sabato 25 giugno 2022

IDEE / riflessioni - La parola: spazio-tempo e commento/riflessione di l. finesso

 25 giugno '22 - sabato                                  25th June / Saturday                             visione post - 3

Ci sono momenti e tempi storici come questo, in cui bisogna fermarsi, riflettere, capire o
cercare di capire per continuare ad andare avanti, senza guardare e guardarsi indietro  in
troppa continuazione. Si sa però che, come sempre, le conseguenze di quello che è andato
storto, o anche andato bene (nel passato), sia in politica, economia e anche nelle nostre vi-
te private arrivano dopo e anche molto tempo dopo. Questo riguarda ancor di più la Storia
dell'uomo e dell'umanità in generale. E in questo contesto ha grande importanza il concetto
di Spazio-tempo poichè siamo tutti noi umani, rispetto al mondo animale e vegetale, coin-
volti in modo consapevole e critico e conflittuale in quel grande Spazio-tempo della nostra
vita durante il quale affrontiamo cambiamenti personali e storici che ci spaventano in quan-
to non abbiamo la possibilità di controllarli, vedi le pandemie e le guerre nelle quali siamo
attualmente tutti coinvolti in modo più o meno attivo, e soprattutto in modo appunto incon-
trollato e incontrollabile.  Ne avevamo avuto un anticipo con il crollo delle Torri Gemelle 
e il terrorismo dei Talebani e poi dell'ISIS. Ma adesso con pandemia, crisi climatica al suo 
quasi apice e guerra quasi globale il cerchio si sta chiudendo, sperando sempre non del tutto...
luciano finesso -

(da l'Espresso - 6 marzo 2022 / La parola . Spazio-Tempo / Wlodex Goldkorn)

spazio - tempo
Capita che sguardi e percezioni del tempo e quindi dello spazio, differenti fra di loro, si
manifestino contemporaneamente e entrino in un violento conflitto. C'è il tempo dell'inizio 
del Terzo Millennio che anticipa il post umano, e soprattutto con le connessioni virtuali 
abolisce lo spazio.  Con due clic sulla tastiera del computer o dello smartphone possiamo
partecipare, contemporaneamente, a una riunione a Melbourne, co prare azioni alla Borsa
di Tokyo, seguire la tv di Mosca, come se fossimo ubiqui.  E' il tempo che chiamiamo oc-
cidentale (cui aspirano pure i migranti in guga dalla guerra e dalla fame).
Abbiamo detto Mosca. Il tempo di Vladimir Putin è invece quello della seconda metà del-
l'Ottocento. Un Impero russo diffidente nei confronti della modernità occidentale. Una mo-
dernità di cui lo zar è disposto ad accoglieere gli aspetti tecnici ma non lo spirito libertino,
contraddittorio, carico di incertezze legate alla curiosità e inventiva degli umani.
E' un Impero ossessionato dal controllo dello spazio limitrofo, convinto che dall'oltre frontiera
possa venire solo una minaccia all'esistenza dello stesso Paese e quindi il tempo va fermato per
controllare lo spazio.
Infine, c'è il tempo dell'Ucraina. E' il tempo dei primi due dcenni del Novecento dell'Europa
centrale e dell'Est, Turchia compresa. Costruzione della Nazione da parte dei popoli che face-
vano parte degli imperi disfatti. Una lingua quindi che unifichi e uniformi gli abitanti là dove
di idiomi ne convivevano due o tre, Una sola identità, là dove le identità erano plurime e fluide.
La guerra in corso ha riportato il passato dentro il nostro presente. Anche per questo fa paura.
(Wlodek Goldkorn)

mercoledì 1 giugno 2022

Riflessioni - Quando finirà la guerra

 1 giugno 2022 - martedì                                  1st June / Tuesday                                visione post - 4

(da la Repubblica - 3 aprile '22 / l'Amaca / di Michele Serra)

Quando finirà
la guerra
A leggere le lenzuolate di numeri (miliardi e miliardi di euro)  sotto la voce "spese militari 
nel mondo", ci si domanda  come sia possibile  che l'umanità, con tutti i problemi che ha, 
possa spendere una così smisurata montagna di denaro in armamenti. A sciogliere l'enigma
può aiutarci questa considerazione. Laddove qualcuno spende, cìè qualcuno che incassa.
E dunque la dicitura "spese militari" è parecchio fuorviante.  Se li chiamassimo "guadagni
militari", oppure, facendo una media del dare e dell'avere, economia militare", comincerem-
mo a capire meglio perchè, ogni anno, circa duemila miliardi di euro vengono stanziati dai
governi per comperare armamenti. Mica finiscono nel nulla. Fanno la fortuna di molte aziende
(con il vasto indotto dei commercianti e dei mediatori), incrementano bilanci, ingrassano azio-
nisti e investitori (anche investitori inconsapevoli, che non conoscono nel dettaglio la destina-
zione dei loro risparmi), e addirittura tornano in parte, sotto forma di tasse, agli Stati che acqui-
stano gli armamenti. Per non dire del ritorno economico degli Stati nel caso che le aziende che
producono armi siano statali o parastatali.
Nulla si crea, nulla si distrugge (a parte le città bombardate e i campi bruciati). La sbalorditiva
circolazione di quattrini attorno alla guerra - o alla difesa , se amate gli eufemismi - ha una sua
ricaduta molto vitale sull'economia mondiale. -  In termini economici non è uno spreco, e anzi  
può essere un ottimo investimento. Non lo dico per fare la morale (a chi, poi?) ma per dare una
forma più leggibile a quanto accade, è accaduto, accadrà. la guerra è (anche) un grande business.
Il giorno che non lo fosse più, la guerra finirebbe.

Lucianone