domenica 27 settembre 2020

Ultime notizie - dall'Italia e dal mondo / Latest news

 27-28-29 settembre '20 - domenica                  27-28-29th September / Sunday           visone post - 4 

ECONOMIA - Covid19
Wall Street e l'Europa tremano per i rischi della seconda ondata   
I mercati americani hanno archiviato la quarta settimana consecutiva in ribasso e va male
anche al di qua dell'Atlantico. Solo il Far East (soprattutto il Giappone) regala qualche 
sicurezza agli investitori.  
Venerdì sera sui mercati finanziari si è chiusa la quarta settimana consecutiva di declino degli indici azionari di Wall Street. Gli investitori hanno tutte le ragioni di essere preoccupati. Il contagio risale in tutto l'Occidente, questo sta già rallentando la ripresa economica. Negli Stati Uniti i nuovi ordinativi di beni durevoli sono saliti solo del +0,4% ad agosto, meno del previsto.

Italia - Scuola
Il Pd alla ministra Azzolina: "Periodo difficile, il governo rinvii il
concorso straordinario"
Il ministero: prova dal 22 ottobre a metà novembre. 32mila posti a 
bando. La polemica: il pasticcio nomine blocca l'arrivo degli insegnanti.

ISRAELE - lockdown
Netanyahu: il lokdown in Israele durerà più di un mese
Il primo ministro mette le mani avanti; "potrebbe volerci molto più
 tempo".Netanyahu ha confermato quanto già anticipato dal ministro
 della Sanità. Netanyahu ha poi fatto appello a "tutti i cittadini ad obbe-
dire alle regole, senza eccezione", aggiungendo che agli esercizi che non
si attengono alle restrizioni potranno essere tolti gli aiuti economici.
L'attuale lockdown è in vigore fino all'11 ottobre, fine delle feste 
ebraiche.

Un membro del personale del Medical Center di Gerusalemme mostra a una
paziente il disegno fatto dal nipotino.

Stati Uniti - Biden vs Trump
Stanotte (29 settembre) il dibattito-scontro Trump-Biden
Primo dibattito stanotte; Gopnick: "Occhi puntati su Biden. Deve attaccare
o Trump lo sbrana".  Trump: dalla bancarotta alla Casa Bianca con "The
Apprentice", evasore fiscale e indebitato: Donald fiuta il pericolo perchè
ora vacilla il mito del magnate; Biden: pubblica i redditi, 300mila dollari.
L'ex direttore della campagna di Trump aveva dieci armi in casa; non era
depresso, aveva un arsenale con sè e aveva picchiato la moglie.

Lecce - duplice omicidio
Confessa l'assassino di Daniele e Eleonora
"Li ho uccisi perchè erano troppo felici, Mi è montata la rabbia".
Arrestato Antonio De Marco, studente 21enne di Casarano. In passato
aveva vissuto in casa di Daniele De Santis. La svolta dopo una settima-
na di indagini.

Lucianone
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martedì 22 settembre 2020

AMBIENTE / Come si sono dimezzati i ghiacciai - Intervista allo scienziato Marco Giardino

 22 settembre '20 - martedì                         22nd September / Tuesday                  visione post - 7

(da l'ExtraTerrestre-manifesto - 27 agosto '20 - Mauro Ravarino)

"Così i ghiacciai si sono dimezzati"

L'essere la sentinella del cambiamento climatico investe i ghiacciai di un ruolo fondamentale nella comprensione dello stato di salute del pianeta. Ci svelano rischi e scenari futuri e ci possono aiuta-
re a prendere le misure per evitare effetti devastanti sugli ecosistemi.
Marco Giardino, docente di geografia fisica e geomorfologia all'Università di Torino, nonchè segre-
tario del Comitato Glaciologico Italiano, l'organismo più autorevole in materia, è uno degli scienzia-
ti al seguito della Carovana dei ghiacciai in viaggio sulle nostre Alpi.  
 - Professor Giardino, qual è il contributo del Comitato Glaciologico Italiano alla Carovana, promos-
sa da Legambiente?
- Mettiamo a disposizione metodologie di studio per avvicinarsi all'ambiente glaciale e misurare gli
effetti el cambiamento climatico. E tutto ciò lo dimostriamo sul campo, nelle varie tappe della Caro-
vana. Poi condividiamo un patrimonio scientifico che il Comitato, fondato nel 1985, sin dal 1914
aggiorna annualmente stilando un resoconto sullo stato dei ghiacciai italiani. Un archivio fra i più 
ricchi al mondo che testimonia un trend duraturo di riduzione glaciale. Ora, è utile divulgarlo alla
popolazione, anche per dare riconoscimento e nuovo sostegno al prezioso lavoro su base volonta-
ria degli operatori glaciologici.
 - Qual è complessivamente lo stato dei ghiacciai alpini? Quanto si sono accelerati in questi ultimi
anni i cambiamenti dovuti all'innalzamento delle temperature?
- Vivono uno stato di netta riduzione rispetto alla massima espansione  storica registrata a metà 
Ottocento, con una rapida accelerazione della contrazione negli ultimi decenni. Misurando l'arre-
tramento delle fronti del ghiacciaio  tracciamo  il cambiamento climatico  dell'ultimo secolo. Che
non è lineare. Ci sono state pulsazioni positive negli anni Venti e Settanta del Novecento prima
del più recente rapido collasso dei ghiacciai. L'aumento della velocità del cambiamento è la no-
stra preoccupazione. Se i ghiacciai delle Alpi occidentali intorno al 1850 si estendevano per 390
chilometri quadrati, una superficie poco più grande del Lago di Garda, oggi si sono praticamen-
te dimezzati. La velocità della riduzione è aumentata in modo esponenziale negli ultimi dieci an-
ni. Il ghiacciaio del Gran Paradiso ha avuto nell'ultimo anno un regresso di lotre 300 metri della
fronte e questo significa un vero e proprio collasso.
 - Avete presentato i primi risultati sul Miage e sul ghiacciaio del Monte Rosa. Cosa dicono?
- La superficie del ghiacciaio del Miage che scende dal Monte Bianco, dagli anni Novanta a oggi,
è sprofondata di circa trenta metri nel suo settore frontale. Quasi un metro l'anno. Rispetto all'ini-
zio del secolo scorso, la copertura detritica ne ha cambiato le caratteristiche della superficie, fa-
cendolo classificare da ghiacciaio bianco a nero. La mancanza di sostegno della massa glaciale
ha causato l'abbassamento della morena laterale destra in alcuni punti di oltre sei metri. Le mi-
sure effettuate sul Miage  durante la prima tappa della Carovana dei ghiacciai  sono particolar-
mente importanti perchè trasformano la percezione del cambiamento di questo ghiacciaio in da-
ti concreti e misurati , una condizione indispensabile per intervenire in modo efficace nella mi-
tigazione dei rischi.  Ma ogni ghiacciaio  si comporta  in modo diverso: per quanto riguarda il
ghiacciaio di Indren sul Monte Rosa non abbiamo, per esempio, potuto effettuare la misura del-
la fronte perchè coperta di neve e questo significa che il ghiacciaio ha cambiato il suo compor-
tamento. Normalmente la neve si conserva soprattutto nella parte superiore del ghiacciaio, ora
le valanghe ne percorrono tutta la superficie facendo diventare più consistente l'accumulo fron-
tale, e nel contempo la temperatura elevata  accelera  la fusione a monte.  I nostri operatori  ci
hanno segnalato, inoltre, che sul ghiacciaio i crepacci sono disposti in modo sempre più caoti-
co non solo longitudinali o trasversali, ma anche curvi, e questo significa che la massa è priva
di tensione e sta collassando.
 - Come avviene in sintesi il monitoraggio di un ghiacciaio?
- Ne abbiamo due tipologie. Sin dal 1914 il monitoraggio annuale della fronte del ghiacciaio
avviene dal confronto tra un segnale posto dagli operatori del Comitato Glaciologico e la po-
sizione effettiva del ghiacciaio, con strumenti semplici come rotelle metriche, distanziometri,
teodolite, Gps. Un altro tipo di misurazione più tecnologica avviene attraverso laser scanner,
per ricostruire modelli tridimensionali  della fronte glaciale  e  interpretarne gli spostamenti 
con precisione centimetrica. Sul sito web del Comitato sono liberamente accessibili e scari-
cabili i dati delle campagne glaciologiche annuali, che contribuiscono ad aggiornare il World
Glacier Inventory promosso dall' Unesco.
 - Quali sono gli interventi di mitigazione possibili per ridurre gli effetti del surriscaldamento
sui ghiacciai?
- Come scienziati definiamo lo stato dell'ambiente e possiamo suggerire misure di adattamenti,
ma la mitigazione dipende dal sistema economico e politico e da come questo sviluppa tecno-
logie e interventi. Noi, però, possiamo quantificare  le risorse  di un ghiacciaio, come l'acqua
messa a disposizione, e delinearne  gli scenari di utilizzo  tramite proiezioni; in questo modo 
possiamo contribuire a formulare politiche di adattamento, per l'uso della risorsa idrica come
per il turismo ad alta quota. Uno studio dell'Arpa Valle d'Aosta sul Lys (un bacino glaciale del
onte Rosa), stima che circa il 60% del deflusso totale annuale derivi dalla fusione nivale, fino
al 20% dalla fusione glaciale e che il resto sia generato dalle precipitazioni estive. Con misure
precise e diffuse sui bacini glaciali si potrebbe pianificare meglio l'uso idrico delle diverse val-
li alpine.
 - Come docente dell'Università di Torino, partecipa al progetto Ue ArcticHubs per la sostenibi-
lità dell'Artico, rappresentando i casi di studio sulla geodiversità alpina e sui servizi alle comu-
nità locali. Quale relazione esiste tra lo stato delle Alpi e quello dell'Artico?
- Le due situazioni sono legate  sia dalla fragilità dell'ambiente di fronte alle pressioni antropiche
 e al cambiamento climatico, sia dalla necessità di mitigare i conflitti che ne possono derivare. 
Diciassette istituzioni provenienti dai territori artici hanno considerato utile il confronto con una
ragione alpina, in particolare quella del Monte Rosa, in cui la popolazione da lungo tempo ha ma-
turato un atteggiamento attento e consapevole rispetto ai cambiamenti climatici. Dopo una precisa analisi delle componenti ambientali e delle possibili trasformazioni nell'uso del territorio, nelle Al-
pi come in Artico, è necessario dare vita  a un sistema pubblico partecipato  in cui la popolazione,
le imprese e le istituzioni diventino attori ella mitigazione. Proprio durante la Carovana dei ghiac-
ciai promossa da Legambiente abbiamo verificato sul territorio alpino che il dialogo fra le parti è
vivo e favorisce il raggiungimento degli obiettivi del progetto ArcticHubs.

I ghiacciaio dell'Aletsch (Svizzera), il più esteso delle Alpi

Lucianone

sabato 19 settembre 2020

Cultura - Colonialismi: l'eredità inquieta della negritudine

 19 settembre '20 - sabato                         19th September / Saturday                    visione post - 4

(da il manifesto - 8 luglio '20 - culture / di Paolo Vittoria)

Dopo il caso Floyd ci si deve augurare che crescano non solo le
mobilitazioni, ma anche lo studio epistemologico, cercando nella
conoscenza e nella cultura gli strumenti di lotta

Mentre Donald Trump si arrocca dietro all'ennesimo muro costruito  a protezione della sua
incapacità politica, la brutale violenza razzista negli Usa continua a lasciar segni indelebili
nei settori più emarginati. Le discriminazioni razziali trovano parte del proprio consenso in
un'epistemologia di carattere eurocentrico e coloniale.  In molti  saranno stati obbligati  ad 
imparare a scuola i nomi delle caravelle e  la biografia di Cristoforo Colombo, senza capir
nulla del genocidio  e dello sfruttamento sistematico che ha dato vita alla società moderna,
da cui prende piede lo squilibrio sociale che ancora viviamo e soffriamo.
E anche nei libri scolastici  di alcuni Paesi dell'America Latina, si trasmette la conoscenza
in forma eurocentrica, narrata mediante la falsa voce dei colonizzatori: una giustificazione 
silenziosa del razzismo, un consenso occulto alla sua ideologia. Non è un caso  che  tra le
statue a cadere nelle proteste degli stati Uniti ci sia stata proprio quella di Colombo.
Felix Valdés Garcia, attivista e studioso dei movimenti antirazzisti nei Caraibi, ricercatore
dell'Instituto de Filosofia dell'Avana, invita a riflettere sugli elementi cruciali di un'episte-
mologia coloniale, eurocentrica che, negando o distorcendo le identità culturali delle popo-
lazioni emarginate banalizza secoli di sfruttamento, schiavitù e violenza finendo col giusti-
ficare culturalmente il razzismo .  "Nelle isole dei Caraibi - spiega lo studioso - a soli tren-
t'anni dallo sbarco (di Colombo), si è verificata una catastrofe demografica che ha stermi-
nato la popolazione Arahuacan a causa del vaiolo, delle malattie veneree, dello sfruttamen-
to del lavoro, dell'abbandono forzato  delle precedenti condizioni  di vita comunitaria, ma 
anche per i numerosi casi di suicidio e in conseguenza della violenta reazione della cimar-
ronaje, la resistenza al sistema coloniale. A causa di tutto ciò, perì tra l'80 o il 90 per cen-
to dei nativi". -  Eppure in alcuni libri di storia si leggono ancora descrizioni folkloristiche
e caricaturali dei colonizzati e addirittura esaltate agiografie dei colonizzatori.   La pagina
drammatica del genocidio di popolazioni inermi viene "digerita" con la definizione di "Con-
quista delle Americhe".  Al riguardo, ricorda Valdés Garcia, "non so quanto  sia conosciuto
qui a Cuba l'atto di disobbedienza civile compiuto da Bartolomé Las Casas.  Il suo fu un ge-
sto di insubordinazione, di critica radicale all'impostazione coloniale e razzista della conqui-
sta contro il massacro dei popoli Taino delle isole di Hispaniola e Cuba. Rinunciando pubbli-
camente al suo dipartimento di "indios" - in base al sistema dell'encomienda la popolazione
nativa di uno o più villaggi era affidata a un colono spagnolo, ndr - mise fine alla complicità 
con la conquista, riconoscendo di aver assistito  ad atti di estrema violenza, incendi, assassi-
nii.  Il suo gesto ci dice che il potere e l'interesse dominano mediante la falsa idea di "razza"
che è il più efficace strumento  di violenza e classificazione sociale  inventato  negli ultimi
500 anni".  "Ma - aggiunge Valdés Garcia - c'è una storia dietro questa classificaziobne, ed
è che una volta giunti i colonizzatori, le popolazioni locali hanno smesso di essere se stesse
per diventare 'indios'. Una volta saliti sulla nave, uomini e donne  hanno smesso  di essere
qualcuno per diventare 'negri', Non provenivano più da un luogo, da una comunità, da una
cultura, ma erano ridotti a un'astrazione che sussiste fino ad oggi".
Questo vuol dire che lo stereotipo in sè è utile al processo di assoggettamento e sfruttamento
economico e del lavoro, ed andrebbe compreso il nesso tra il sistema di produzione e le rela-
zioni sociali e culturali.  In Europa  si utilizza difficilmente  l'espressione "negro", a riprova
di una nebbia fitta di ipocrisia che offusca un processo storico, un'epistemologia - quella del-
la "negritudine" - caratterizzata da colonizzazione, schiavitù ma anche emancipazione cultu-
rale. Un modo per occultare i meccanismi politici e culturali dei conflitti sociali. "Diversi in-
tellettuali e attivisti - sottolinea il ricercatore cubano - ci hanno permesso di conoscere e com-
prendere il concetto di negritudine, come quelli di indigenismo, transculturazione, alienazione
per il colore della pelle, mimesi del colonizzato, creolizzazione, razzismo epistemico. Pensia-
mo a Fernando Ortiz, Nicolàs Guillén, C.I.R. James, Aimé Césaire, Frantz Fanon, Walter Rod-
ney, Sylvia Winter, Michel Rolph-Trouillot.  Oltre a rendere visibile l'invisibile, il concetto di
negritudine distingue un'altra realtà, quella che viene lasciata ai margini, non vista dalle verit-
tà e dagli assiomi imposti dal dominio egemonico. La questione  è scomoda  perchè  porta  a 
rotture epistemiche che  dalla denuncia del fatto in sè (come il caso di George Floyd), passa-
no alla teoria politica, alla filosofia, alla riscrittura della storia in senso critico. Un intellettua-
le haitiano, Antenor Firmin, afferma che non dovrebbero esserci disuguaglianze tra le razze
umane, semplicemente perchè esse non esistono. Anche José Martì affermava che non ci so-
no razze. che si tratta di un'invenzione funzionale all'assoggettamento.
Proprio il grande pensatore e rivoluzionario cubano in Nuestra America si batteva per una 
società aperta, accogliente, indipendente, multiculturale mediante un'educazione popolare
che includesse tutte le classi sociali e costruisse la sua epistemologia a partire di più emar-
ginati, i colonizzati. "José Martì - aggiunge Valdés Garcìa - conosceva bene l'orrore della
schiavitù a Cuba". Da bambino tremava davanti a uno schiavo morto, appeso a un albero 
tra le montagne, e giurò di lavare questo crimine con la sua vita. Gli era chiaro che sareb-
be stata l'indipendenza dell'isola a portare gli schiavi fuori dall'invisibilità. Poi la Rivolu-
zione del '59, erede del suo pensiero, ha concesso a tutti legalmente le stesse condizioni
e opportunità. Anche se bisogna stare attenti perchè le idee e i giudizi razzisti posssono
essere latenti nelle società che provengono dalla schiavitù: Martì stesso riconosceva che
ciò che viene risolto dalle leggi può restare nelle coscienze. 
Ancora una volta emerge la questione culturale: l'educazione, la scuola, l'università so-
no strumenti indispensabili perchè raggiungono le coscienze, senza cui le leggi stesse
non hanno senso.  "Proprio per questo  il Che nel 1960, dopo  aver ricevuto  l'honoris 
causa dalla Facoltà di Pedagogia dell'Ateneo Central del las Villas di Santa Clara, di-
fendeva l'idea di un'università che si dipingesse di nero, mulatto, che fosse popolata
da operai e contadini". Un annuncio che non è chiaro se si sia tradotto o meno in real-
tà, se Cuba sia effettivamente libera dal razzismo.  "In parte. - replica Felix Valdès Garcìa -
Ci sono ancora forme velate di razzismo dovute a secoli di schiavismo ed esclusione, all'e-
redità di un processo di destrutturazione, di possesso materiale.   Molti  discendenti  degli 
schiavi continuano  a vivere nelle periferie  e  a fare i lavori più umili. Devo  dire  che  si
menziona poco il successo paradigmatico della rivoluzione haitiana e l'azione e il pensie-
ro di Tussaint de Louverture, che hanno posto fine al regime di schiavitù negra e al siste-
ma coloniale francese , costituendo la  prima Repubblica indipendente dell'America Lati-
na. La costituzione che fu promulgata nel 1801 è stato il primo grande testo anticoloniale,
antischiavista e amancipatore scritto da soggetti fino a quel momento soggiogati e ridotti
in schiavitù. Eppure si tratta di una vicenda che nella storia ufficiale è spesso ignorata".
 Anche i casi di violenza razzista a cui stiamo assistendo negli Usa ci dicono che c'è an-
ra molto cammino da fare e non solo a livello politico. Come suggerisce Valdés Garcìa.
"George Floyd è stato soffocato perchè era negro. Una banconota da 20 dollari, che si
sospettava falsa, è stato il pretesto per la sua morte. Come ha detto suo fratello, la vita
di un negro vale meno di tale somma irrisoria. E' orribile che sia accaduto nel XXI se-
colo e in un Paese leader per lo sviluppo economico e tecnologico  ma così povero se 
si guarda a quante coscienze sono sono preda di convinzioni inammissibili. Non ci si
deve augurare soltanto che la denuncia  e  le mobilitazioni contro i crimini razziali si
estendano e trovino ancora maggiore sostegno, ma che si approfondisca lo studio e si
moltiplichino i dibattiti sul tema dal punto di vista epistemologico, cercando nella co-
noscenza e nella cultura  gli strumenti politici  di lotta al razzismo  che vadano  oltre 
ogni forma di banalizzazione e silenziamento, spesso perpetuati in base a una conce-
zione coloniale della storia e del pensiero. 

Lucianone

venerdì 18 settembre 2020

Nuove riflessioni Del Venerdì - I negazionisti del Covid19 e gli assassini di Willy Monteiro

 18 settembre '20 - venerdì                            18th September / Friday                       visione post - 5

Da "Tutto andrà bene" e "Andrà tutto bene" con tanto di bandiere tricolori e canzoni consolatorie sui
balconi durante il lockdown, si è passati - alla fine del lockdown - alle manifestazioni-assembramenti
(senza mascherine e distanziamenti) nelle piazze al grido e alle grida sguaiate  di negazionismo  del
Covid19. Da marzo a fine agosto, nel giro dunque di 5 mesi buoni, se ne son viste di tutti i colori da
parte di tanti nostri concittadini italiani. D'accordo che alla base di tutto c'è stata, ma c'è tuttora, una
PAURA montante per questa epidemia che ha a m m a z z a t o migliaia  e  migliaia  di  persone  in 
tutto il mondo, e le reazioni a tale paura, spesso vero e proprio terrore, sono state (e sono ancora) di- versificate, spesso contrapposte.  Chi si vuole riparare  da questo virus  con mascherina, distanza e
lavaggio mani costante, chi pur credendo nella sua pericolosità lo affronta spavaldo senza protezio-
ne, distanza e pulizia necessaria, chi ci crede poco o niente perchè all'inizio, almeno, lo ha vissuto
da lontano e non ne ha toccato con mano (morte di familiari) la sua reale letalità e si è comportato
come il famoso San Tommaso, ma poi ha dovuto ricredersi quando si è avvicinato alla sua casa. 
Ma ecco che alla fine, quando il lockdown si sta per concludere e si attendono i risultati positivi -
come in parte in seguito si dimostreranno ed effettivamente si avranno - dei sacrifici fatti perchè
in buona parte imposti dalle regole del governo e degli scienziati, arrivano loro cioè i negazioni-
sti di professione, quelli che vengono a negare non solo l'evidenza del virus, ma la sua stessa esi-
stenza.

CONTINUA...
to be continued...

venerdì 4 settembre 2020

LETTERE - Essere single ai tempi della pandemia: dimenticati? Certamente sì.

 4 settembre '20 - venerdì                            4th September / Friday                       visione post - 5

(da la Repubblica - 12 giugno '20 - Invece Concita / di Concita De Gregorio)

DIMENTICATO CHI STA DA SOLO
(lettera - scritta a C. De Gregorio - di Vera D'Amico, ricercatrice di sismologia, 49 anni, fiorentina)
"Una famiglia su tre nell'Italia del 2020 è single, ovvero unipersonale, cioè costituita da una
persona che vive sola. E la percentuale è in costante aumento da anni. Single di ogni età. per 
scelta, per necessità o. più semplicemente, per le circostanze della vita.  Ma nella narrazione 
di questi mesi che stanno segnando l'esistenza di tutti, un terzo delle famiglie italiane, proprio
quelle più fragili in quanto solitarie (spesso non per scelta) sono state cancellate.    Non se n'e
parlato sui giornali (neppure nelle sezioni di approfondimento), non se n'è parlato nei talk show
(neppure in quelli meno sensazionalisti), per non parlare delle trasmissioni di intrattenimento,
dove la "quarantena" (non quella vera, toccata solo a chi è stato colpito dal virus e ai suoi fami-
liari) è stata narrata quasi come un gioco, spesso da celebrità costrette in case tanto grandi quan-
to affollate, con imbarazzo della scelta sia di luoghi (interni ed esterni) che di compagnia.
E neppure la voce più attenta alle sofferenze dell'anima si è rivolta a quei milioni di persone sole
che non potevano certo trovare conforto in "abbracci e carezze a figli e familiari", in quei "picco-
li gesti" da riscoprire in casa. E tra i single, è bene ricordarlo, ci sono tanti che si sono ritrovati a
esserlo dopo aver subito abbandoni dolorosi, per scelte altrui o per lutti. Milioni di persone che,
per più di due mesi, non hanno potuto sentire il calore di una carezza o di un respiro di una per-
sona amata, perchè altrove. E quanti poi si trovano ancora a lavorare confinati nel silenzio dei
propri appartamenti (in genere piccoli e non certo pensati per essere vissuti 24 ore su 24), pri-
vati anche di quelle relazioni umane diurne per loro ancor più importanti?  Per non parlare di 
quanti, nella solitudine delle proprie angosce, si trovano anche ad affrontare difficoltà materia-
li per un lavoro perso o divenuto ancor più precario. Ma nella narrazione di questi mesi non si
è parlato di loro. Si è parlato  solo  di famiglie, quelle tradizionali, ovviamente con figli (tutti
per scelta?) o, al limite, delle difficoltà nella vita di coppia in "quarantena".  E' pensabile che 
sia casuale questa dimenticanza, a tutti i livelli, in un Paese ancora così pervaso, nel 2020, da
un diffuso perbenismo cattolico".

Lucianone