John Lloyd)
Londra -
Quasi tutti i giorni a Londra i turisti si affollano intorno al Parlamento, guardando
le statue di re Riccardo I, a cavallo, e del rivoluzionario del Seicento Oliver Cromwell,
in piedi con la mano poggiata sulla spada. Tutte e due queste statue sono appena al
di fuori delle mura. Poi, dall'altro lato della strada, nei giardini della piazza del Parla-
mento, c'è la statua ingobbita di Winston Churchill, un terzo personaggio che combat-
tè la sua battaglia più grande tra il 1940 e il 1945 da Downing Street, 200 metri più in là.
Tre guerrieri che enfatizzano il modo in cui molti britannici ancora amano vedersi. co-
me difensori della loro isola. Ogni democrazia ha un centro dove i deputati eletti dibat-
tono delle sue problematiche. <per noi britannici il Parlamento - costruito dopo che un
incendio aveva distrutto l'edificio originario, negli anni '30 dell'Ottocento - rimane il
simbolo potente di un'assemblea che in varie forme esiste da quasi otto secoli: è fra
i più antichi di questi luoghi di riunione e si è gradualmente evoluto in una democrazia
elettiva. - Il Parlamento fu danneggiato 14 volte dalle bombe durante la guerra, ma so-
lo una volta seriamente, quando l'ultimo giorno di incursioni intensive dei bombarda-
menti tedeschi, un ordigno distrusse la principale sala di dibattito della Camera dei co-
muni. Fu ripristinata solo nel 1948. Negli oltre 70 anni dalla fine della guerra, il Parla-
mento è cambiato poco nel suo aspetto esterno, e i suoi rituali vengono ancora in gran
parte osservati. Ma è molto più aperto, ora: il pubblico, come i giornalisti, può assiste-
re alle sedute nelle sale principali e nelle stanze delle commissioni. Grandi battaglie
oratorie hanno infuriato tra le mura di Westminster, ora non più dominate soltanto da
uomini. Anzi una donna, Theresa May, è tornata a ricoprire la carica più alta. Le bat-
taglie che si preparano sono cruciali come non mai: Il governo è deciso a portare il Re-
gno Unito fuori dall'Unione Europea, fra le tante ragioni per restituire potere al Parla-
mento. Al contempo, la Scozia, con il suo di Parlamento, potrebbe essere presto chiama-
ta di nuovo a scegliere attraverso un referendum se diventare indipendente. Un voto al
riguardo è stato sospeso a causa dell'attentato. Il Parlamento, mentre si sta occupando
di riportare in patria poteri delegati all'Unione Europea, affronta la prospettiva di per-
dere il potere sul Paese con cui si è unito più di tre secoli fa. Essendo una tappa di tutti
gli itinerari turistici, la piazza del Parlamento solitamente ha un'atmosfera festosa, con
i bambini presi in braccio per fargli vedere i monumenti e gli adulti che cercano di av-
vistare qualche politico famoso. Il terrorismo è stato discusso molte volte in Parlamento:
è la prima volta che vi entra.
La storia di Westminster
- La costruzione
Il palazzo di Westminster oggi ospita il Parlamento inglese: costruito nell'XI secolo,
prima era la residenza del Re
- La congiura delle polveri
Nel 1605 il complotto dei cattolici e di Guy Fawkes contro re Giacomo I
- Carlo I ucciso
Qui nel 1649 venne decapitato re Carlo I, dopo la guerra civile vinta da Cromwell
- L'incendio
Westminster è stato distrutto da un incendio nel 1834, come raccontato da Turner
in un celebre quadro
Lucianone
lunedì 3 luglio 2017
Ambiente - Il Mediterraneo di plastica
3 luglio '17 - lunedì 3rd July / Monday visione post - 22
Uno studio del Cnr ha individuato dove le correnti portano
l'immondizia galleggiante. La massima concentrazione tra
Toscana e Corsica: 10 chili per chilometro quadrato
(Da la Repubblica - 17 dicembre '16 - L'ambiente / Elena Dusi - Roma)
Il Mediterraneo è diventato una zuppa di plastica. Un chilometro quadro, nei mari
italiani, ne contiene in superficie fino a 10 chili. E' questo il record del Tirreno setten-
trionale, fra Corsica e Toscana. Attorno a Sardegna, Sicilia e coste pugliesi, la media
è invece di 2 chili. Sono valori superiori perfino alla famigerata "isola di plastica" nel
vortice del Pacifico del nord: un'area di circa un milione di chilometri quadri in cui le
correnti accumulano la spazzatura dell'oceano. Qui la densità delle microplastiche - i
frammenti do pochi millimetri das cui è formata la "zuppa" - è di 335mila ogni chilo-
metro quadrato. Nel Mediterraneo arriva a 1,25 milioni. Per evitarlo, tutta la spazza-
tura dovrebbe andare nei cassonetti anzichè nell'ambiente.
L'analisi che ha riguardato i mari della penisola arriva da un gruppo di biologi del
Cnr ed è pubblicata su Scientific Reports. "A finire in mare sono soprattutto i rifiuti
della nostra vita quotidiana" spiega uno dei coordinatori, Stefano Aliani, che con i
colleghi nel 2013 ha raccolto i campioni di spazzatura a bordo della nave del Cnr
Urania. "Sacchetti e bottiglie vengono degradati dalla luce. Nel giro di anni o perfino
secoli, a seconda del tipo di plastica e dell'ambiente in cui finiscono, questi rifiuti si ri-
ducono in poltiglia". I frammenti microscopici sono stati raccolti con una rete specia-
le trainata dall?Urania in 74 punti di Adriatico e Tirreno. "Nel complesso - scrivono
i biologi nello studio - la plastica è meno abbondante nell'Afriatico, con una media di
468 grammi per chilometro quadro, rispetto al Mediterraneo occidentale" con una
media di 811 grammi. "La gravità della situazione del Mediterraneo non ci stupisce"
dice Aliani. "E' un mare sostanzialmente chiuso, in cui una particella ha un tempo di
permanenza di circa mille anni. Teoricamente, cioè, impiega tutto quel tempo per at-
traversare la stretta imboccatura di Gibilterra. Nelle sue acque sboccano anche fiumi
importanti come Danubio, Don, Po e Rodano". Anche se i mari diventano sempre più
torbidi (si calcola che dei 300 milioni di tonnellate all'anno di plastica prodotta nel
mondo, una dozzina finiscano in mare), quale sia la sorte di buona parte della spazza-
tura resta un mistero. "Non sappiamo dove sia oggi tutta la plastica che abbiamo pro-
dotto" spiega Aliani. "Quella che ritroviamo nelle nostre spedizioni non si avvicina
neanche lontanamente all'ammontare che secondo i nostri calcoli dovrebbe esere fini-
to in mare. Può darsi che molta si perda in fondo agli oceani, dove non abbiamo la
possibilità di osservarla". - La responsabilità delle zuppe marine va in buona parte
al packaging non riciclabile. In Europa scatole e involucri contribuiscono al 40% del-
la produzione di questo materiale e a più del 10% dei rifiuti. Il 92% della plastica tro-
vata in mare è composta da frammenti di meno di 5 millimetri. Tracce sono comparse
in Artide e Antartide. Sono finite inglobate in alcune rocce (un campione dei cosiddet-
ti "plastiglomerati" è stato osservato alle Hawaii nel 2014) e si sono infilate nei sedi-
menti dei fondali oceanici. Questo materiale è perfino stato proposto come uno dei se-
gni distintivi dell'antropocene, l'era geologica caratterizzata dai segni della presenza
umana sulla Terra. "Per l'ecosistema marino, i danni sono molteplici" conferma Alia-
ni. "Il pericolo più evidente per gli animali è il soffocamento". Ma questi frammenti
possono anche essere ingoiati dal plancton, le minuscole creature che si trovano alla
base della catena alimentare del mare. In Spagna è nata un'azienda - la Ecoalf - che
raccoglie sacchetti e bottiglie finite nelle reti dei pescatori e li ricicla producendo vesti-
ti. "Il problema non è solo la plastica in sè" prosegue il biologo del Cnr "Mancano
studi approfonditi, ma si pensa che questo materiale sia inerte per gli organismi". Più
pericolose sono le sostanze che alla plastica vengono combinate durante i processi in-
dustriali, per fornirle le caratteristiche volute. "Potrebbero agire come pseudo-ormoni,
creando scompensi nel sistema endocrino. "Abbiamo osservato il problema nelle balene".
Le tappe e i dati
Le spedizioni -
I campioni di plastica sono stati raccolti durante due spedizioni nel 2013 sulla nave
Urania del Cnr. I 74 campionamenti sono avvenuti fra Tirreno e Adriatico.
La rete -
La rete era trainata per 5 minuti a 1,5-2 nodi. Le plastiche sono state suddivise per
dimensioni e osservate al microscopio.
Lucianone
Uno studio del Cnr ha individuato dove le correnti portano
l'immondizia galleggiante. La massima concentrazione tra
Toscana e Corsica: 10 chili per chilometro quadrato
(Da la Repubblica - 17 dicembre '16 - L'ambiente / Elena Dusi - Roma)
Il Mediterraneo è diventato una zuppa di plastica. Un chilometro quadro, nei mari
italiani, ne contiene in superficie fino a 10 chili. E' questo il record del Tirreno setten-
trionale, fra Corsica e Toscana. Attorno a Sardegna, Sicilia e coste pugliesi, la media
è invece di 2 chili. Sono valori superiori perfino alla famigerata "isola di plastica" nel
vortice del Pacifico del nord: un'area di circa un milione di chilometri quadri in cui le
correnti accumulano la spazzatura dell'oceano. Qui la densità delle microplastiche - i
frammenti do pochi millimetri das cui è formata la "zuppa" - è di 335mila ogni chilo-
metro quadrato. Nel Mediterraneo arriva a 1,25 milioni. Per evitarlo, tutta la spazza-
tura dovrebbe andare nei cassonetti anzichè nell'ambiente.
L'analisi che ha riguardato i mari della penisola arriva da un gruppo di biologi del
Cnr ed è pubblicata su Scientific Reports. "A finire in mare sono soprattutto i rifiuti
della nostra vita quotidiana" spiega uno dei coordinatori, Stefano Aliani, che con i
colleghi nel 2013 ha raccolto i campioni di spazzatura a bordo della nave del Cnr
Urania. "Sacchetti e bottiglie vengono degradati dalla luce. Nel giro di anni o perfino
secoli, a seconda del tipo di plastica e dell'ambiente in cui finiscono, questi rifiuti si ri-
ducono in poltiglia". I frammenti microscopici sono stati raccolti con una rete specia-
le trainata dall?Urania in 74 punti di Adriatico e Tirreno. "Nel complesso - scrivono
i biologi nello studio - la plastica è meno abbondante nell'Afriatico, con una media di
468 grammi per chilometro quadro, rispetto al Mediterraneo occidentale" con una
media di 811 grammi. "La gravità della situazione del Mediterraneo non ci stupisce"
dice Aliani. "E' un mare sostanzialmente chiuso, in cui una particella ha un tempo di
permanenza di circa mille anni. Teoricamente, cioè, impiega tutto quel tempo per at-
traversare la stretta imboccatura di Gibilterra. Nelle sue acque sboccano anche fiumi
importanti come Danubio, Don, Po e Rodano". Anche se i mari diventano sempre più
torbidi (si calcola che dei 300 milioni di tonnellate all'anno di plastica prodotta nel
mondo, una dozzina finiscano in mare), quale sia la sorte di buona parte della spazza-
tura resta un mistero. "Non sappiamo dove sia oggi tutta la plastica che abbiamo pro-
dotto" spiega Aliani. "Quella che ritroviamo nelle nostre spedizioni non si avvicina
neanche lontanamente all'ammontare che secondo i nostri calcoli dovrebbe esere fini-
to in mare. Può darsi che molta si perda in fondo agli oceani, dove non abbiamo la
possibilità di osservarla". - La responsabilità delle zuppe marine va in buona parte
al packaging non riciclabile. In Europa scatole e involucri contribuiscono al 40% del-
la produzione di questo materiale e a più del 10% dei rifiuti. Il 92% della plastica tro-
vata in mare è composta da frammenti di meno di 5 millimetri. Tracce sono comparse
in Artide e Antartide. Sono finite inglobate in alcune rocce (un campione dei cosiddet-
ti "plastiglomerati" è stato osservato alle Hawaii nel 2014) e si sono infilate nei sedi-
menti dei fondali oceanici. Questo materiale è perfino stato proposto come uno dei se-
gni distintivi dell'antropocene, l'era geologica caratterizzata dai segni della presenza
umana sulla Terra. "Per l'ecosistema marino, i danni sono molteplici" conferma Alia-
ni. "Il pericolo più evidente per gli animali è il soffocamento". Ma questi frammenti
possono anche essere ingoiati dal plancton, le minuscole creature che si trovano alla
base della catena alimentare del mare. In Spagna è nata un'azienda - la Ecoalf - che
raccoglie sacchetti e bottiglie finite nelle reti dei pescatori e li ricicla producendo vesti-
ti. "Il problema non è solo la plastica in sè" prosegue il biologo del Cnr "Mancano
studi approfonditi, ma si pensa che questo materiale sia inerte per gli organismi". Più
pericolose sono le sostanze che alla plastica vengono combinate durante i processi in-
dustriali, per fornirle le caratteristiche volute. "Potrebbero agire come pseudo-ormoni,
creando scompensi nel sistema endocrino. "Abbiamo osservato il problema nelle balene".
Le tappe e i dati
Le spedizioni -
I campioni di plastica sono stati raccolti durante due spedizioni nel 2013 sulla nave
Urania del Cnr. I 74 campionamenti sono avvenuti fra Tirreno e Adriatico.
La rete -
La rete era trainata per 5 minuti a 1,5-2 nodi. Le plastiche sono state suddivise per
dimensioni e osservate al microscopio.
Lucianone
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