visioni pubblico: 18
- Contrari, favorevoli, militanti e indifferenti
così sulla Tav si dividono abitanti e istituzioni
- Rapporto fra industrializzazione, sviluppo e
tutela ambientale
- Scontro tra le ragioni dello sviluppo
industriale e quelle della difesa della natura.
- Il ritmo frenetico della nostra epoca
- Segue l'inchiesta a cura di Roberto Saviano: "Le mani della mafia
sui cantieri della Tav" (da 'la Repubblica' del 6/03/'02)
Nel "territorio" della Comunità montana, che comprende anche la Val
Sangone, vivono in 120mila -
La popolazione, che solo in parte sarà "toccata" dalla Torino-Lione, non
è mai stata consultata con un referendum -
Centoventimila abitanti stanno su 2 valli ai piedi della Sacra di San
Michele. - Val susa e Val Sangone, che per anni si sono "contese" il
tracciato della Torino-Lione, ora convivono in un'unica comunità
montana che, a maggioranza, quest'opera non la vuole. E' comunque
difficile tracciare un quadro del consenso rispetto all'alta velocità:
non esistono sondaggi,e anche l'idea del referendum, più volte mes=
sa in prospettiva, è stata poi sempre abbandonata.
Per quanto riguarda i risultati elettorali, le ultime elezioni hanno
assegnato Susa, governata prima dal No-Tav Sandro Piano, ad un
sindaco del centro destra che è favorevole all'opera e ha "conqui=
stato", nel nuovo progetto, la costruzione di una stazione interna=
zionale nel suo comune. Ma il "sì" alla Tav non si è mai organizzato
ed è uscito poco allo scoperto: l'unico evento "promozionale" è stato
organizzato a Torino, nel chiuso di una sala congressi, e dalla valle
sono arrivati pochi operai e qualche sindaco.
I movimenti invece hanno una storia lunga almeno vent'anni:
manifestazioni, documenti e decine di pagine che spiegano le
ragioni della loro protesta.
Spagna:
Zapatero ha puntato troppo sulle linee ad Alta Velocità (AVE), che alla prova dei fatti hanno prodotto un pauroso deficit d'esercizio <<<<<<<< Going to see - ANDARE al VIDEO
[dal sito della TV svizzera-italiana]
[dal sito della TV svizzera-italiana]
Quelli del Sì-Tav
Sindaci
Schierati per il "sì" quelli di centro-destra dall'alta valle ai comuni invasi
dai Tir. - I sindaci dell'alta valle e delle montagne che hanno ospitato
l' Olimpiade invernale 2006 sono favorevoli alla Tav. Lo è il Comune di
Susa, oggi guidato da Gemma Amprino, convinta che la Tav porterà
turisti grazie alla nuova stazione internazionale dove fermeranno i treni
veloci, e soprattutto porterà lavoro. Ed è a favore anche Renzo Pinard,
sindaco di Chiomonte, che ospita il cantiere per la galleria esplorativa.
Insieme a loro anche i sindaci dei centri che oggi subiscono l'inquinamento
e il traffico provocati dal passaggio quotidiano di migliaia di Tir.
Ma è a favore anche gran parte della Val Sangone, dove governa il centro
destra, pur essendo lontana dall'alta velocità ma unita alla Val Susa dal=
l'appartenenza alla stessa comunità montana.
Commercianti
Con la nuova stazione internazionale in arrivo più turisti e posti di lavoro.
La TAV è sinonimo di lavoro e turismo per i commercianti dell'associazione
di Susa. posizione netta ed espressa più volte dalla presidente Patrizia
Ferrarini. "La Tav è l'unica salvezza per le nostre famiglie - ha detto -
Deve essere fatta bene, il progetto dovrà tutelare la salute di tutti, e
dovranno lavorare le nostre aziende e i nostri giovani. Vogliamo garanzie
chiare e precise, ma basta con questa sterile, ormai inutile guerra alla
Tav. Basta con la disinformazione "contro". Noi il treno lo vogliamo, e
siamo sempre di più a pensarla così". Sulla stessa linea anche gli
imprenditori di "Sviluppo e Tutela Valsusa": associazione nata l'estate
scorsa che raccoglie aziende edili e imprenditori-commercianti per
i quali la Torino-Lione è sinonimo di posti di lavoro e occupazione.
Gli esasperati
E' la nuova maggioranza silenziosa di valligiani stanchi del far west.
Sono tanti, anche se nessuno li ha mai contati. Non esistono sondaggi
sul consenso nei confronti della Tav da parte dei valsusini. A leggere
i dati elettorali però qualcosa si può capire: nel 2009 a Susa ha vinto il
centrodestra favorevole alla Tav con un ribaltone rispetto alla giunta
precedente, guidata da Sandro Piano, ora leader istituzionale della bat=
taglia contro l'alta velocità. Analoghi capovolgimenti sono avvenuti a
Condove e Bardonecchia. Altrove il "sì" alla Tav è arrivato in questi
mesi, per esasperazione. - I continui blocchi stradali, gli scontri con le
forze dell'ordine, l'immagine di una valle che vorrebbe essere turistica
ma che somiglia troppo spesso al far west non fanno bene alla causa
del consenso. Vivere in lotta non piace a nessuno. O quasi.
Quelli del No-Tav
I pacifisti
Famiglie, anziani e giovani per il "NO" senza fare mai ricorso alla violenza
LE MARCE sono nel dna della protesta No-Tav e dei valsusini: chilometri
e chilometri a piedi, in pianura, in montagna, con il freddo e con il sole.
Ogni volta è battaglia sui numeri, ma si tratta sempre di parecchie migliaia
di persone. Tra loro anziani e famiglie con bambini.
In prima fila sfilano i sindaci della maggioranza della Comunità montana,
eletti con il partito democratico, che qui ha una posizione diversa da quella
regionale e nazionale, favorevole all'opera. La loro arma sono i ricorsi: 7
solo negli ultimi mesi, contro il cantiere e contro il progetto. - Nei cortei
sventolano sempre le bandiere gialle di Legambiente, Wwf e spesso
insieme ai manifestanti 'marciano' anche i trattori della Coldiretti locale,
che teme danni per l'economia agricola.
Gli irriducibili
Sulle barricate anche a rischio denuncia: tra loro cattolici, verdi e centri
sociali. RESTANO per ore ai blocchi sull'autostrada, anche quando scende
il buio e inizia a far freddo. - (Organizzano bivacchi e pregano sotto le
finestre dell'ospedale Cto a Torino dove da lunedì 27 febbraio è ricoverato
Luca Abbà, caduto dal traliccio dell'alta tensione / a tutt'oggi ripresosi).
Rischiano "volentieri" una denuncia se si tratta di violare la zona rossa o
farsi portar via di peso dalla carreggiata. Come è successo mercoledì 29
febbraio quando 50 irriducibili si sono sdraiati sull'asfalrìto con le mani
dietro la testa per quella che hanno chiamato "protesta di resistenza
pacifica". Tra loro ci sono i ragazzi del centro sociale torinese Askatasuna,
che ha ormai una sorta di "distaccamento" in valle, le liste civiche No-Tav,
che hanno eletto amministratori in molti comuni, soprattutto nella bassa
valle, i Cattolici per la difesa della Valle, gli operai della Fiom, i grillini del
Movimento 5 stelle e gli iscritti a Sel.
Gli anarchici
Da Torino e Atene, pronti alla guerra sono gli antagonisti in trasferta.
Dopo 20 anni di lotta k'antagonismo è accolto a braccia aperte in Val Susa.
Dallo scorso giugno, quando sui terreni del futuro cantiere fu dichiarata
la libera Repubblica della Maddalena, poi sgomberata, hanno fatto la loro
comparsa "loro": Anarchici. Hanno accenti lombardi, romani, a volte
parlano francese e greco. Sono vestiti di nero, spesso a volto coperto.
Arrivano ai presidi con i caschi nascosti negli zainetti e sanno lanciare
una pietra a colpo sicuro. Erano il 3 luglio 2011 intorno al cantiere di
Chiomonte, dove sono tornati anche a dicembre per la lunga giornata
di scontri nei boschi. Non sono quasi mai isolati e il popolo dei presidi
li guarda, magari da lontano, senmza prendere le distanze.
"Siamo tutti black bloc" è lo slogan degli ultimi mesi.
(notizie tratte da 'la Repubblica' del 2 marzo '12 - di M. Giacosa)
Gli scontri in Val di Susa portano alla luce una tensione
che ha radici in questioni irrisolte della storia italiana. - Problemi che gli
altri Paesi hanno affrontato da tempo.
( Miguel Gotor - da R2 DIARIO di Repubblica / giovedì 7 luglio 2011)
ALTA VELOCITA'
Quel simbolo dell'eterno conflitto tra modernizzazione e natura
Gli scontri in Val di Susa sembrano riaprire una ferita antica nel nostro Paese,
quella del conflitto tra modernizzazione e tutela della natura, sviluppo e salute
pubblica. La rappresentazione di questo antagonismo ha un forte valore sim-
bolico che costituisce da sempre il cavallo di battaglia della cultura e della
propaganda ambientalista in Italia e non solo. Nei principali Paesi europei,
però, un simile campo di tensioni è ormai governato con un efficace protocollo
di compensazioni, campagne di comunicazione e regolamentazioni del débat
public che accompagnano la realizzazione di ogni grande opera.
Senza dubbio in Italia abbiamo ancora molto da imparare al riguardo se il
ministro degli Interni è giunto a invocare il passepartout del fantasma terro-
ristico e i "cattivi maestri" di ieri sono stati sostituiti dai "cattivi comici" di
oggi. - Per recuperare lo scarto tra simbologia e realtà, provando a spiegare
come mai questa raffigurazione tradizionale delle relazioni tra sviluppo e
territorio ancora resista nell'immaginario collettivo ... forse è utile ricordare
i 2 momenti e le modalità con cui in Italia si è posto per la prima volta il
tema del rapporto fra industrializzazione e tutela ambientale.
Anni Trenta - in quegli anni vi fu in Trentino una protesta di contadini
contro una fabbrica di alluminio che vide gli operai schierati sul fronte opposto.
Il primo caso conduce nel cuore di una fabbrica tipica agli albori del capitalismo
italiano: Edgar Meyer ne "I pionieri dell'ambiente" ha individuato l'origine
dello scontro tra le ragioni dello sviluppo industriale e quelle della difesa della
natura nella valle trentina di Vallagarina, ove nel 1927 la Montecatini costruì
una fabbrica di alluminio rimasta attiva fino al 1983. A metà degli anni Trenta
scoppiarono vaste proteste organizzate dagli abitanti del luogo colpiti dalle emis-
sioni di fluoro dell'impianto che cominciarono a danneggiare prima il bestiame
e le coltivazioni e poi gli uomini. La rivolta, con scontri di piazza e un notevole
protagonismo femminile, anche perchè la malattia colpiva in particolare i bam-
bini che si riempivano di macchie blu, fu sedata dal regime fascista perchè la
fabbrica stava assumendo un ruolo strategico nella produzione bellica.
La Montecatini risarcì in segreto i locali senza però assumersi ufficialmente la
responsabilità del danno, ma il vero conflitto scoppiò tra i contadini e gli operai,
i quali temevano di perdere il lavoro a causa delle proteste. Dentro questo evento
simbolo dello sviluppo industriale si trova la matrice di un doppio atteggiamento:
da un lato uno Stato repressivo e, dall'altro, una cultura operaia insensibile alle
tematiche ambientali percepite dai lavoratori come lesive del loro protagonismo
sociale.
Pasolini - Pier Paolo Pasolini negli anni settanta introdusse la distinzione tra
progresso e sviluppo. Una visione nostalgica della civiltà agricola.
I tratti peculiari di questa via italiana alla modernizzazione trovarono in Pier Paolo
Pasolini e nella sua distinzione tra sviluppo e progresso il critico più ascoltato. Egli
avrebbe reinventato il mito agreste del bel tempo perduto a uso e consumo del ceto
medio neo-urbanizzato che non aveva sperimentato le inumane fatiche e miserie
della vita contadina dei propri genitori. - La massima influenza di questo pensiero
si esplicò quando entrò in crisi il modello di sviluppo fordista e si fece strada
un'idea regressiva del progresso, in coincidenza con lo shock energetico del 1973.
Il secondo momento infatti si ebbe nel 1977 con la nascita del movimento anti-
nucleare a Montalto di Castro, ove, nel mese di marzo, si riunirono 20 mila per-
sone, per celebrare la "Festa della vita" e il 28 agosto si svolse la prima manife-
staxione nazionale. In questo movimento la violenza e il parossismo ideologico
di autonomia operaia e degli indiani metropolitani si mescolarono con le de-
nuncedi intellettuali come Dario Fo e Guido Ceronetti e con l'impegno pacifico
delle prime associazioni ambientaliste, dei radicali e della società civile organiz-
zata in comitati di artigiani, contadini, villeggianti e proprietari terrieri.
Non mancarono blocchi ferroviari, sabotaggi di cantieri e veri e propri attentati:
un ordigno incendiario venne lanciato contro la sede del Tar di Roma e contro
il consolato francese per vendicare la morte di un militante antinuclearista ucciso
dai gendarmi transalpini. Dal punto di vista paesaggistico la battaglia di questo
movimento ebbe esiti paradossali: grazie al referendun del 1987 il programma
nucleare fu bloccato, ma a Montalto di Castro si costruì comunque una centrale,
un "ecomostro" poi riconvertito in impianto termoelettrico ancora attivo.
Tuttavia il vero successo del movimento fu un altro: riuscire a isolare i violenti
facendo prevalere le ragioni e le modalità di una protesta pacifica e civile.
Queste due storie paradigmatiche aiutano a spiegare perchè la ferita del rapporto
tra ambiente e sviluppo non si è mai rimarginata del tutto nel nostro Paese: a causa
di uno Stato ostile o inefficiente, per il ritardo con cui il mondo operaio e sindacale
hano preso coscienza dell'importanza di una cultura ecologica e della necessità di
uno sviluppo sostenibile e perchè, ancora, la battaglia ambientale a volte è stata
occasione di strumentalizzazione politica violenta da parte di una minoranza estre-
mista. - Quest'ultimo punto appare oggi quello decisivo: se non si riuscirà a isolare
chi soffia sul fuoco dello scontro armato , anche le motivazioni e i timori dei No Tav
e del mondo ambientalista saranno oscurati fino aa scomparire del tutto.
( Miguel Gotor insegna Storia moderna all'Università di Torino )
_________________________________________________________________________________
_________________________________________________________________________________
( Mario Perniola - da R2 DIARIO di Repubblica - 7 luglio 2011 )
IL RITMO FRENETICO CHE POSSIEDE LA
NOSTRA EPOCA
(e il grande mito del tempo breve)
Si tende comunemente a collegare il mito della velocità con la
giovinezza e reciprocamente il mito della lentezza con la vecchiaia.
Infatti sembra che il primo nasca dal vitalismo esuberante e con
sovrabbondanza di energie che caratterizza quell'età della vita,
mentre un atteggiamento flemmatico ed indolente pare più con-
sono al modo di sentire senile. Tale collegamento può riferirsi
tanto alla vita degli individui quanto a quella delle collettività:
le società in ascesa sarebbero orientate a distruggere il loro
passato progettando continuamente riforme più o meno radi-
cali, mentre le società in decadenza resterebbero prigioniere
di un immobilismo sclerotico e paralizzante.
Tutt.avia non sempre è così. Infatti questa impostazione sottovaluta
l'importanza delle prospettive di attesa: gli anziani immaginano di
avere poco tempo davanti a loro e perciò hanno fretta; al contrario
dinanzi ai giovani si apre un orizzonte temporale quasi illimitato
che spesso li rende incapaci di prendere una decisione.
Se adottiamo quest'ottica, gli ultimi decenni, a partire dagli anni
Sessanta in poi, hanno un ritmo spasmodico e frenetico che è
foriero di catastrofi e di collassi, quasi che solo attraverso un'ac-
celerazione e un dinamismo esasperato sia possibile sottrarsi ad
un processo di disgregazione e di frantumazione che avanza ine-
sorabilmente dall'interno delle nostre società.
Le generazioni che ci hanno preceduto erano abituate a considerare
le disgrazie, le avversità, i disastri, le malattie come eventi 'normali'
dell'esistenza: da quando tutte queste cose sono diventate dei 'rischi'
e non dei 'pericoli' (nel senso etimologico della parola di 'prove'), è
cominciata una corsa ossessiva verso la ricerca di una sicurezza
che appare tanto più precaria quanto più conta sui rimedi predispo-
sti per garantirla.
Il mito della velocità è perciò oggi connesso con 2 problemi etico-
politici di grande rilevanza: l'azione e la fiducia. E la società con-
temporanea chiede non solo velocità, ma addirittura istantaneità:
come dice il pensatore francese Paul Virilio (l'inventore di una
nuova disciplina, la 'dromologia' o logica della velocità) il mondo
oggi non è altro che un perpetuo affrettarsi. Il posto del what's new
è stato preso dal next new. - L'evento si consuma nel suo annuncio:
quando avviene effettivamente è già obsoleto! Tuttavia tanto l'azione
quanto la fiducia richiedono tempo e ponderazione. Su questi argo-
menti il pensiero classico ha già detto tutto: festina lente (affrettati
lentamente) ossia "decidi lentamente e agisci in fretta".
L'istantaneità, il presentismo, il cosiddetto "tempo reale" non
appartengono all'orizzonte dell'azione, ma a quello della comu-
nicazione, nel quale non importano i contenuti, ma solo l'ebbrezza
di essere partecipi a qualcosa che è "qui ed ora". Così è compromessa
non solo la possibilità di agire, ma anche quella di elaborare psicolo-
gicamente ed intellettualmente ciò che si è vissuto.: per esempio, il
posto del viaggio è preso dal turismo, in cui si vede tutto, ma non si
assimila nulla. - In ogni aspetto dell'esistenza viene eliminata la
condizione dell'esperienza che implica non solo il vivere, ma anche
il rivivere, il ricordare, il riflettere, il trovare un significato, l'indivi-
duare un cammino, un orientamento, un progetto.
Quanto alla sicurezza, che è diventata una specie di psicosi collettiva
sulla quale speculano i governi per renderci sempre più docili, remis-
sivi ed obbedienti, essa può essere superata solo dalla fiducia non
negli altri, non in noi stessi, ma semmai nel ricordo dei pericoli che
abbiamo superato. - La vittoria sulle infinite paure che opprimono
come un asfissiante fardello la nostra vita quotidiana, si ottiene sol-
tanto se ogni giorno riusciamo a trovare un momento di sospensione,
di abbandono, di disinteresse nei confronti del bisogno e dell'utile.
( Mario Perniola è professore di Estetica a Roma Tor Vergata )
___________________________________________________________________________________
Paul Theroux: "Il treno stava volando attraverso un nero tunnel,
facendo volar via i pipistrelli appesi alle pareti"
(da "Il Gallo di ferro" - 1988)
Paul Virilio: " Di fatto, il regno domestico dell'automobilità
cede il passo al 'trasporto a alta velocità'"
(da "La deriva di un continente" - 1994)
Friedrich Durrenmatt: "Il treno doveva viaggiare a una velocità
straordinaria; il fragore che faceva era
spaventoso"
(da "Racconti" - 2003)
___________________________________________________________________________________
"Da Napoli alla Val Susa
le mani della mafia sui cantieri della Tav"
- Ecco gli errori da evitare per non arricchire i boss -
R. Saviano
..,.In questo momento ci si divide tra chi considera la Tav in Val
di Susa come un balzo in avanti per l'economia, come un ponte
per l?europa, e chi invece un'aberrazione dello spreco e una vio-
lenza sulla natura. u un punto però ci si deve trovare uniti: bi-
sogna avere il coraggio di comprendere che l'Italia al momento
non è in grado di garantire che questo cantiere non diventi la
più grande miniera per le mafie. - Il governo Monti deve com-
prendere che nascondere il problema è pericolosa.
Prima dei veleni, delle polveri, della fine del turismo, della spesa-
esorbitante, prima di tutte le analisi che in questi giorni vengono
discusse, bisognerebbe porsi un problema di sicurezza del siste-
ma economico. Che è un problema di democrazia.
Ci si può difendere dall'infiltrazione mafiosa solo fiaccando le im-
prese prima che entrino nel mercato, quando cioè è ancora possi-
bile farlo. Ma ormai l'economia mafiosa è assia aggressiva e l'Ita-
lia, invece, è disarmata. - Il Paese non può permettersi di tenere
in vita con i fiumi di danaro della Tav le imprese illegali. Se non
vuole arrendersi alle cosche, e bloccare ogni grande opera, deve
dotarsi di armi nuove , efficaci e appropriate.
Allora la priorità non può che essere la "messa in sicurezza del-
l'economia", per sottrarla all'infiltrazione e al dominio mafioso,
dotandola di anticorpi che individuino e premino la liceità degli
attori coinvolti e creino le condizioni per una concorrenzialità
vera, non inquinata dai fondi neri, Oggi questa messa in sicurez-
za non è ancora stata fatta e il Paese, per ora, non ha gli stru-
menti preventivi per sorvegliare l'enorme giro degli appalti e
subappalti. i cantieri, la manodopera, le materie prime, i traspor-
ti e lo smaltimento dei rifiuti, settori tradizionali in cui le mafie
lavorano (inutile negarlo o usare toni prudenti) in regime di qua-
si monopolio. - Quando i cantieri sono giganti con fabbriche
di movimenti umani e di pale non ci sono controlli che tengano.
Il business criminale -
Le mafie si presentano con imprese che vincono perchè fanno
prezzi vantaggiosi che sbaragliano il mercato, hanno sedi al
nord e curricula puliti; e il flusso di denaro destinato alla Tav
rischia di diventare linfa per il loro potenziamento, aumentan-
done la capacità di investimento, di controllo del territorio,
acccrescendone il potere economico e, di conseguenza, politico.
Non vincono puntando il fucile. Vincono perchè grazie ai soldi
illeciti il loro agire lecito è più economico, migliore e veloce.
Lo schema finanziario utilizzato sino ad ora negli appalti Tav
è il meccanismo noto per la ricostruzione post-terremoto del
1980: il meccanismo della concessione, che sostituisce la nor-
male gara d'appalto in virtù della presunta urgenza dell'opera,
e fa si che la spesa finale sia determinata sulla base della fat-
turazione complessiva prodotta in corso d'opera, permettendo
di fatto di gonfiare i costi e creare fondi neri per migliaia di
miliardi.
La storia dell'alta velocità in Italia è storia di accumuòlazione
di capitali da parte dei cartelli mafiosi dell'edilizia e del
cemento. - Il tracciato della Lione-Torino si può sovrapporre
alla mappa delle famiglie mafiose e dei loro affari nel ciclo
del cemento. Sono tutte pronte e già si sono organizzate in
questi anni.
Esagerazioni? La Direzione nazionale Antimafia nella sua
relazione annuale (2011) ha dato al Piemonte il terzo posto
sul podio della penetrazione della criminalità organizzata
calabrese: "In Piemonte la 'ndrangheta ha una sua conso-
lidata roccaforte, che è seconda, dopo la Calabria, solo alla
Lombardia". Così come dimostra la sentenza n. 362 del
2009 della Corte di Cassazione che ha riconosciuto defini-
tivamente "un'emanazione della n'drangheta nel territorio
della Val di Susa e del Comune di Bardonecchia".
L'infiltrazione a Bardonecchia (che arrivò a portare lo scio-
glimento del comune per infiltrazione mafiosa nel 1995 >
>primo caso nel nord Italia) è avvenuta nel periodo in cui
si stava costruendo una nuova autostrada e il traforo del
Frejus verso la Francia. Gli appalti del traforo portarono
le imprese mafiose a vincere per la prima volta in Piemonte.
I legami con il Nord -
Credere che basti mettere sotto osservazione le imprese edili
del sud per evitare l'infiltrazione è una ingenuità colpevo-
le. Le aziende criminali non vengono dalle terre di mafie.
Nascono, crescono e vivono al Nord, si presentano in re-
gola e tutte con perfetto certificato antimafia (di cui è
imperativa una modifica dei parametri). E' sempre dopo
anni dall'appalto che le indagini si accorgono che il
loro Dna era mafioso. Qualche esempio: la Guardia di
Finanza individuò sui cantieri della Torino-Milano la
Edilcostruzioni di Milano che era legata a Santo Mavi-
glia narcotrafficante di Africo. La sua ditta lavorava in
subappalto alla Tav, La Ls Strade, azienda milanese
leader assoluta nel movimento terre era di Maurizio
Luraghi, imprenditore lombardo. - Secondo le indagini
della Direzione distrettuale antimafia di milano, Lura-
ghi era il prestanome dei Barbaro e dei Papalia, fami-
glie 'ndranghetiste. Nel marzo 2009 l'indagine, deno-
minata "Isola", dimostrò la presenza a Cologno Mon-
zese delle famiglie Nicoscia e Arena della 'ndrangheta
calabrese che riciclavano capitali e aggiravano la nor-
mativa antimafia usando il sistema della chiamata
diretta per entrare nei cantieri Tav di Cassano d'Adda.
Partivano dagli appalti poi arrivavano ai subappalti
e successivamente - e in netta violazione delle leggi
e in contrasto con le norme antimafia - ad ulteriori
subappalti con affidamento dei lavori del tutto in
nero. Nell'Ottobre del 2009 l'Operazione Pioneer
arrestò 14 affiliati del clan di Antonio Spagnolo
di Ciminà (Reggio Calabria), proprietario della
Ediltava sas di Rivoli, con la quale si aggiudicò
subappalti sulla linea Tav. Dalla lombardia al
Piemonte il meccanismo è sempre lo stesso:"Le proiezione
della criminalità calabrese, attraverso prestanome - scrive
l'Antimafia - hanno orientato i propri interessi nel settore
edile e del movimento terra, finanziando, con i proventi del
traffico di droga e dell'usura, iniziative anche di rilevante
entità. In tale settore le imprese mafiose sono clamorosamen-
te favorite dal non dover rispettare alcuna regola, ed anzi
dal poter fare dell'assenza delle regole il punto di forza per
accapparrarsi commesse".
A Reggio Emilia l'alta velocità è stata il volano per far
arrivare una sessantina di cosche che hanno iniziato a
egemonizzare i subappalti nell'edilizia in Emilia Ro-
magna. Sulla Tav Torino.Milano si creò un business
mafioso inusuale che generò molti profitti e che fu
scoperto nel 2008. Fu scoperta una montagna di rifiuti
sotterrati illegalmente nei cantieri dell'Alta Velocità:
centinaia di tonnellate di materiale non bonificato,
cemento armato, plastica, mattoni, asfalto, gomme e
ferro intombato nel cuore del Parco lombardo del
Ticino. La Tav diventa ricchezza non solo per gli
appalti ma anche perchè puoi nascondere sottoterra
quel che vuoi. Una buca di 30 metri di larghezza e
10 di profondità è in grado di accogliere 20 mila
metri cubi di materiale. Ci si arricchisce scavando.
e si arricchisce riempiendo: il business è doppio.
Il sistema dei subappalti
I cantieri Tav sulla Napoli-Roma raccontano bene
quello che potrebbe essere il futuro della Tav in
Val di Susa. Il clan dei Casalesi partecipa ai lavo-
ri con ditte proprie in subappalto e soltanto fino
al 1995 la camorra secondo la Criminalpol 10 mi-
la miliardi di lire. Fin dall'inizio gli esponenti
del clan dei Casalesi esercitarono una costante
pressione per conseguire e conservare il controllo
camorristico sulla Tav in 2 modi: o infiltrando le
proprie imprese o imponendo tangenti alle ditte
che concorrevano nella realizzzzione della linea
ferroviaria. I cantieri aperti dal 1994 per oltre 10
anni, avevano un costo iniziale previsto di 26.000
miliardi, arrivato nel 2011 a 150.000 miliardi di
lire per 204 km di tratta; il costo per chilometro è
stato di circa 44 milioni di euro, con punte che
superano i 60 milioni. - Le indagini della Dda
spiegarono alcuni di questi meccanismi scopren-
do che molte delle società appaltatrici erano legate
a boss.imprenditori come Pasquale Zagaria coin-
volto nel processo Spartacus a carico del clan dei
Casalesi (e fratello del boss Michele, il quale,
ancora latitante, riceveva nella sua villa impren-
ditori edili dell'alta velocità).
Lucianone
Nessun commento:
Posta un commento