lunedì 7 novembre 2011

Inchiesta - Approfondimenti - Genova in ginocchio. Perchè?

L' INCHIESTA  -   Disastro alluvione nel nord Italia                           
                            Liguria e Genova in ginocchio. Perchè? 
                            Solo colpa delle alluvioni, peraltro previste con buon anticipo?
                            Naturalmente no. Ci sono altre colpe. Vediamole una pe una. 

 - CORSI  DEVIATI  e  LAVORI  MAI  FATTI -
La conseguenza: tutti i torrenti intorno a Genova sono bombe a orologeria.
Per la manutenzione dei torrenti e di tutto l'aspetto idrogeologico le risorse
tagliate sono state dell' 84 % in cinque anni.
Nessun cantiere per ridurre la pericolosità della rete fluviale è stato aperto.
Solo metà dei piani di emergenza  per l'evacuazione dei cittadini è aggiornato. 
La spiegazione  del perchè nel 2011      un nubifragio, violento ma annunciato,
riesca a mettere in ginocchio una città intera con torrenti che straripano e persone
che muoiono, è anche  nelle parole amare     del decano dei professori di sicurezza 
idraulica, Luigi D'Alpaos, ordinario all'Università di Padova. E' dal 1966 che studia
le centinaia di alluvioni che hanno colpito l'Italia.

Lucianone: 
dicendo le cose come stanno:
IN ITALIA,  ANCHE  PER QUANTO RIGUARDA LE ALLUVIONI, 
LA POLITICA  NON HA MAI VOLUTO IMPARARE DAL PASSATO,  MA
SE NE E' SEMPRE FREGATA  E  CON LA COSTRUZIONE SELVAGGIA E
DUNQUE CON LA CEMENTIFICAZIONE HA LUCRATO A DANNO DEI CITTADINI!!

Continuiamo a leggere dalla Carta Stampata, da "la Repubblica" di Domenica 6 novembre 2011 -
Il dossier - pag. 8
"La politica, a tutti i livelli, non ha mai voluto imparare dai disastri del passato -
:dice D'Alpaos - e non finanzia la difesa del territorio perchè non porta voti. E' un
problema culturale, e oggi anche economico".  Cosa bisognerebbe fare, dunque?
Già nel 2005 i Piani di assetto idrogeologico hanno elencato, regione per regione,
gli interventi per ridurre la pericolosità della rete fluviale italiana. 
In quei Piani di assetto sono indicati centinaia di invasi di trattenuta temporanea del-
l'acqua da costruire a monte dei centri abitati sia  per controllare le piene  sia per ri-
durre  la velocità dell'acqua.  "Un invaso da 60 milioni di metri cubi - spiega D'Alpaos - risolverebbe ad esempio il problema delle piene per fiumi come il Piave e il Bacchiglio-
ne. Costa 150 milioni di euro".
Nei Pai (Piani di assetto idrogeologico) sono indicate le dighe di laminazione per control-
lare lo straripamento  e  le aree golenali  da ripristinare  spostando case e aziende. Una
mappa fiume per fiume. In tutto servono 41 miliardi di euro. E' quanto ha stanziato il mi-
nistero dell'Ambiente? I fondi straordinari per le opere di difesa del territorio - si legge 
in un dossier dell'Ance, l'associoazione dei costruttori - ammontano sulla carta a 2 miliar-
di, tra Stato e Regioni.
In realtà nessun cantiere di quelli previsti è stato aperto. Sono stati erogati appena 300
milioni di euro, e solo per tamponare le emergenze dell'ultimo biennio.

FONDI RIDOTTI e RISORSE TAGLIATE  per la  MANUTENZIONE  
Per la manutenzione dei corsi d'acqua (la pulizia degli alvei e il rimboschimento delle
sponde, per aumentare la solidità e la capacità drenante delle acque) va ancora peggio.
I fondi ordinari assegnati dal ministero sono stati ridotti, negli ultimi 5 anni, dell'84%. 
Erano 550 milioni nel 2008, saranno 84 nel 2012.. Briciole. "La manutenzione spetta agli
enti locali - spiega l'ingegnere Paola Paglia, della Protezione Civile - ma senza l'aiuto del-
lo Stato nessuna amministrazione riesce a trovare risorse nel proprio bilancio per la cura
dei canali".
Diciamo poi che l' Italia è oggettivamente un Paese difficile come territorio. L' 82% dei 
comuni è ad "alta criticità idrogeologica", in Valle d'Aosta, Umbria, Molise e Basilicata
lo sono tutti. Sono a rischio circa 3,5 milioni di italiani.   "Nonostante ciò  - dice Giorgio 
Zampetti di Legambiente -e nonostante nubifragi sempre più frequenti a causa dei cam-
biamenti climatici,  le amministrazioni concedono permessi  a costruire  in aree  vietate
dai PAI, quelle ad alto rischio a ridosso dei fiumi. A volte anche sopra.  A Reggio Cala-
bria ci sono cantieri nella Fiumara dell'Annunziata, a Milano il fiume Seveso è stato co-
perto da edifici e strade, a Genova c'è un palazzo che ha i pilastri portanti nell'alveo del 
torrente Chiaravagna!!!".    Quando la piena arriva in città come queste , sfondando gli
stretti canali sotto le strade e le case, c'è poco da fare. 

I  POSSIBILI RIMEDI
"Bisognerebbe 'stombare'  i torrenti sotterraneiri come il Fereggiano a Genova - propone
Zampetti - rimuovendo le coperture dove possibile. alzando ponti e gallerie, allontanando
le strade dagli argini".  Tutto ciò significa rivoltare l'assetto urbanistico della città.
In casi di calamità dovrebbero anche scattare i piani di emergenza per l'evacuazione e la
sicurezza dei cittadini. Il 70 per cento dei comuni italiani ne ha uno, ma solo nel 50 per cento
dei casi è aggiornato e a norma di legge.  E sulla comunicazione ai cittadini c'è ancora molto
da fare.

NOTA BENE di
Lucianone:
Per quanto riguarda i piani di emergenza per l'evacuazione e la sicurezza dei cittadini,
invito ad andare a vedere e leggere il post di questo blog riguardante: l'uragano Irene:
29 agosto in  Attualità - New York: l'uragano Irene - Grande cronaca e polemica .




                        Un momento della seconda alluvione nel centro di Genova



Lucianone                                                                                                            
                                                                                                 

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