venerdì 21 ottobre 2016

SOCIETA' / attualità - Giusto il Nobel della Letteratura al musicista Bob Dylan?

21 ottobre '16 - venerdì                 21st October / Friday                 visione post - 6


(da 'la Repubblica' - 14 ottobre '16 - di Vittorio Zucconi)
In questi giorni tristi nei quali l'America politica mostra al mondo il proprio volto
peggiore, un Nobel strappa dalla penombra del tempo il suo volto migliore, quello
della poetica e del sound che Bob Dylan incarna e di quell'America che avevamo
tanto amato.  -  Ci sono senz'altro scrittori e poeti altrettanto, se non più, merite-
voli del Nobel per la letteratura e già i critici si azzuffano come tanti si inalbera-
rono per il premio a Dario Fo, "il Giullare" scomparso proprio nel giorno del ri-
conoscimento a Robert Allen Zimmerman, in arte Bob Dylan. Ma nessuno, nep-
pure il grande Philip Roth ancora una volta ignorato, è stato come lui, con i suoi
"doggerell", le sue strofe popolari e dispettose, con la sua armonica da bivacco
di mandriani alla Frontiera, con la sua voce strozzata e rugginosa, con il suo cor-
po scontroso, la metrica di un tempo che cambiava.    E il pegno di un'America 
non ancora banalmente pop, ma di popolo.
Il Nobel al vecchio e  sempre più rinsecchito ragazzino ebreo del Minnesota poi
convertito al cattolicesimo, nato 75 anni or sono in una quaòlsiasi casetta di pae-
se nel "Grande Ovunque" americano perduto tra Charlie Brown  e  il Giovane
Holden, è un premio alla nostalgia. E' un riconoscimento  che l'Accademia Sve-
dese ha voluto assegnare, essendo certamente avvertita dei rischi che l'America 
civile sta correndo  con l'avvento possibile alla Casa Bianca  di un personaggio
torvo e prosaico come Donald Trump, alla nobiltà popolare, alla generosità cul-
turale di una storiaJ Dylan è stato gli anni Sessanta, anche se lui, nelle sue po-
che e brusche interviste, ha sempre respinto ogni tentativo di essere chiamato 
"un simbolo". Furono la concventrazione di eventi, la frana di "rolling stones",
di massi che franavano giù dalle colline delle certezze sgretolate dall'omicidio 
di John F. Kennedy, a fare di lui, della sua omologa femminile Joan Baez, del-
la chitarra elettrica di Jimi Hendrix a Woodstock, l'espressione del suo tempo.
Sullo sfondo della guerra in Vietnam, nell'eco dei colpi che in casa  colpivano 
JFK, Bob Kennedy, i volontari  per i diritti civili  in Mississippi, Malcolm X,
Martin Luther King, gli studenti della Kent State University, il governatore
razzista dell'Alabama Wallace, quella vocetta querula, a mala pena intonata, 
che domandava al vento quante volte si sarebbe dovuto morire, prima di po-
ter riposare nella sabbia, era la voce di una nazione sbigottita.
L'agitazione pelvica di Elvis Presley, che aveva segnalato ai genitori esterre-
fatti l'avvento  di una nuova morale  nei figli del "baby boom" postguerra,
sarebbe diventata con Dylan l'inquietudine dei figli verso l'eredità dei pro-
pri genitori. Non un appello alla ribellione, ma un ritorno, anche quello no-
stalgico e tenero, alla poetica dei cantastorie, dei "balladeer" alla Arlo Gu-
thrie, alla musica dei lunghi treni sulle rotaie infinite della Grande Prateria 
del Nord da dove lui, figlio di immigrati dalla Grande Steppa ukraina, veni-
va. La poesia della libertà non soltanto politica, ma creativa, che ora l'Acca-
demia svedese premia. -     Cinquant'anni dopo il suo massimo momento di 
creatività, che poteva sembrare circoscritta  al contesto  degli anni '60, del
mondo "beat", dei "ribelli senza una causa", i pezzi di Bob Dylan  ancora 
"crepitano di rilevanza", come scrisse la New York Sunday Review tre an-
ni or sono lanciando per prima l'ipotesi di una sua scandalosa candidatura.
Ma non sono stati i suoi ultimi lavori, la fatica della sua ultima tournèe sen-
za fine chiamata "Never Ending Tour" e non accompagnata dalle folle im-
mense che accolgono Bruce "The Boss" Springsteen. - Sono state, di nuovo,
le circostanze politiche e civili a ricordare la rilevanza di uno scrittore di no-
te e di parole che sembrava  avere chiuso la parabola   della  propria fatica
con l'elezione di un uomo di sangue misto alla Casa Bianca.  E invece si ri-
trova, a 75 anni, a guardare un'America incarognita e rabbiosa, assediata
dal rigurgito della propria storia peggiore.  Come l'ultimo Nobel per la let-
teratura assegnato a un americano , alla scrittrice afro Toni Morrison ven-
titrè anni or sono, fu letto come uno "statement", come una dichiarazione
che andava oltre  i suoi  pur grandi meriti artistici, così i 900 mila  dollari 
del Nobel a Dylan pagano il tributo a un'America che potrebbe tradire le
speranze suscitate da Obama, che pro prio a Dylan consegnò la "Medaglia
Presidenziale per la Libertà", la più alta decorazione civile.

Continua... to be continued...

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