Oggi / today 27 gennaio - venerdì / Friday visualizzazioni 5.736
da "la Repubblica"
titoli in 1^ pagina
Ecco il testo del decreto-semplificazioni - Il Cavaliere: non stacco la spina al governo
Il Senatur: sei una mezza cartuccia
La rivoluzione dei certificati
Basta attese per i documenti pubblici. Berlusconi-Bossi: scontro su Monti
La forbice con i prezzi Il caso La polemica
si allarga all' 1,9% A Sud mancano benzina Il viceministro che accusa gli 'sfigati'
Salari a picco e alimentari Michel Martone e quel concorso
mai così bassi TIR SELVAGGIO vinto tra i dubbi dei commissari
da dodici anni ancora disagi L'Europa e la crisi. 3
L' analisi - fabbriche chiuse L'economia a due velocità
Il dramma sociale e merci bloccate indebolisce l'Unione
della disuguaglianza
In manette anche ex militanti di Br e Prima Linea
Cortei No Tav, ventisei arresti nei centri sociali
L'ordinanza
Quel filo rosso che lega
R 2 la Val di Susa a Roma
Non tagliamo gli aiuti Inchiesta italiana
agli ultimi del mondo Cocaina, ville e Ferrari
il regno dei Casamonica
Seno, denti: regole severe
Stretta Ue
sulle protesi
Approfondimenti__________________
L'analisi - Il dramma sociale della disuguaglianza (di Massimo Riva)
A stretto giro di posta dall'indagine di Bankitalia sul precipizio dei bilanci
familiari nel 2010, ecco l'Istat fornire con le sue cifre inconfutabili le
spiegazione principale dell'impoverimento progressivo di cui soffre una
quantità sempre maggiore di italiani. Il dato cruciale sta nella forbice
fra aumento dei salari e crescita dell'inflazione.
La paga oraria ha avuto un incremento dell' 1,4 per cento su base annua, mentre i prezzi sono
saliti del 3,3. Così segnando uno spread micidiale di quasi due punti percentuali (per esattezza
1,9) che non si registrava da 17 anni a questa parte. Fra le cause di questo differenziale l'Istat
mette in primo piano i ritardi coi quali da tempo si arriva al rinnovo dei contratti collettivi di
lavoro: mediamente ormai più di 2 anni dalla scadenza stabilita. Non dice, viceversa, perchè la
corsa dei prezzi sta riprendendo fiato nonostante il rallentamento dei consumi. Ma forse non è
poi così difficile spiegare l'andamento dell'inflazione. Da un lato, l'Italia è da mesi nuovamente
sul suo fronte più vulnerabile: quello dei rincari petroliferi che, attraverso benzina e gasolio, si
trasmettono a tutto il sistema. Dall'altro lato, il Paese continua a dover fare i suoi conti, sempre
in perdita, con quella frattura economico-sociale di fondo che separa le categorie deboli e pure
indifese per lo più del lavoro dipendente da quelle del lavoro autonomo, queste ultime in grado di
poter tutelare il proprio potere d'acquisto con acconci aumenti delle proprie fatture.
Si ha così l'ennesima certificazione che in Italia la disuguaglianza economica e redditizia fra
cittadini è in costante crescita con l'ulteriore effetto di aver bloccato quell'ascensore sociale
che dagli anni del dopoguerra aveva - in certe fasi anche brillantemente - funzionato integrando
nella vita della comunità le classi più diseredate. Con la crisi esplosa nel 2008 è cominciata in
proposito una lenta ma progressiva marcia indietro: i ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri
sempre più poveri, mentre arretra senza freni quella classe media che dovrebbe essere il luogo
di amalgama e di pacificazione dei conflitti sociali. - Occorre fare molta attenzione a questa
perversa distribuzione del reddito perchè è su questo terreno che si giocano le carte decisive
nella partita per il rilancio della crescita economica.
Si sta, infatti, realizzando quel classico modello di ingorgo malthusiano che in genere precede
le fasi di depressione. Quando le ricchezze si concentrano in poche mani e la gran parte della
società viene sospinta su livelli di penuria, si inaridisce quella linfa vitale di sostegno alle
alle attività economiche che è la domanda per consumi. E ciò perchè chi ha troppi soldi tende
inesorabilmente a impiegare la parte maggiore del suo denaro soprattutto in speculazioni
finanziarie che poco o nulla hanno a che vedere con il rilancio degli investimenti produttivi
di ricchezze reali oltre che di posti di lavoro. - Come ammoniva, appunto, il bistrattato
reverendo inglese quasi 200 anni prima di quel che è accaduto e sta ancora accadendo oggi
sotto i nostri occhi. - Nel tornante attuale la questione salariale acquista più che mai una connotazione che che non ha senso ridurre soltanto a un problema di pur evidente giustizia
sociale.
Se non si mettono più soldi nelle tasche di coloro che aspettano solo di poterli spendere per
avere un livello di vita meno indecente, non c'è (proprio) speranza di riavviare quel circuito
consumi-investimenti-occupazione che è la chiave di volta per rimettere in moto l'economia
a vantaggio dell'intera collettività. - Il successo della fase 2 del governo Monti ( quella
della crescita ) passa inevitabilmente sulla forzatura di questo varco difficile ma non
impossibile. E l'arma decisiva non può essere che quella di un Fisco stavolta forte con i
forti e debole coi deboli (quelli veri).
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E' molto interessante esaminare la situazione creatasi con il blocco imposto dai padroni
delle strade/autostrade, cioè dai camionisti e autotrasportatori, all'Italia e alle sue materie
prime (economicamente parlando). Ecco come sviluppa l'argomento il giornalista Paolo
Berizzi nel suo Dossier (pag.10-11),
Caso
TIR SELVAGGIO
La rivolta dei camionisti e le conseguenze dello stop
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